Biking
through Mongolian golden autumn
Prologo.L’anno
scorso parlando di ferie e paesi da visitare con un amico appassionato
come noi di viaggi alternativi emerse l’idea di una
traversata nel
paese di Gengis Khan: la Mongolia! Da quel giorno Paolo entusiasta ha
cominciato
a cercare informazioni e reperire materiale per organizzare questa
nostra
prima vacanza lunga by bike. Ha così trovato ad
Ulaanbaatar,
capitale del paese, un contatto col quale ha pianificato il nostro giro
su due ruote. Non è stato poi così semplice; loro non avevano
mai organizzato viaggi in Mountain Bike mentre noi non conoscevamo
affatto
il tipo di percorso …. Ci siamo fidati ed il risultato è stato un
viaggio “strepitoso” sotto tutti i punti di vista. Prima di tutto i
nostri
compagni d’avventura: Amos, Elide e Sergio “Barba-Lama”. Tre personaggi
molto diversi tra loro ma decisamente deliziosi, caparbi e
capaci
di adattarsi ad ogni situazione. La Mongolia poi con i suoi vasti
spazi,
le praterie sconfinate, le grandi greggi, i cavalieri nomadi e le
leggende
evocative dell’orda mongola ci ha letteralmente ammaliati. Nonostante
avessimo
letto racconti di viaggi ed usanze di questo paese siamo
rimasti
colpiti dall’ospitalità degli abitanti della Mongolia e la loro
cultura nomade. Il nostro è stato decisamente un itinerario insolito
e non convenzionale, all’insegna del fascino e dell’avventura. Insolito
specialmente per la popolazione locale, per niente abituata a vedere
turisti
occidentali in bicicletta! Incuriositi, al nostro passaggio ci
salutavano
cordialmente e spesso ci invitavano nelle loro gher (tende circolari di
feltro) per un bicchiere di yogurt, del formaggio o solamente per
chiacchierare.
Fortunatamente Batbileg, la nostra guida, ci faceva da traduttore
simultaneo;
l’idioma mongolo non è per nulla comprensibile. Abbiamo così
cavalcato i nostro velocipedi dall’Hovsgol Lake, un magnifico lago
immerso
nella taiga siberiana, a ritroso fino a raggiungere Ulaanbaatar. In
tutto
circa mille chilometri in sella, con delle brevi ma deliziose varianti
a cavallo e cammello, e qualche raccordo in 4x4. Provare per credere.
Prima
di partire Elide ed io eravamo sì entusiaste all’idea del viaggio
ma abbastanza preoccupate dei terribili cani mongoli, spesso portatori
di rabbia (almeno così descritto in tutte le guide turistiche).
Niente di tutto ciò, a parte qualche rarissima eccezione erano miti
come i miei criceti! Anche il tempo poi è stato con noi
clemente
offrendoci giornate miti e soleggiate e tramonti spaziali. Le tante
foto
scattate ne sono la dimostrazione. Sonja
B.
Da
Hovsgol Lake a Ulaanbaatar by
Paolo V.
Domenica
10/09 - Day 1
Ulaanbaatar
Dopo
tanti viaggi il trasferimento aereo è ormai solo una scocciatura,
ma finalmente il temuto Tupolev della AEROFLOT ci deposita sulla pista
della capitale mongola. Non sappiamo bene cosa aspettarci da questa
terra!?
La città è un po’ sgangherata rispetto agli standard europei,
ma noi stiamo cercando il paese dei nomadi e dei grandi spazi, quindi
ci
appare fin troppo moderna e popolata! Il volo interno verso nord è
domani pomeriggio, quindi abbiamo due mezze giornate per visitare le
principali
attrazioni della città: la piazza Sukhbaatar, il museo di Choijin
Lama, il monastero Gandantegchinlen Khiid (il più grande della
Mongolia),
le colline ed il monumento di Zaisan,
etc.... Photo-Gallery
Lunedì
11/09 - Day 2
Moron-Hatgal
Nella
cultura mongola non esiste il concetto di coda, è così che
il rudimentale bancone del “Baggage Claim” di Moron ci prende più
tempo del volo stesso sul Foker bimotore. Usciamo dal piccolo aeroporto
dopo le 17, e facciamo finalmente conoscenza con i mezzi che dovremo
“cavalcare”
per queste tre settimane. Con un po’ di disappunto appuriamo che su
cinque
bici non una è ad hoc! Inventandoci meccanici impieghiamo più
di un’ora a sistemare il minimo per poter partire! Siamo preoccupati
all’idea
di dover pedalare 1000 km su questi “cancelli con le ruote”, ma i
colori
di un tramonto strepitoso in quest’ambiente per noi completamente
inedito
ci fanno dimenticare tutto e 22km di sterrato ci scorrono quasi in
estasi!
