Da Ölgiy
(Altai) a Dalanzadgad (Gobi)
Inizio
estate 2006, stiamo arrampicando all'ombra della strapiombante falesia
lecchese del Nibbio, e intanto fantastichiamo con altri
climber/viaggiatori di prossime mete lontane. Cerchiamo di immaginare
il luogo ideale per un viaggio in mountainbike, insolito e fascinoso,
lontano da mete turistiche, grandi spazi e nessuna strada ... ad un
certo punto si nomina la Mongolia! Chi avrebbe mai immaginato che
quello era l'inizio di una bellissima avventura che avrebbe portato a
pedalare quattro volte per tre settimane sugli altipiani Mongoli?
"Il cugino della moglie di un mio amico conosce un Mongolo che ti può
aiutare" .... comincia così la ricerca di informazioni per riuscire ad
organizzare un viaggio non proprio immediato. Inizialmente provo ad
immaginare di viaggiare in autonomia, tendine, sacche sulla bici, acqua
e viveri ... poi trovo un paio di report di due viaggiatori solitari
che in quei territori hanno speso diversi mesi per coprire con grande
fatica un tratto relativamnte breve! In quelle condizioni nelle tre
settimane di ferie riusciremmo a vedere troppo poco della Mongolia; e
allora passo alla soluzione più godereccia, cioè quella di pedalare sì,
ma con un mezzo di appoggio che trasporti tutto il materiale, e possa
organizzare le tende quando non si ragginga un campo ghèr per la
notte. Trovata un'agenzia di Ulaanbaatar per la logistica,
inventiamo anche grazie a loro il primo percorso: dal Lago Hovsgol alla capitale.
Complice anche lo stupendo affiatamento del piccolo gruppetto formatosi
al volo (Sonja ed io, Amos, Sergio Barbalama ed Elide), quel "Golden
Autumn" in sella a dei catenacci affittati in loco rimarrà indelebile
nelle nostre menti folgorate dalla bellezza dei panorami.
Tornati in Italia le foto rinvigoriscono le sensazioni, e anche
sforzandomi non riesco ad immaginare un altro luogo così perfetto per
questo tipo di viaggio. A settembre del 2007 ci ritroviamo così di
nuovo a Ulaanbaatar, da cui questa volta partiamo direttamente in sella
alle bici (di nuovo affittate e di nuovo orrende!) per
pedalare,
sempre supportati dai mezzi, prima
verso est e poi fino a Dalanzadgad nel cuore del Gobi.
Stesso gruppetto con l'aggiunta di Raffaele, collega di lavoro e amico,
che per la prima volta affronta un viaggio del genere; per lui una
piacevole sorpresa globale, per noi una riconferma della bellezza di
questi luoghi selvaggi e della straordinaria gente che riesce a vivere
in condizioni estreme per buona parte dell'anno.
Abbiamo così percorso metà del perimetro Mongolo, e mi balena l'idea di
un ideale anello su tutto il perimetro. Però, a causa di un grave
incidente a Sonja, il viaggio dall'Hovsgol
all'ovest
previsto già per il 2008 salta!
Dovremo attendere fino al 2011 perché si ricomponga il giusto gruppo
per questa avventura, mancano Amos e Raffaele, ma si aggiungono Mario,
Franz, Silvana, e gli Svizzeri Carlo e Lorenza. Questa volta con un
lavoro preventivo riesco a procurare delle biciclette decenti, ci
ritroviamo il 14 settembre di nuovo al lago Hovsgol, ma con la sorpresa
di una tormenta di neve e del termometro che scende a -18° C nelle
prime due notti! Per fortuna il campo ghèr è ben organizzato, e la
legna non manca. Poi la meteo si rimette al "blue sky" tipico
di
settembre; dall'Hovsgol ci spostiamo nella zona dei laghi di
Tsagaannuur, l'area più mozzafiato fra tutte quelle visitate, e poi
verso ovest fino ad Ölgiy, attraversando altipiani passi e montagne;
fra tutti i viaggi questo sicuramente il più bello e vario dal punto di
vista paesaggistico! Candelina sulla torta: arriviamo ad Ölgiy il
giorno dell'inizio del festival delle Aquile (non a caso), e lo
spettacolo ci ripaga del gelo delle prime giornate.
Ora manca "solo" il tratto da Ölgiy a
Dalanzadgad
per chiudere il nostro cerchio ideale, ma il gruppo stenta a formarsi.
Casualmente quattro ciclisti Toscani mi contattano per informazioni,
con loro parte la nuova avventura, ma poi i "vecchi leoni" della
Mongolia non resistono alla tentazione e si aggregano, così che alla
fine ci troviamo ben in quattordici per questa ultima tappa.
Dei quattro viaggi questo tratto, tolti i primi giorni nelle montagne
degli Altai, è quello con i panorami forse un po' più ripetitivi,
poiché si svolge prevalentemente verso la regione del Gobi. Ma anche
qui ogni giorno è una sorpresa, dalle colline alla steppa alle dune, e
ogni campo con le tende è di un fascino strepitoso, sotto un cielo
illuminato dalle stelle cadenti come in Europa ormai non vi è più
memoria!
Ogni giorno adattiamo il programma di massima che avevo fatto alle
condizioni meteo e delle strade, cambiando campi e tragitto; mai
nessuno si lamenta di nulla, la compagnia poi si rivela veramente
azzecata, ottima armonia fra tutti, cosa assolutamente non scontata in
un gruppo così numeroso, con anche persone che non si conoscevano
affatto!
Ora l'anello è chiuso, ma non ho ancora trovato un altro luogo così
magico per un'avventura in mountain-bike! Credo che alternerò qualche
altra meta come gli anni scorsi, magari ancora in Africa, ma la voglia
di ritornare in Mongolia c'è già!
Paolo Vitali
Il viaggio
giorno per giorno
Domenica
28/Lunedi’ 29 Luglio 2013
Milano-Pechino-Ulaanbaatar
Dopo
la brutta esperienza del 2011 fra ALITALIA ed AEROFLOT decidiamo di
provare a viaggiare via Pechino con AIR CHINA, che tra l'alto
quest'anno è anche più economica della compagnia Russa. Il viaggio
scorre senza intoppi questa volta, ma è ancora più lungo, e con
un'interminabile sosta nel pur nuovo ed accogliente aeroporto della
capitale cinese.
Al nostro quarto viaggio in Mongolia, e quindi ottava sosta nella
capitale, non abbiamo più molto da scoprire; rivisitiamo i templi e le
mete più classiche con i nostri nuovi amici, e constatiamo purtroppo
quanto il cemento dei palazzi abbia ormai soffocato ogni cosa,
rimaniamo invece sempre affascinati dallo spettacolo di danza e musica
locale.

