Paolo Vitali & Sonja Brambati
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Madagascar
Bike Sept/Oct 2009
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Sabato 12 Settembre 2009.
La nostra prima volta in Africa: il Madagascar. Ci sembra una destinazione soft per cominciare, ma scopriremo di non aver messo in conto su alcuni “dettagli”. Tanto per cominciare dall’inizio di quest’anno (2009) il paese e’ senza un governo riconosciuto, marchiato con  “bollo rosso” della farnesina per i viaggi turistici. Gia’ ad Antananarivo dobbiamo evitare di entrare nel centro per alcuni disordini. 
13 Settembre. A Fort Dauphin, dove comincia la nostra avventura, in molti ci sconsigliano di avventurarci da soli con le nostre biciclette per le strade a causa di recenti attacchi di banditi che hanno rapinato passanti, bici e persino auto. Tassativo e’ arrivare prima del buio a qualche villaggio, il rischio di essere attaccati la sera-notte da qualche balordo che approfitta dell’impunita’ dovuta all’instabile governo e’ troppo elevata. Queste vicende condizionano molto la nostra idea iniziale di traversare in indipendenza da est (Fort Dauphin) a ovest (Toliara) la parte piu’ meridionale dell’isola. 
Le strade non sono per lo piu’ neppure degne di tale denominazione:  al di fuori di qualche tratto della Route National non sono che piste molto disastrate e spesso molto sabbiose;  pedalare e’ gia’ molto faticoso, con le borse al seguito l’efficenza e’ ulteriormente ridotta, sicuramente non riusciremo a coprire in giornata alcune lunghe tappe. Decidiamo quindi di allegerirci almeno per il tratto prima e dopo Ambovombe’, dove si sono verificati molti episodi banditeschi, noleggiando un pick-up che ci seguira’, permettendoci di chiudere le tappe con tranquillita’ a qualche villaggio con alloggio. Non abbiamo nulla di fissato e prenotato, possiamo inventare il nostro tragitto di giorno in giorno in base alle nostre sensazioni e gusti. 
14 Settembre. E’ cosi’ che subito a Fort Dauphin spendiamo un paio di giornate che non avevamo in nessun modo immaginato:  la riserva privata di Nahampoana, pur di ridotte dimensioni, ci concede un sorprendente e piacevolissimo contatto con quattro specie di lemuri; e la penisola di Lokaro una sensazione di isolamento nel bel mezzo dall’oceano che non troveremo piu’ cosi’ intensa nell’intero viaggio. 
Clicca per ingrandire l'immagine15/16 Settembre. Sulla pista per Lokaro il villagio di Evatra ci catapulta in Africa.... ci arriviamo sotto il solleone, dalle baracche di legno e paglia la gente si raduna incuriosita intorno a noi, evidentemente non abituati a vedere transitare sparuti pellegrini in bicicletta! Un ragazzo si arrampica lesto su una palma e ci offre da bere il succo fresco del cocco. Prima di ripartire contraccambiamo l’accoglienza con una piccola offerta ai bambini e mostrando loro le foto digitali appena scattate, una incredibile novita’ che suscita grande ilarita’ nel villaggio! Ripartiamo in sella alle nostre bici piu’ sereni, contenti di aver portato e goduto allo stesso tempo uno scorcio di felicita’ tra questa gente estremamente semplice. Da Evatra un tratto molto faticoso su sabbia ci costringe spesso a spingere i nostri mezzi e ci spalanca gli occhi su cosa ci aspetta i giorni seguenti!... ma, subito dopo dalle piante uno squarcio ci introoduce alla spiaggia deserta ... sembra di entrare nel famoso film-cartoon Disney! Di fronte alla penisola di Lokaro l’isola omonima sembra dipinta a pastello con le sue palme e le capanne di paglia proprio in riva al mare. Un gruppo di ragazzini sembra attenderci con la loro spartana piroga per traghettarci al villaggio, dove troviamo gli abitanti intenti a spaccare lastre di granito a colpi di martello e scalpello... Tornando alle nostre capanne mi imbatto in un vecchietto (... avra’ la mia eta’?!..) armato di una lunga lancia/scalpello, porta un piccolo fagotto sulla schiena. Incuriosito mi facci mostrare il contenuto: piccole ostriche! Per una modica cifra recupero l’antipasto per la nostra cena di pesce grigliato alla luce della via lattea! 