Passiamo da Uushigiin Uver (Deer Stones), un antico cimitero con le
maestose
“pietre cervo”, pietre tombali; e tra branchi di cammelli e cavalli
allo
stato brado raggiungiamo quasi al buio il primo campo Gher: Hargant. Il
folklore della nostra nuova dimora completa alla perfezione questa
fantastica
giornata.
Martedì
12/09 - Day 3
Hatgal-Hovsgol
Lake
Giornata
di un blu strepitoso. Ancora un po’ di manutenzione ai nostri mezzi, e
poi in sella. La strada sterrata diventa presto un faticoso tratturo
con
fondo sabbioso, non resistiamo a fermarci per continue foto, così
la media di viaggio risultante è bassa! Verso le 13 il nostro cuoco
ci prepara l’enorme Temolo acquistato ieri da dei pescatori,
eccezionale!
Nel pomeriggio passiamo l’Erhel Lake, poi verso le 17 montiamo tutti
sui
furgoni per poter raggiungere l’Hovsgol Lake prima di sera. Il tratto
finale
da Hatgal al Lago è completamente immerso in larici già completamente
ingialliti, sembra un sogno, vorremmo pedalarlo ma è troppo tardi
.... ma avremo modo di rifarci!
Mercoledì
13/09 - Day 4
Hovsgol
Lake
I colori
di un’alba strepitosa ci accolgono sulle rive di questo enorme lago,
una
delle più importanti riserve d’acqua dolce del pianeta. Non sappiamo
da che parte voltarci per scattare fotografie, da una parte i riflessi
del lago e dall’altra le foreste ingiallite di larici siberiani,
sovrastati
da montagne fin quasi 3000 metri di quota. Spendiamo la mattina in una
breve pedalata sul lago in direzione di Hatgal, per far visita ad una
famiglia
di Tsaatan “uomini renna”, che stanno smontando la loro “urtz” (tenda
circolare
identica ad un tepee indiano) per mettersi in viaggio verso il Darkhad,
la loro regione di origine. Siamo affascinati dall’idea che questa
gente
riesca a vivere l’intero inverno ancora più a nord, in queste tende,
con temperature che arrivano tranquillamente a passare i -40°C!! La
giornata ci riserva ancora un giro a cavallo con visita a famiglie
locali
nelle loro Gher, ed infine un breve ma fascinoso giro in canoa in una
rientranza
del lago con le luci del tramonto.
Giovedì
14/09 - Day 5
Toylogt-Hyasha
Siamo
solo a metà settembre ma la brevissima stagione estiva siberiana
è già al suo termine, la mattina e la sera l’aria è
particolarmente frizzante, il piumino non da fastidio, e nella gher si
accende volentieri la stufetta. Dalla panoramica penisola di Toylogt
percorriamo
15km di sterrata sul lato occidentale del lago, da qui sul lago
continua
solo una sparuta pista, un’altra si inerpica molto ripida sulle pendici
delle montagne della catena Khoridol Saridag Nuruu; seguendo questa
raggiungiamo
a fatica con le bici la cima della montagna Hyasha (2435m). Il panorama
sul lago è fantastico, al suo termine vediamo le cime innevate del
confine con la Russia, e verso l’interno realizziamo il duro
ambiente
della tundra siberiana! Siamo invasi dalla curiosità per
quest’ambiente,
vorremmo poter avere a disposizione tutto il tempo necessario per poter
avventurarci in queste lande sconfinate!..... Imitiamo la nostra guida
Batbileg nel rito sciamanico (una religione a noi sconosciuta che
dubitavamo
di poter ancora incontrare) di compiere tre giri in senso orario
intorno
all'Ovoo di cima, e poi ci concediamo la meritata panoramica discesa.