Martedi' 30
Luglio
Ulaanbaatar -
Ölgiy
Il volo interno sul Fokker bielica
sorvolando a quota modesta le sconfinate pianure è sempre fascinoso,
non si riesce a distogliere lo sguardo dal finestrino ... si susseguono
laghi dalle più strane tonalità cromatiche, dall'azzuro al verde fino
al rosa ... e già ci immaginiamo a pedalare nel'infinito!
Ad Ölgiy ci attende la pioggia, ma appena smette inforchiamo i nostri
bicicli e ci allontaniamo dalla città per una breve pedalata fra i
colori luci e ombre di un bellissimo tramonto.
Mercoledi’ 31
Luglio
Ölgiy -
Hashaatin davaa
La
prima tappa si rivela molto faticosa, due passi fino a quota 2631m, ma
il panorama è mozzafiato, con gruppi di montagne oltre i 4000m a un
tiro di schioppo. Un paio di guadi e molliamo la pista sterrata per
andare ad accamparci in una infinita vallata che è un invito a pedalare
e camminare.
La sera, nonostante la temperatura fresca, fanno la comparsa le
zanzare, che non avevamo mai incontrato nei nostri precedenti viaggi,
sempre svoltisi nel mese di settembre.

Giovedi’ 1 Agosto
Montagne
Tsambagarav
Il
luogo è talmente bello che merita almeno un giorno di sosta. E sosta è
un modo di dire, perché saliamo a piedi fino ad una cima collinosa di
3150m sopra il campo, proprio di fronte ai 4000m del gruppo dello
Tsambagarav; poi prima di sera ancora il tempo per una pedalatina verso
un altro colle, passiamo laghetti e branchi di cammelli isolati, sembra
un sogno.