17 Settembre. La scodata di una balena vicino alla costa ci accompagna mentre da Fort Dauphin ripartiamo  sulle nostre bici stradariche per il Parco Nazionale di Amdohahela. L’asfalto lascia presto spazio a dei crateri dove siamo piu’ veloci con le bici che non i camion. Al fresco del mattino pedalare e’ un vero piacere, molto meno quando una lunga salita ci coglie proprio nel momento piu’ caldo della giornata. La sosta “pranzo” spesso impone grande adattamento allo standard locale, gli sparuti villaggi lungo la strada sono di baracche di fango e paglia, senza acqua corrente ed energia elettrica; gli spartani “hotely” possono offrire riso, pollo, patate dolci, e nella migliore delle ipotesi bibite in bottiglia; nessuno di questi “locali” passerebbe un minimo controllo igienico delle nostre “ASL”. Sfruttiamo le ultime piacevoli ore di luce per la visita al percorso nel parco, dove scopriamo una varieta’ di piante a noi completamente sconosciute, e dulcis in fundo un rinfrescante bagno nell’ampia piscina naturale al bordo della quale ci accampiamo per la notte con tenda e sacco a pelo, qui nel parco “non dovrebbero” esserci pericoli di attacchi! A Fort Dauphin avevamo visto poche facce di turisti, ma qui siamo assolutamente soli, immersi in questa foresta spinosa incredibile! 
18 Settembre. Il mattino seguente otto chilometri di pista ci riconducono alla Route National, dove ci attende il Pick-up che ci seguira’ nei giorni successivi. Pedaliamo ancora fino a mezzogiorno, poi saltiamo il soffocante intervallo tra le 12 e le 15 oltrepassando a bordo del mezzo la zona ritenuta piu’ rischiosa dai locali, a cavallo di Ambovombe’, inoltre nell’utlimo tratto termina completamente l’asfalto e incontriamo molta sabbia. 
Il miglior Hotel della cittadina di Tsiombe e’ una vera bettola, il 90% della gente che conosco non riuscirebbe neppure a coricarsi, ma alle luci del tramonto, dopo qalche bella foto al colorato mercato ai bordi di un viale di Baobab, tutto ci sembra piu’ accettabile, e l’ottimo piatto di Misao (fondamentalmente spaghetti con sugo di verdure e carne) e la tenerissima bistecca di zebu’ contribuiscono all’ambientamento! 
Clicca per ingrandire l'immagine19 Settembre. Da Tsiombe il Pick-up ci permette di abbandonare la Route National, che prosegue piu’ noiosa nell’arido interno, per puntare verso la costa; qualche chilometro sabbioso poi la pista diventa pedalabile fino a Lavanono. All’uscita di Tsiombe rimaniamo basiti di fronte alla folla di gente che sfrutta poche sporche polle d’acqua del letto di un fiume in secca per lavare, abbeverare le bestie, e a poca distanza, raccogliere l’acqua “potabile” in grosse taniche da trasportare alle proprie capanne! Durante tutta la giornata non incrociamo altri mezzi se non piccoli carretti trainati da zebu’, che trasportano botti d’acqua dai pozzi al villaggio, e questa diventa una costante per tutte le giornate successive di viaggio fuori dalla Route National, dove comunque al massimo si rischia di incrociare qualche affollatissimo taxi-brusse o camion-brusse! Lavanono dovrebbe essere un paradiso dei surfisti, ma quando ci arriviamo non vi e’ nessun turista ne surfista, il luogo acquista cosi’ un fascino desolato particolare che sa di “far-west”!... non esiste una cittadina, solo qualche capanna e bungalow di paglia qua e la tra le dune di sabbia. Il bungalow dove ci istalliamo per la notte e’ un inno alla semplicita’: quattro lati ed un tetto di paglia, fondo misto sabbia/cemento, una porticina sgangherata senza serratura alcuna, un letto ed un tavolino entrambi di bamboo, ma il tutto decentemente pulito e rigorosamente a bordo mare! Quando rientrano le minuscole piroghe dei pescatori scopriamo che per cena potremo godere di pesce alla brace, il classico Margherita, e c’e pure della birra fresca!... non manca proprio nulla... Varrebbe veramente la pena fermarsi almeno un’altra intera giornata in questo desolato paradiso della tranquillita’, ma una giornata di  Pick-up ci costa parecchio, e dobbiamo mollarlo al piu’ presto. 
