Paolo Vitali & Sonja Brambati
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MONGOLIA
Ölgiy to Gobi
mountain bike Jul/Aug 2013
PhotoGallery Mappa
foto di P.Vitali, panoramiche di Ruggero Vaia
Round trip of Mongolia in four laps

Da Ölgiy (Altai) a Dalanzadgad (Gobi) 
Inizio estate 2006, stiamo arrampicando all'ombra della strapiombante falesia lecchese del Nibbio, e intanto fantastichiamo con altri climber/viaggiatori di prossime mete lontane. Cerchiamo di immaginare il luogo ideale per un viaggio in mountainbike, insolito e fascinoso, lontano da mete turistiche, grandi spazi e nessuna strada ... ad un certo punto si nomina la Mongolia! Chi avrebbe mai immaginato che quello era l'inizio di una bellissima avventura che avrebbe portato a pedalare quattro volte per tre settimane sugli altipiani Mongoli?
"Il cugino della moglie di un mio amico conosce un Mongolo che ti può aiutare" .... comincia così la ricerca di informazioni per riuscire ad organizzare un viaggio non proprio immediato. Inizialmente provo ad immaginare di viaggiare in autonomia, tendine, sacche sulla bici, acqua e viveri ... poi trovo un paio di report di due viaggiatori solitari che in quei territori hanno speso diversi mesi per coprire con grande fatica un tratto relativamnte breve! In quelle condizioni nelle tre settimane di ferie riusciremmo a vedere troppo poco della Mongolia; e allora passo alla soluzione più godereccia, cioè quella di pedalare sì, ma con un mezzo di appoggio che trasporti tutto il materiale, e possa organizzare le tende quando non si ragginga un campo ghèr per la notte.  Trovata un'agenzia di Ulaanbaatar per la logistica, inventiamo anche grazie a loro il primo percorso: dal Lago Hovsgol alla capitale.
Complice anche lo stupendo affiatamento del piccolo gruppetto formatosi al volo (Sonja ed io, Amos, Sergio Barbalama ed Elide), quel "Golden Autumn" in sella a dei catenacci affittati in loco rimarrà indelebile nelle nostre menti folgorate dalla bellezza dei panorami.
Tornati in Italia le foto rinvigoriscono le sensazioni, e anche sforzandomi non riesco ad immaginare un altro luogo così perfetto per questo tipo di viaggio. A settembre del 2007 ci ritroviamo così di nuovo a Ulaanbaatar, da cui questa volta partiamo direttamente in sella alle bici (di nuovo affittate e di nuovo orrende!)  per pedalare, sempre supportati dai mezzi, prima verso est e poi fino a Dalanzadgad nel cuore del Gobi. Stesso gruppetto con l'aggiunta di Raffaele, collega di lavoro e amico, che per la prima volta affronta un viaggio del genere; per lui una piacevole sorpresa globale, per noi una riconferma della bellezza di questi luoghi selvaggi e della straordinaria gente che riesce a vivere in condizioni estreme per buona parte dell'anno.
Abbiamo così percorso metà del perimetro Mongolo, e mi balena l'idea di un ideale anello su tutto il perimetro. Però, a causa di un grave incidente a Sonja, il viaggio dall'Hovsgol all'ovest previsto già per il 2008 salta!
Dovremo attendere fino al 2011 perché si ricomponga il giusto gruppo per questa avventura, mancano Amos e Raffaele, ma si aggiungono Mario, Franz, Silvana, e gli Svizzeri Carlo e Lorenza. Questa volta con un lavoro preventivo riesco a procurare delle biciclette decenti, ci ritroviamo il 14 settembre di nuovo al lago Hovsgol, ma con la sorpresa di una tormenta di neve e del termometro che scende a -18° C nelle prime due notti! Per fortuna il campo ghèr è ben organizzato, e la legna non manca.  Poi la meteo si rimette al "blue sky" tipico di settembre; dall'Hovsgol ci spostiamo nella zona dei laghi di Tsagaannuur, l'area più mozzafiato fra tutte quelle visitate, e poi verso ovest fino ad Ölgiy, attraversando altipiani passi e montagne; fra tutti i viaggi questo sicuramente il più bello e vario dal punto di vista paesaggistico! Candelina sulla torta: arriviamo ad Ölgiy il giorno dell'inizio del festival delle Aquile (non a caso), e lo spettacolo ci ripaga del gelo delle prime giornate.
Ora manca "solo" il tratto da Ölgiy a Dalanzadgad per chiudere il nostro cerchio ideale, ma il gruppo stenta a formarsi. Casualmente quattro ciclisti Toscani mi contattano per informazioni, con loro parte la nuova avventura, ma poi i "vecchi leoni" della Mongolia non resistono alla tentazione e si aggregano, così che alla fine ci troviamo ben in quattordici per questa ultima tappa.
Dei quattro viaggi questo tratto, tolti i primi giorni nelle montagne degli Altai, è quello con i panorami forse un po' più ripetitivi, poiché si svolge prevalentemente verso la regione del Gobi. Ma anche qui ogni giorno è una sorpresa, dalle colline alla steppa alle dune, e ogni campo con le tende è di un fascino strepitoso, sotto un cielo illuminato dalle stelle cadenti come in Europa ormai non vi è più memoria!
Ogni giorno adattiamo il programma di massima che avevo fatto alle condizioni meteo e delle strade, cambiando campi e tragitto; mai nessuno si lamenta di nulla, la compagnia poi si rivela veramente azzecata, ottima armonia fra tutti, cosa assolutamente non scontata in un gruppo così numeroso, con anche persone che non si conoscevano affatto!
Ora l'anello è chiuso, ma non ho ancora trovato un altro luogo così magico per un'avventura in mountain-bike! Credo che alternerò qualche altra meta come gli anni scorsi, magari ancora in Africa, ma la voglia di ritornare in Mongolia c'è già!
Paolo Vitali