Venerdi’ 2 Agosto
Hashaatin davaa
- Hovd
Dall'
Hashaatin davaa una lunga discesa ci fa dimenticare la fatica delle
salite dei giorni scorsi. Il panorama abbandona le montagne innevate
per più ampie vallate delimitate da rilievi più brulli. Ancora dei
passi minori e poi passiamo la cittadina di Hovd fino a raggiungere il
campo ghèr di Mungun Uul.
Sabato 3 Agosto
Hovd - Manhan -
Tsenherin agui
La
strada secondaria che avevo pensato di percorrere nel mio piano
originale ci viene fortemente sconsigliata dai locali per via dei guadi
molto complessi, purtroppo la strada principale è in via di asfaltatura
e quindi un po' monotona. Ci rifacciamo nell'ultimo tratto verso la
grotta di Tsenherin agui, dove però non troviamo le pitture rupestri
che ci aspettavamo ... misteri della Mongolia, ogni giorno è una
sorpresa!

Domenica 4
Agosto
Tsenherin agui
- Manhan - Moron, Zereg sum
Ripercorriamo
la bella pista fino a Manhan, poi riprendiamo la strada in via di
asfaltatura, dove ci sfoghiamo un po' a "trenino", infine risaliamo una
valle secondaria dal sapore far-west, delimitata da pareti di
conglomerato e solcata da un fresco torrente. Il campo con le tende di
fianco al torrente, il fuoco sotto una via lattea accesa come un neon,
persino una torta di buon compleanno preparata dal nostro "cuochino"
con mezzi improvvisati e accompagnata da una bottiglia di vodka ...
cosa vuoi di più dalla vita!....

Lunedi’ 5 Agosto
Moron -
Jargalant, Darvi sum
Visitiamo
una famiglia di pastori nella propria ghèr e poi ci rimettiamo in
sella. Ritorniamo alla strada principale che seguiamo ancora per un
po', ma in questo tratto diventa veramente monotona, e finalmente la
abbandoniamo definitivamente per salire su un altopiano verde, dove
però ci attende un acquazzone incredibile ... per fortuna abbiamo i
mezzi di appoggio! Scendiamo di quota con gli UAZ in un canyon roccioso
apparentemente impraticabile da dei mezzi, e piazziamo finalmente le
nostre tende presse le rovine di un villaggio: forse Jargalant, o
Htsaucyun bulay? Neppure i nostri autisti sanno dirci con esattezza
dove siamo! Si viaggia a spanne su una cartina scala due milioni ... un
centimetro più o meno siamo qui, anche questo fa parte del gioco!
Martedi’ 6 Agosto
Jargalant -
Altai city
Lasciamo
le mura diroccate di questo paese fantasma per una lunga pedata alle
pendici di un gruppo di montagne dal colore rossastro e nero, il fondo
è spesso irregolare, ma nessuno del gruppo si lamenta, tutti sembrano
divertirsi su questa traccia lunare! Sulla bella discesa verso il
deserto di Sharga ci facciamo forse prendere un po' dall'entusiasmo e
molliamo i freni, fin quando Annalisa si impianta! Incredibilmente si
rialza intera, solo un paio di lividi ... tiriamo un sospiro di
sollievo e riprendiamo la discesa! Pedaliamo fin quasi al paese di
Sharga, poi il caldo si fa eccessivo, il nostro cuochino ci attende ai
furgoni e ci rinfresca il capo con un mestolo di acqua fresca, goduria!
Il pomeriggio raggiungiamo Altay City a bordo dei mezzi.
Mercoledi’ 7 Agosto 
Altai city -
Myargan, Biger sum
Ci
aspetta ancora una lunga tappa, quindi scegliamo di approfittare dei
mezzi fino al passo di Jargalantyn davaa a oltre 2800m, per godere poi
della discesa e dei successivi passi minori in direzione di Biger.
Sull'altopiano prima di Biger perdiamo completamente il senso dello
spazio, quelli che sembrano cinque-sei chilometri diventeranno trenta,
ma immersi in mille cromaticità e branchi di cammelli semi selvatici
pedaliamo sensa pensare e la giornata ci scorre senza accorgerci!
Passata Biger saliamo ad una piccola oasi verde di nome Myargan a
mettere il campo in mezzo ad improbabili coltivazioni strappate al
deserto.
Giovedi’ 8 Agosto
Myargan - Tse
Tsen, Bayanundur sum
Da
Myargan riguadagnamo l'altopiano di Shaaharyn hondiy e vi pedaliamo
lungamente su bella pista ad una quota media di 2100-2200m. Passiamo i
villaggi di Chandmanie Bayantsagaan e ci fermiamo nel bel mezzo del
nulla per un campo. Siamo in pieno deserto, un pozzo d'acqua ci
permette di rinfrescarci insieme a dei cammelli, la sensazione di
spazio è qualcosa di indescrivibile!! Il luogo dovrebbe chiamarsi Tse
Tsen, ma i nostri accompagnatori locali non sembrano curarsi di questi
dettagli, la direzione è giusta e prima o poi arriveremo ... stiamo
entrando in sintonia, e sdraiati fuori dalle tendine ci gustiamo un
cielo stellato che da noi ormai è inimmaginabile.