20 Settembre. La pista per Beloha si fa ulteriormente sabbiosa e faticosa, usciamo lateralmente dalla pista nel tentativo di evitare un po’ di sabbia, ma ci rendiamo presto conto che e’ cosa assolutamente da evitare: 4 forature in due ore! Il terreno e’ molto spinoso e ricco di cactus che i pastori tagliano e bruciano per dare in pasto agli zebu’, lasciando spine ovunque! Per chiudere la tappa alla lontana Ampanihy ringraziamo il cielo di avere il Pick-up: la pista nel deserto di terra rossa e’ disseminata di piante spinose e Baobab, affascinante ma estenuante! Ogni tanto compare nel nulla un improbabile villaggio di capanne, polvere sabbia e niente acqua ... e ogni volta ci rimane nel cuore una strana desolante sensazione! 
21 Settembre. Da Ampanihy ad Ejeda finalmente una sterrata (che e’ poi la Route National) definibile tale, e ad Ejeda un Hotely “straordinariamente” pulito ci serve un insospettato quanto squisito piatto di calamari in salsa di pomodoro che non riusciremo piu’ a trovare cosi’ squisito per tutto il resto del viaggio! Sarebbe stata una giornata perfetta se il nostro autista non avesse imboccato la pista sbagliata per Itampolo: invece di altri 85 km ne percorriamo 110, e di questi il tratto centrale mette a dura prova il nostro mezzo 4x4 e le nostre ossa! Su tutto il tragitto non incontriamo naturalmente nessun mezzo; il giorno successivo quando foriamo una gomma del Pick-up ( l’unica di scorta non sembra in ottime condizioni, ci immaginiamo dispersi su quell’arido altopiano nella vana attesa del primo carretto di zebu’! Anche dove il terreno si fa particolarmente arido e sassoso sull’altopiano, appena compare un minimo di vegetazione ci fermiamo e dal nulla in mezzo ai baobab spunta uno pseudo stregone coperto da un semplice telo rosso, armato dell’immancabile lancia, seguito dagli uomini del villaggio che vengono ad ammirare questi strani soggetti di passaggio! Sembra una scena tratta da un documentario, semplice ed intensa, che come si e’ materializzata si dissolve nella calura e polvere alla nostra partenza, ma rimarra’ per sempre fissata nella nostra memoria! Itampolo e’ un villaggio di pescatori di aragoste, spiagge bianche e mare blu, qualche bungalow affacciato sulla spiaggia, due turisti oltre a noi. Unico neo, ciclisticamente parlando, i 100 km di pura sabbia che seguono, dove anche il nostro mezzo 4x4 con ridotte inserite a tratti fatica ad uscire, che rendono questo percorso inagibile se non con un mezzo d’appoggio.
Clicca per ingrandire l'immagine22 Settembre. A Beheloka molliamo il nostro Pick-up, e per evitare gli ultimi 35 km di sabbia proviamo una nuova esperienza: la piroga a vela. Il forte vento ci spinge velocemente ad Anakao mantenendoci costantemente all’interno della barriera corallina, e qui finalmente ci prendiamo due giorni completi di relax alle vicine isolette. Le piroghe dei pescatori malgasci sono molto spartane ma efficienti. Il corpo e’ ricavato  da un pezzo unico del tronco di un albero molto tenero, due bracci e un bilanciere sporgono sul lato destro, all’occorrenza un palo viene issato centralmente per utilizzare  una rudimentale vela realizzata con alcuni sacchi per il riso cuciti insieme . La vela ed il palo di traverso vengono abilmente spostati da un lato all’altro per meglio sfruttare la direzione del vento con tre spezzoni di corda, ed una delle due pale in dotazione viene manovrata a poppa come timone. 