Venerdì
15/09 - Day 6
Toylogt-Hyasha
Decidiamo
di spendere l’ultimo giorno a nostra disposizione in questo paradiso
percorrendo
il lato occidentale del lago, e rimpiangiamo di non aver abbastanza
tempo
per il giro completo, o per andare a cavallo fino alla regione degli
uomini
renna! La fantasia spazia in questi luoghi senza confini..... A metà
lago incontriamo un uomo che vive solo per accudire un campo gher, ci
offre
il loro the e delle trote appena pescate! Non ci capiamo, ma bastano
pochi
gesti per intendersi e passare insieme pochi indimenticabili momenti!
Sabato
16/09 - Day 7
Toylogt-Moron-BurganPass-Bushi
River
Lasciamo
a malincuore questo luogo incantato! Torniamo fino a Moron sul 4x4 che
ci accompagna e da li ricominciamo a pedalare in direzione del Burgan
Pass.
Il Passo è molto faticoso, ma siamo poi ripagati da una fantastica
discesa con un tramonto infuocato su questo terreno dorato! Il tempo
stringe,
dobbiamo mettere il campo prima del buio, ma non resistiamo al
frequente
invito dei pastori di entrare nelle loro gher e dividere con loro del
the,
panna di yak o yogurt. Questa è la prima notte con le nostre tendine,
consumiamo la cena sotto una luminosissima via lattea. Solo ora forse
capiamo
in parte il valore che per questo popolo ha la religione sciamanica!
Domenica
17/09 - Day 8
Bushi
River - Shine Ider
Prima
mattina nuvolosa, ma qui nessuno sembra preoccuparsi della meteo. E
così
facciamo anche noi, pedalando fino a sera su e giù per queste praterie,
in un festival di “prairy dog” che scappano ovunque ai lati della
strada.
Al primo buio arriviamo sotto un’intensa pioggia oltre lo sparuto
villaggio
di Shine Ider. In un lampo montiamo il campo sotto le travi di un
recinto
per pecore, ma nuovo e quindi dall’odore ancora sopportabile! Ogni
tanto
passa qualche pastore a cavallo, impassibili sotto la pioggia ci
guardano
quasi meravigliati perché cerchiamo di ripararci!
Lunedì
18/09 - Day 9
Shine
Ider - Jargalant
Purtroppo
il mattino piove ancora. Rinunciamo a pedalare, anche se i pastori che
incrociamo impassibili sotto la pioggia con i loro giacconi
(sicuramente
non impermeabili!) ci fanno sentire un po’ dei rammolliti! Peccato
perché
percorriamo un passo con formazioni granitiche molto belle, che
sicuramente
con il bel tempo ci avrebbe regalato fantastici scorci. Solo giunti a
Jargalant
possiamo finalmente montare in sella per “sgranchirci”. Il paese, come
Shine Ider e Moron, ha un aspetto veramente desolato.
Martedì
19/09 - Day 10
Jargalant
- White Lake
La mattina
ci riserva il cielo più blu che ci sia mai capitato! Dopo un passo
a 2340 metri pedaliamo su una bella pista verso il famoso White Lake.
Una
lunga giornata con 100 km! Quando ci fermiamo per il pranzo è un
festival di bambini e pastori che ci fanno visita! Ci offrono crema di
yak, un dolce a noi nuovo! Questi momenti, insieme alla sensazione di
spazio,
saranno certamente il ricordo più intenso del nostro viaggio, e
questo è il motivo per cui vale sicuramente la pena visitare la
Mongolia in bici e non su un mezzo 4x4! Prima di approdare
all’accogliente
campo Gher di Badmaaragg ci fermiamo sul lago e alla vista del vulcano
spento di Khorgo Uul.
Mercoledì
20/09 - Day 11
White
Lake - Chuluut - Camp3
Dalla
tranquilla ansa del fiume di Badmaaragg torniamo sulla via principale,
e per la prima volta pedaliamo l’intera giornata su una pista regolare:
riusciamo a fare 80 km in sella con medie fino ai 20km/h! Una sosta
dovuta
alle belle gole del fiume Chuluut e poi proseguiamo su terreno più
ciclabile. In una delle tante visite ad una gher di pastori proviamo il
tipico leggero liquore derivato dal latte. Ci sforziamo per ricambiare
l’ospitalità, ma è un gusto che non riusciamo ad apprezzare!
Prima del buio installiamo il nostro terzo campo, nel bel mezzo di
mandre
di yak!