Venerdi’ 9 Agosto 
Tse Tsen -
Bayangovi
Grazie
al fiuto dei nostri autisti, con l'aiuro del GPS, molliamo
completamente la "strada ufficiale" per seguire una pista scorciatoia
tra piccoli rilievi e deserto. Complice anche un po' di vento a favore
riusciamo a percorrere tutti in sella un centinaio di km fino al
successivo campo ghèr di Bayangovi.
Sabato 10 Agosto
Bayangovi
Non
era prevista, ma oggi ci siamo proprio meritati una bella giornata di
riposo! Il campo ghèr è accogliente, la doccia funziona ... un po' di
manutenzione alle biciclette, visitiamo delle rocce con dei graffiti
dall'origine un po' dubbia ... i locali li addebitano ad alieni in
epoca non ben precisata, e la giornata passa spensierata, con una
grigliata mongola per cena a conclusione (chissà che fine avrà fatto il
capretto che abbiamo salvato oggi?!).
Domenica 11 Agosto
Bayangovi -
Gurvan Sayhan, Bayan uul
Tappa
desertica, ormai siamo in pieno Gobi! Pedaliamo tutta la mattina su
fondo buono, un po' di vento a favore ci da pure una mano. Il panorama
alterna ancora dei rilievi all'inizio, per poi lasciare spazio alla
prima sabbia, e in lontananza cominciamo a vedere le dune delle
Hongoryn els. Mettiamo le tende nelle vicinanze di un pozzo in pieno
deserto, ormai ci sembra una condizione normale.
Pescare l'acqua da pochi metri di profondità in pieno deserto sembra
veramente strano, eppure di questi pozzi se ne incontrano diversi sulla
pista; certo che non riusciamo ad immaginare come si possa
vivere
tutto l'anno, o meglio tutta la vita, in questi luoghi e in queste
condizioni!
Lunedi’ 12
Agosto
Gurvan Sayhan -
Julkin Gobi 2
Pedaliamo
ancora il mattino fino ad avvicinarci alle Hongoryn els, l'ambiente è
veramente lunare: una pista appena accennata, arbusti, in lontananza
qualche ghèr isolata, e sullo sfondo le grandi dune che al sole
prendono un colore dorato. Quando poi ci avviciniamo e dobbiamo
attraversare le dune verso i campi ghèr comincia la sabbia e diventa
impossibile pedalare, a tratti anche i mezzi faticano a procedere con
le quattro ruote motrici inserite!
Martedi' 13 Agosto
Julkin Gobi 2 -
Bayan Zag
Il
mattino andiamo a dorso di cammello fino alle dune di Hongoryn, ma i
pastori non si fidano a lasciarci andare liberi, ci mantengono legati
in carrovana, qiundi il divertimento è limitato ... Prima delle dune un
improbabile torrente compare dal nulla, rendendo l'ambiente fresco e
verde, un contrasto impressionante, poi salire sulle dune si rivela
decisamente all'altezza delle aspettative.
Lasciamo Hongoryn con i mezzi nel pomeriggio alla volta di Bayan Zag,
oltre il quale mettiamo le nostre tende per l'ultima notte; passiamo la
sera ancora una volta con il naso all'insù a rimirare via lattea e
stelle cadenti, e ci spiace pensare che le nostre notti mongole stanno
per terminare.
Mercoledi’ 14 Agosto 
Bayan Zag -
Julkin Gobi 1
Dal
nostro campo raggiungiamo facilmente la famosa zona dei ritrovamenti
dei resti di dinosauri, ci eravamo già stati nel 2007, ma è sicuramente
un posto che vale la pena rivedere e ripedalare! Girandogli intorno in
bicicletta troviamo un enorme pietra che ha tutta l'aria di un fossile
di ginocchio di disonauro!
Pedaliamo ancora un po' in direzione del campo di Julkin Gobi 1, ma il
pomeriggio si fa molto caldo, sicuramente il più afoso di tutto il
viaggio, così terminiamo la tappa grazie ai poderosi UAZ.
Giovedi’ 15
Agosto 
Julkin Gobi 1 -
Valle delle Aquile
L'ultima
giornata la spendiamo alla Valle delle Aquile, un canyon roccioso che
taglia a metà la catena montuosa che divide il deseeto del Gobi. Nel
2007 ci avevamo trovato ancora del ghiaccio a inizio Ottobre,
quest'anno non ve n'è più traccia a fine Agosto. Durante la passeggiata
troviamo alcune vipere, numerosi roditori, ed avvistiamo anche uno
stambecco sulle pareti del canyon.
Venerdi' 16
Agosto
Julkin Gobi 1 -
Dalanzadgad - Ulaanbaatar
È
tempo di riporre le bici, da Julkin Gobi 1 andiamo all'aeroporto della
vicina Dalanzadgad, e qui il Fokker ci riporta a Ulaanbaatar. Questa
volta salgo meno contento a bordo del bielica ....
Sabato 17 Agosto
Ulaanbaatar
Chi
ha la propria bici deve imballarla per il volo di rientro, per il resto
qualche acquisto e ancora un poco di turismo. Anche l'ultima giornata
nella capitale vola!
Domenica
18-Lunedi' 19 Agosto
Ulaanbaatar -
Pechino - Milano
Anche
questo viaggio è terminato in un baleno! Chissà se faremo mai ritorno
in Mongolia ora che abbiamo chiuso il "nostro anello" immaginario? Io
spero proprio di sì, mi sforzo di immaginare altri luoghi così perfetti
per una vacanza in bicicletta, ma al momento non ne ho ancora trovati!
Paolo Vitali
|
Informazioni
generali