23 Settembre. Anakao e’ una spiaggia molto turistica e solitamente frequentata, ma anche qui quest’anno di turisti ne sono arrivati ben pochi. Qui’ incontriamo gli unici due ragazzi italiani della nostra vacanza: due giovani medici milanesi in vacanza dopo due anni di lavoro in Mozambico. 
La carenza di turisti spinge i malgasci ad ingegnarsi per ottenere il massimo dai pochi che arrivano: i pescatori si offrono di cucinare per noi pesce e aragoste nelle loro baracche, un’altra esperienza sicuramente da provare, se non siete troppo schifiltosi e volete un contatto vivo e diretto con la realta’ locale!
24/25 Settembre. Dopo tanto viaggiare un paio di giornate di completo relax ci voglioni proprio: il bungalow sulla spiaggia e’ molto carino, e le due vicine isole di Nosy Ve e Nosy Satrana sono perfette per due brevi gite con le folcloristiche piroghe. Ci saremmo aspettati qualcosa di piu’ dallo snorkelling, ma l’acqua turchese e le spiagge bianche deserte compensano! Il luogo perde solo un po’ di poesia al ritorno, sulle spiagge davanti alle baracche del villaggio di Anakao ... qui non esistono acquedotti ne tantomeno reti fognarie, il bagnasciuga in riva al mare e’ la soluzione perfetta ai bisogni ... tassativo mai distrarsi lungo il cammino! 
26 Settembre. Ripartiamo da Anakao nuovamente con la bici a pieno carico, all’inizio  confortati da una pista dura, che si tramuta pero’ presto nella solita terribile sabbia. Dobbiamo spingere fino a Soalara, 12 lunghissimi chilometri, qui riusciamo a caricare di nuovo le bici su una piroga che ci traghetta fino alla baia di Saint Agustine, un ameno villaggio di pescatori dove troviamo una baracca di paglia direttamente sulla sabbia, e un pasto a base di pesce inversamente proporzionale alla spartanita’ dell’alloggio! Prima del solito tramonto infuocato riusciamo anche a fare un’escursione con piroga a remi su un torrente, che dalla spiaggia risale incredibilmente nell’interno diventando sempre piu’ cristallino, per terminare in una paradisiaca pozza sorgiva! 
Clicca per ingrandire l'immagine27 Settembre. Di nuovo le storie degli attacchi ai viaggiatori sulla strada! Questa volta a mio avviso si tratta solo di fantasie per invitarci a spendere un altro giorno nella loro baracca, aspettando il primo Taxi-Brusse del lunedi’... ma i miei compagni di viaggio si fanno un poco impressionare, cosi’ per non ritardare troppo sulla tabella di marcia, e non senza difficolta’, riesco ad assoldare dei giovani pescatori sulla spiaggia per un passaggio in piroga fino a Toliara! Il vento e’ completamente calato, siamo in piena bonaccia! Dopo tre d’ore a pagaiare in direzione mare aperto comincio a preoccuparmi un po’... avranno capito bene la nostra destinazione i giovani pescatori?!... o ci stanno portando su qualche remota isola? Ma finalmente una leggera brezza ci viene in aiuto e con un altro paio d’ore raggiungiamo finalmente il porto di Toliara. Dopo Saint Agustine, Anakao, Beheloka, Itampolo e Lavanono, l’impatto con la citta’ e’ molto “odoroso”!... ma poi il centro si rivela meglio, e nel bungalow per la prima volta da due settimane abbiamo una doccia al posto del “secchio”, e c’e’ pure l’acqua calda! 
28 Settembre. Ancora una volta le distanze chilometriche ci ingannano: da Toliara ad Ifaty dovevano essere solo 22 km, ma Ifaty e’ un concetto astratto, piccoli villaggi distanziati con alcuni nuclei di bungalow (alcuni veramente eccessivamente costosi!) qua e la. Prima di trovare una sistemazione arriviamo ad aver percorso sotto il solleone una quarantina di faticosi chilometri con tanta sabbia! Ma alla fine la fatica é perfettamente ripagata: troviamo una serie di piccoli bungalow isolati, con terrazza a mare, e come al solito siamo quasi soli: incontriamo incredibilmente un ragazzo italiano che viaggia solo in bicicletta, la coincidenza! 