Giovedì
21/09 - Day 12
Camp3
- Tsetserleg – Thenher Hot Springs
Il tempo
è di nuovo cambiato, uggioso ma senza pioggia. Il terreno è
inizialmente pianeggiante ed il leggera discesa, nonostante i nostri
mezzi
riusciamo a tenere una media ancora sui 20 km/h; poi riprendono subito
una serie di passi prima e dopo la cittadina di Tsetserleg. Una veloce
visita alla roccia di Taikhar Chuluu, vicino al villaggio di Ikh Tamir,
e a Tsetserleg, per cui nutrivamo qualche aspettativa, ma che si
presenta
più o meno come le altre, senza grosse attrattive. Dopo Tsetserleg
comincia a piovere, e ci risparmiamo l’ultimo passo prima di Thenher
Jiguur,
un villaggio un tempo rinomata stazione termale, ora un po’ fatiscente,
ma con una vasca di acqua termale veramente piacevole!
Venerdì
22/09 - Day 13
Thenher
- Kharakhorin
Promette
pioggia da un momento all’altro, ma decidiamo di partire comunque in
sella!
Senza sole la mattina pedaliamo anche con il piumino! Miracolosamente
non
piove e proseguiamo fino al pomeriggio, nonostante abbiamo parecchia
lieve
discesa siamo sempre controvento e facciamo una gran fatica! Non
possiamo
comunque percorrere in bici tutti i 130 km di questa lunga tappa,
arriviamo
a Kharakhorin in 4x4 co le ultime luci del tramonto, appena in tempo
per
qualche bella foto al famoso monastero di Erdene Zuu Khiid. La sera il
nostro cuoco si esibisce in una ricca grigliata tipica mongolia, a cui
facciamo una gran festa (come sempre!).
Sabato
23/09 - Day 14
Erdene
Zuu Khiid - Camp4
Giornata
di relax: spendiamo la mattinata al monastero Erdene Zuu Khiid, poi il
nostro cuoco si esibisce al campo gher in una ricca tipica
grigliata
mongola a cui rendiamo onore! Il pomeriggio ci attende una breve tappa
“di trasferimento”. Solo circa 25 km e mettiamo il campo nel bel mezzo
della prateria. Al tarmonto il cielo si rasserena progressivamente
regalandoci
sensazioni cromatiche incredibili! Quasi al buio completo passa un
“bimbetto”,
non più di 8 anni, a cavallo, piedi nudi, in cerca di alcuni capi
della mandria!
Domenica
24/09 - Day 15
Camp4
- Mongols Els - Khogno Khan
Notte
ventosa, e al mattino il cielo è di nuovo blu cobalto! Ottobre si
avvicina, e fatichiamo già a mollare il piumino! Per la prima volta
pedaliamo su una strada asfaltata, male e con buche di 30 cm, ma
asfaltata.
Tutto sommato qualche chilometro scorrevole non ci dispiace. Quando
passiamo
dalla zona desertica di Mongols Els, famosa per le sue dune di sabbia,
un pastore ci offre un giro a dorso di cammello. Molto turistico, ma
almeno
per provare questa nuova esperienza! Riprendiamo per una sterrata che
ci
porta con la fantasia diritti al Far West ..... per raggiungere le
montagne
del parco di Khogno Khan, dove alloggiamo di nuovo in confortevoli Gher!
Lunedì
25/09 - Day 16
Khogno
Khan Park - Old Monk Temple - Camp5
Le guglie
granitiche del parco di Khogno Khan staccano completamente dalla
prateria
circostante, creando un microcosmo tutto particolare. Con una breve
camminata
visitiamo le antiche rovine del tempio, e dopo un gustoso pranzo a base
di montone rimontiamo sui nostri mezzi per pedalare in direzione
dell’Hustai
NP. Mettiamo il nostro ultimo campo in tenda in una fantastica
prateria,
con la solita piacevole visita di pastori a cavallo alle ultime calde
luci
del tramonto...
Martedì
26/09 - Day 17
Camp5
- Hustai NP
La Mongolia
ci regala un’altra fantastica giornata tersa per questa che sarà
la tappa in bici più lunga, passiamo i 100 km. Il fondo stradale
migliore di tutto il viaggio, e un pelo di vento a favare però ci
danno una mano. Lo sguardo continua a fissarsi su questo panorama,
ripetitivo
ma ammalliante, e qualche volta bisogna sforzarsi di mantenere
sott’occhio
anche la ruota anteriore ... pena ribaltamenti spiacevoli!