Il
gruppo di questo viaggio era composto da Paolo
Vitali,
Sonja Brambati, Sergio Brambilla, Elide Scaccabarozzi, Carlo e Lorenza
Spinelli, Ruggero Vaia, Franco Scotti, Nadia Dell'Oca, Fedorino
Salvadori, Daniela Pasquini, Annalisa Monaco, Lorenzo Manfredini,
Silvia Folco.
Supporto: pedalare senza un supporto, con borse, acqua, e
senza
conoscere quali piste imboccare è molto difficile e sicuramente bisogna
prevedere almeno il doppio del tempo, facendo affidamento anche sulle
famiglie di nomadi per ospitalità e qualche rifornimento. Su web
potrete trovare numerose agenzie che organizzano viaggi in bici a
prezzi più o meno simili, fatevi fare alcuni preventivi prima di
scegliere.
Periodo
consigliato: Delle nostre quattro tappe in Mongolia
questa è sicuramente la "più calda", svolgendosi prevalentemente nella
zona del Gobi; di conseguenza settembre potrebbe essere di nuovo il
periodo migliore. Ad ogni modo, per questioni di ferie lavorative, ci
siamo andati in piena estate, Luglio/Agosto! Tolto qualche pomeriggio
un po' caldino, e qualche zanzara in più rispetto agli altri viaggi,
anche l'estate è fattibile. In questo caso è consigliabile pedalare
dalla mattina presto fino all'ora di pranzo.
Quota: il punto più alto raggiunto a piedi è di 3067m nel
gruppo
montagnoso del Tsambagarav; in bici un paio di passi a 2600/2700m, per
il resto si pedala tra i 2000 ed i 1000 metri.
Temperatura: di notte e la mattina presto nella zona
montagnosa dell'ovest temperature frizzanti, serve un buon sacco a
pelo; scendendo verso il Gobi decisamente più mite, fino a molto caldo
nel pomeriggio. In settembre rispetto a Luglio/Agosto la temperatura
cala decisamente e occore avere indumenti più caldi.