29 Settembre. Siamo veramente dispiaciuti di non poterci fermare un paio di giorni, ma e’ vero che lo stesso valeva per quasi tutte le localita’ visitate sulla costa! Tre settimane sembrano tante, ma sono poche per spostarsi in bici ... e l’isola e’ veramente grande! Questa volta partiamo la mattina presto per pedalare un po’ piu’ al fresco, e sfruttando qualche traccia in piu’ sul bagnasciuga anziche’ sulla strada sabbiosa il ritorno a Toliara e’ veramente piacevole. Abbiamo ancora quattro giorni a disposizione, e anziche’ prendere un aereo per Tana preferiamo ingaggiare un pick-up che ci accompagnera’ sulla strada, in modo da poter alternare un po’ di bicicletta al mattino e 4 ruote al pomeriggio, avanzando cosi’ anche il tempo per visitare alcuni parchi nazionali. 
30 Settembre. Pedalare sul liscio asfalto della Route National 7 non ci sembra vero,  una settantina di chilometri scorrono veloci sotto le nostre ruote prima di fermarci per un lauto pranzo a base di capra e zebu’. Quando la temperatura raggiunge ormai i 40 gradi e’ un piacere scendere di sella e approfittare del nostro mezzo per raggiungere Ranohira e il parco de l’ Isalo
1 Ottobre. Spendiamo la mattinata a camminare nel parco, un altopiano arido dove l’attrattiva maggiore sono delle incredibili gole con cristallina e fresca acqua sorgiva, delle vere e proprie oasi! Non c’e’ piu’ tempo per pedalare, cosi’ raggiungiamo sul mezzo Fianaratsoa, nel mezzo dell’altopiano centrale. Il paesaggio e’ radicalmente cambiato, a 1500 m di quota l’aria e’ piu’ fresca, e la vegetazione piu’ rigogliosa; in lontananza scorgiamo le moli granitiche del gruppo dell’Andringitra e Tsaranoro, dove nell’ormai lontano 2001 avevamo in programma un viaggio alpinisitico sfumato all’ultimo nel fatidico 11 Settembre 2001! 
2 Ottobre. Ancora una tranquilla pedalata su asfalto e poi ci trasferiamo con il pick-up al parco di Ranomafana. In pochi chilometri siamo passati dall’atopiano desertico alla foresta pluviale! Nell’arco di poche ore avvistiamo quattro diversi tipi di lemuri, uccelli di razze sconosciute, gamberi di acqua dolce ... un altro luogo dove varrebbbe la pena fermarsi per un trek di qualche giorno!... un vero peccato dover tornare a lavorare! Invece ci rimane solo il tempo per trasferirci per il pernottamento ad Ambositra, in modo di accorciare l’ultima tappa alla capitale. 
3 Ottobre. Ha piovuto la notte, la mattina e’ particolarmente fresca, per la prima volta pedaliamo con tanto di felpa! Dopo tanto caldo e panorama desertico questo altopiano ci sembra formidabile: verde e collinare, con piante ad alto fusto, campi coltivati a riso ovunque, e formazioni granitiche di ogni forma e dimensione riempiono il paesaggio. Dopo una settantina di chilometri e’ un peccato dover smettere di pedalare, ma dobbiamo raggiungere Tana in tempo utile. Passiamo Antsirabe, che ci sembra meno caotica delle altre cittadine, o siamo noi che ci siamo ormai completamente ambientati?!... ma poi l’impatto con la capitale e’ forte: il traffico ci sembra insopportabile! 
4 Ottobre. La stanza d’albergo che all’andata ci era sembrata spartana ora e’ una reggia, come cambiano le cose in tre sole settimane! 
Recuperiamo gli scatoloni e imballiamo le nostri bici, ci rimane il tempo per girovagare per la citta’. E’ domenica, i negozi sono chiusi, le chiese affolate per le funzioni religiose, in realta’ non ci sembra un gran meta turistica dove spendere molto tempo, abbiamo speso bene il nostro tempo pedalando per le sterrate seppur faticose!   Paolo Vitali
Informazioni generali
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Quando
Agosto e Settembre forse i mesi migliori per un viaggio in Mountain Bike. 