Ancora
una volta il chilometraggi approssimativo dei nostri amici mongoli si
rivela
approssimato in gran difetto, all’ Hustai NP siamo a 160 km.
Mercoledì
27/09 - Day 18
Hustai
NP
Basta
una pedalata di una dozzina di chilometri per incontrare il primo
branco
di cavalli selvaggi Tackhi. Questa razza è famosa per la particolarità
di avere un cromosoma in più, ed è praticamente l'unica rimasta
allo stato brado. Nel pomeriggio rinunciamo alla lunga pedalata, però
in gran parte su asfalto, verso Ulaanbaatar, a favore di una bellissima
cavalcata nelle colline del parco. Assaporiamo appieno le ultime calde
luci del tramonto dalla cima di una collina, domani questo sogno finirà!
Giovedì
28/09 - Day 19
Hustai
NP - Ulambataar
Percorriamo
la parte di sterrato ancora in sella alle nostre due-ruote, poi
raggiunta
la strada asfaltata per Ulaanbaatar montiamo sul 4x4 e con questo
facciamo
rientro alla capitale. Avvicinandoci ci accorgiamo della fitta cappa di
smog sotto cui giace la città, colpevoli le enormi centrali
termoelettriche
nei pressi, che forniscono elettricità e riscaldamento a tutta la
capitale, dove vivono un milione di abitatnti, praticamente un terzo
dell'intera
popolazione mongola! Chiudiamo questo fantastico viaggio con una cena
immancabilmente
a base di carne, e una speranza con i nostri nuovi amici mongoli:
quella
di tornare presto!
Speriamo
che questi nostri appunti possano servire ad altri per vivere
un'esperienza
altrettanto fantastica quanto la nostra.
Buon
viaggio, Paolo
Vitali. |
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Informazioni
generali
Il
gruppo che ha realizzato
questo viaggio era composto da Paolo Vitali, Sonja Brambati, Amos
Locatelli,
Sergio Brambilla, Elide Scaccabarozzi.
Ci
hanno accompagnato:Batbileg,Batnunkh,
Batbold e Tsolmon Baatar.
Agenzie:
pedalare senza
un supporto, con borse, acqua, e senza conoscere quali piste imboccare
è molto difficile e sicuramente bisogna prevedere almeno il doppio
del tempo, facendo affidamento anche sulle famiglie di nomadi per
ospitalità
e qualche rifornimento.
Su
web potrete trovare numerose
agenzie che organizzano viaggi in bici a prezzi simili, fatevi fare
alcuni
preventivi prima di scegliere.
Periodo
consigliato:
Fino a Giugno fa ancora molto freddo ed al nord non manca il ghiaccio.
Luglio ed agosto sono sicuramente i mesi più caldi, ma anche quelli
più piovosi, specie agosto. Settembre sembra essere il periodo migliore
in quanto piove poco e le temperature sono ancora miti. Da ottobre
riprende
il freddo e molte località chiudono.
Quota:
i punti più
alti raggiunti a piedi o in bici sono intorno ai 2400m, per il resto si
pedala tra i 2200 ed i 1300 metri, per lo più sui 1600-1800.
Temperatura:
di notte
e la mattina verso fine settembre si arriva già a zero. Fin mezzo
giorno l’aria è sempre frizzante, poi nel pomeriggio con il sole
si scalda decisamente fin superare ampiamente i 20°C. Appena tramonta
il sole si passa dalla canottiera al piumino. Fra l’estremo nord a
Hovsgol
e la capitale vi sono circa 5°C di differenza.
Visto:
è necessario
il visto turistico valido 30 giorni. Si può richiedere il
modulo che va rispedito compilato con una foto al consolato onorario in
Italia (Torino) scrivendo all’indirizzo (mongolia@consolatodimongolia.it)
o al consolato di Ginevra (mongolie@bluewin.ch
).
Viaggio
aereo: La compagnia
di bandiera mongola MIAT ha dei voli diretti estivi da Milano a
Ulaanbaatar,
ma fino all’ultimo è quasi impossibile avere certezza dei giorni
orari e prenotazioni. Alternativa, volare AEROFLOT via Mosca o Pechino.
Cambio:
In settembre 2006
ad un Euro corrispondevano T1450, Tugrik mongoli. Il costo della vita è
più basso che in Italia.