Visto:è necessario il visto turistico valido 30 giorni, ma
l'ingresso deve avvenire entro tre mesi dal rilascio. Si può richiedere
il modulo che va rispedito compilato con una foto al consolato di
Mongolia di Milano.
Viaggio
aereo: I voli AEROFLOT via Mosca sono in genere i più
comodi, altrimenti con la Air China via Pechino, a volte meno cari ma
un po' più lunghi.

Cambio: Ad Agosto 2013 ad un Euro corrispondevano
T2200, Tugrik mongoli. Il costo della vita è molto più basso che in
Italia.
Bike: Il terreno si presta particolarmente per la mountain
bike:
al di fuori di Ulaanbaatar e le due direttive principali nord-sud ed
est-ovest, fino a pochi anni fa non esistevano strade asfaltate; ora
alcune strade principali che collegano le più grosse città cominciano
ad essere asfaltate. Per il resto si pedala su sterrate simili alle
nostre mulattiere e spesso su semplici tratturi: due tracce
di
pneumatico nella steppa, percorribili solo da robusti 4x4, cavalli o
bici.
Portarle
o noleggiarle: Sul volo internazionale per portare le
proprie bici si paga un'aggiunta forfait che dipende dalla compagnia
aera. Nei voli interni il limite di peso è di 15 kg, bagaglio a mano
compreso, ma la tassa per il sovrappeso è bassa, circa T3000 per kg.
Alcune agenzie hanno bici da noleggiare, verificate bene la qualità!
Materiale: Anche
se appoggiati da una agenzia portate qualche strumento per riparazioni
di base alle biciclette.
Forature:
molto
rare, il peggior pericolo sono i vetri delle bottiglie rotte di vodka,
ma meglio munirsi di copertoni robusti, camere d'aria autoriparanti e
bande antiforatura tra camera d'aria e copertone.

Cartografia: esiste una cartografia russa al 500.000, forse
reperibile su qualche sito web; sul luogo (grandi magazzini di stato)
si possono trovare alcune carte turistiche al 2.000.000 molto vaghe, e
la ROAD ATLAS al 1.000.000, che è sicuramente la cosa migliore.
Dormire:
La sistemazione migliore è nelle ghèr fisse dei campi, che servono a
turisti e viaggiatori. Si tratta di campi simili ai nostri campeggi,
con bagni e docce comuni, e solitamente una ghèr più grossa che funge
da ristorante. Le ghèr dove si dorme hanno un diametro di circa cinque
metri, ed ospitano due o tre letti, una rudimentale stufetta a legna e
un mobiletto, sono molto accoglienti e piacevoli. Le ghèr kazake sono
più alte e spaziose. Può capitare di essere ospitati in ghèr o case
locali.

Tende
proprie: Nelle
tappe più lunghe non sempre si raggiungono questi campi, quindi bisogna
avere con se tendine, sacchi a pelo, e materiale per cucinare.

Elettricità:
220V come da noi, e le prese sono come le nostre vecchie a due poli
senza terra. Solo i campi ghèr più grossi e vicini alle città sono
collegati alla rete 220V; per lo più usano pannelli solari o
generatori. Raramente ci sono prese nelle ghèr a cui attaccarsi, per
ricaricare le proprie batterie può tornare utile il "ladro" da
applicare alla presa della lampadina, oppure la presa da accendisigari
da usare sui furgoni, o anche un pannellino solare.

Telefono:
al di fuori della capitale si trova ricezione nel raggio di qualche
decina di km dalle cittadine principali, ma negli ultimi anni la rete
si sta estendendo. Per emergenze può convenire avere un satellitare nel
gruppo.

Indumenti: normali
indumenti da bici, con l'aggiunta di una felpa e pile pesante per le
giornate nuvolose, una giacca leggera impermeabile, indumenti caldi per
mattina e sera, sacco a pelo caldo per la notte. Tende e materiale da
cucina sono generalmente forniti dall'agenzia, se ne fate uso,
altrimenti attrezzatevi!

Cibo:
a meno che siate vegetariani, non vi è nessun problema per
l'alimentazione, che è varia ma a base di carne (manzo, pecora,
montone, cavallo, yak). Qualche verdura, un po' di pasta, cioccolato,
latte, yogurt, pane ... non vi mancherà nulla! 
GPS:
su web è possibile trovare mappe gratuite con una definizione
sufficiente per viaggiare. Una di queste è la OSM (Open Street Map),
anche in versione per bicicletta.

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