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Viaggio aereo
Air France ed altre compagnie di bandiera Francese volano sulla capitale; Air Madagascar copre egregiamente tutte le tratte interne, circa 150$ ogni tratta, con grande flessibilita’ di prenotazione e variazione.
Visto
Si fa direttamente all’arrivo in aeroporto, dal 2009 gratuito.
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Alloggi
Al di fuori dei pochi rinomati “paradisi” turistici, per viaggiare occorre grande spirito di adattamento! In alcune citta’ dell’interno le camere del miglior albergo disponibile spesso sono al limite dell’accettabile ... Per non parlare degli sparuti villaggi! Sulla costa invece i bungalow anche spartani di bamboo sono in genere puliti ed accoglienti.
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Tenda
Per via dei disordini politici nel 2009 era altamente sconsigliabile campeggiare se non nei limiti dei parchi nazionali, e all’interno di qualche villaggio. Sicuramente e’ sempre consigliabile programmare le tappe per arrivare ad alloggiare o campeggiare nei pressi di una citta’ o villaggio. 
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Appoggio
Solo nelle citta’ piu’ grosse e’ possibile trovare un Pick-up con autista che vi possa seguire. Il costo e’ parecchio elevato comparato al tenore locale, ma puo’ rendere un grande servizio!
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Strade
Nel sud dell’isola sono veramente disastrate! Al di fuori della RN che collega Toliara alla capitale, non vi e’ quasi nulla di asfaltato, spesso la RN stessa non e’ altro che una approssimativa pista sterrata malmessa. Ma questo e’ perfetto per pedalare in MTB, un po’ meno per viaggiare su 4 ruote... i problemi cominciano quando le piste si riempiono di sabbia, cosa che accade molto spesso, specie lungo lal costa, ma non solo!
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Bici
Portate le vostre imballate nei cartoni, con pezzi di ricambio indispensabili, camere d’aria e pezzuoline per la riparazione. 
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Percorso
Noi abbiamo scelto la traversata est-ovest nella parte meridionale dell’isola, ma vi sono tantissime possibilita’. Al nord, sulla costa orientale, e sull’altpopiano centrale e’ possibile trovare la RN asfaltata e in condizioni migliori che non al sud.
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Abbigliamento
Veramente essenziale, specialmente se programmate tappe in completa autonomia, quando tutto cio’ che avete dovra’ trovare posto nelle sacche della bici! Al di fuori degli ultimi giorni sull’altopiano centrale le temperatura e’ sempre stata molto elevata, quindi indumenti da bici e un ricambio serale leggero.
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Malattie
Nessuna vacinazione obbligatoria, noi abbiamo fatto la profilassi antimalarica,  comunque quasi sempre i letti anche delle piu’ spartane bettole hanno la zanzariera.
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Cibo
Sulla costa e nelle localita’ piu’ turistiche si puo’ mangiare molto bene, pesce zebu’ riso e verdure gli ingredienti principali. Nei villaggi dovrete adattarvi a del riso con qualche pezzetto di pollo, patate dolci e poco altro.
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Moneta
Da qualche anno l’Ariary: la banconota piu’ grande da 10.000 Ariary valeva nel 2009 circa 3,5 Euro.
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GPS
Noi abbiamo usato un GARMIN EDGE705 e 60CSx. Sulla cartografia WORLD MAP di GARMIN sono riportate con una certa approssimazione tutte le strade nazionali e molte secondarie; molto utile quindi se si viaggia in indipendenza. Su web si trova anche della cartografia free che riporta quasi tutte le piste ed i villagi. 
Se avete un furgone di appoggio con autista sarą lui a darvi le indicazioni, ma sulle piste all’interno qualche volta puo’ comunque tornare utile!
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Fotografie
Portatevi tutto l’indispensabile da casa!... nei villaggi se siete fortunati potrete trovare al massimo qualche batteria stilo da 1,5V.
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By Paolo & Sonja con Gianni Corti


Mappa generale d’inquadramento
Altimetria e mappe ricavate da MapSource® WorldMap® rappresentano la traccia GPS rilevata usando Garmin® GPSMA60CSx / EDGE705
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