Bike:
Il terreno si
presta particolarmente per la mountain bike: al di fuori di
Ulaanbaatar,
e le due direttive principali nord-sud ed est-ovest, non esistono
strade
asfaltate. Le strade principali sono sterrate simili alle nostre, ma
tutte
le altre sono spesso solo dei tratturi: due tracce di pneumatico nella
steppa, percorribili solo da robusti 4x4, cavalli o bici.
Portarle
o noleggiarle:
Il limite di 20 kg del bagaglio sui voli internazionali rappresenta un
grosso vincolo per portare le proprie bici! In alcuni voli interni il
limite
di peso è di 15 kg, bagaglio a mano compreso, ma La tassa per il
sovrappeso è bassa (T2000 per kg); non è detto però
che vi imbarchino un bagaglio così ingombrante. Alcune agenzie hanno
bici da noleggiare, ma non aspettatevi la stessa qualità delle vostre
bici in Italia! In Mongolia la bicicletta è pochissimo diffusa,
importate da Korea o Cina, anche se diranno che sono americane!
Materiale:
Anche se appoggiati
ad una agenzia portate qualche strumento per riparazioni di base alle
biciclette.
Forature:
incredibilmente
su cinque persone, abbiamo sofferto una sola foratura in 18 giorni di
bici.
Ma meglio munirsi di camere d’aria e copertoni!

Cartografia:
esiste
una cartografia russa al 500.000, forse reperibile su qualche sito web;
sul luogo (grandi magazzini di stato) si possono trovare alcune carte
turistiche
al 2.000.000 molto vaghe, e la ROAD ATLAS al 1.000.000, che è
sicuramente
la cosa migliore.
Dormire:
La sistemazione
migliore è nelle Gher fisse dei campi, che servono a turisti e
viaggiatori.
Si tratta di campi simili ai nostri campeggi, con bagni e docce comuni,
e solitamente una Gher più grossa che funge da ristorante. Le Gher
dove si dorme hanno un diametro di circa cinque metri, ed ospitano due
o tre letti, una rudimentale stufetta a legna e un mobiletto. Sono
molto
accoglienti e piacevoli.
Tende
proprie: Nelle tappe
più lunghe non sempre si raggiungono questi campi, quindi bisogna
avere con se tendine, sacchi a pelo, e materiale per
cucinarsi.
Elettricità:
220V come da noi, e le prese sono come le nostre vecchie a due poli
senza
terra. Solo i campi Gher più grossi e vicini alle città sono
però collegati alla rete 220; per lo più usano pannelli solari,
e raramente ci sono prese nelle Gher a cui attaccarsi. Per ricaricare
le
proprie batterie può a volte tornare utile un pannellino solare.
Telefono:
al di fuori
della capitale e delle rarissime cittadine non vi è mai segnale.
In queste in vece si può usare il proprio GSM, ma con contratto,
con quelli a ricarica non siamo mai riusciti a chiamare.
Indumenti:
normali
indumenti da bici, con l’aggiunta di una felpa pesante per le giornate
nuvolose, una giacca leggera impermeabile, e indumenti caldi per
mattina
e sera. Sacco a pelo caldo per la notte, tende e materiale da cucina è
generalmente fornito dalla agenzia se ne fate uso, altrimenti
attrezzatevi!
Cibo:
a meno che siate
vegetariani, non vi è nessun problema per l’alimentazione, che è
varia ma a base prevalentemente di carne (manzo, pecora, cavallo, yak).
Qualche verdura, un po’ di pasta, cioccolato, latte, yogurt, pane ...
non
vi mancherà nulla!
Hot
Springs: quando vi
è l’occasione non perdete un bagno caldo nelle terme naturali. Sul
percorso c’è una bella vasca al Campo Gher di Jargalant, ed un
villaggio
un po’ malmesso ma sempre piacevole a Tsengher Jiguur.
GPS:
la cartografia
WORLDMAP della GARMIN
riporta incredibilmente,
anche se con grossa approsimazione, le direttive delle principali
piste.
La guida Lonely Planet riporta invece le coordinate di molte località.
L’insieme delle due cose ci è tornata spesso molto utile per ritrovare
la retta via! Noi abbiamo usato un GARMIN GPSMAP60CSx. Potete
richiederci
via mail il database GARMIN dei nostri due viaggi.
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