Il viaggio giorno per giorno
Domenica 28/Lunedi’ 29 Luglio 2013  
Milano-Pechino-Ulaanbaatar
Dopo la brutta esperienza del 2011 fra ALITALIA ed AEROFLOT decidiamo di provare a viaggiare via Pechino con AIR CHINA, che tra l'alto quest'anno è anche più economica della compagnia Russa. Il viaggio scorre senza intoppi questa volta, ma è ancora più lungo, e con un'interminabile sosta nel pur nuovo ed accogliente aeroporto della capitale cinese.
Al nostro quarto viaggio in Mongolia, e quindi ottava sosta nella capitale, non abbiamo più molto da scoprire; rivisitiamo i templi e le mete più classiche con i nostri nuovi amici, e constatiamo purtroppo quanto il cemento dei palazzi abbia ormai soffocato ogni cosa, rimaniamo invece sempre affascinati dallo spettacolo di danza e musica locale.


Martedi' 30 Luglio
Ulaanbaatar - Ölgiy 
Il volo interno sul Fokker bielica sorvolando a quota modesta le sconfinate pianure è sempre fascinoso, non si riesce a distogliere lo sguardo dal finestrino ... si susseguono laghi dalle più strane tonalità cromatiche, dall'azzuro al verde fino al rosa ... e già ci immaginiamo a pedalare nel'infinito!
Ad Ölgiy ci attende la pioggia, ma appena smette inforchiamo i nostri bicicli e ci allontaniamo dalla città per una breve pedalata fra i colori luci e ombre di un bellissimo tramonto
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Mercoledi’ 31 Luglio
Ölgiy - Hashaatin davaa 
La prima tappa si rivela molto faticosa, due passi fino a quota 2631m, ma il panorama è mozzafiato, con gruppi di montagne oltre i 4000m a un tiro di schioppo. Un paio di guadi e molliamo la pista sterrata per andare ad accamparci in una infinita vallata che è un invito a pedalare e camminare.
La sera, nonostante la temperatura fresca, fanno la comparsa le zanzare, che non avevamo mai incontrato nei nostri precedenti viaggi, sempre svoltisi nel mese di settembre
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Giovedi’ 1 Agosto

Montagne Tsambagarav 
Il luogo è talmente bello che merita almeno un giorno di sosta. E sosta è un modo di dire, perché saliamo a piedi fino ad una cima collinosa di 3150m sopra il campo, proprio di fronte ai 4000m del gruppo dello Tsambagarav; poi prima di sera ancora il tempo per una pedalatina verso un altro colle, passiamo laghetti e branchi di cammelli isolati, sembra un sogno.

Venerdi’ 2 Agosto

Hashaatin davaa - Hovd
Dall' Hashaatin davaa una lunga discesa ci fa dimenticare la fatica delle salite dei giorni scorsi. Il panorama abbandona le montagne innevate per più ampie vallate delimitate da rilievi più brulli. Ancora dei passi minori e poi passiamo la cittadina di Hovd fino a raggiungere il campo ghèr di Mungun Uul.  
Sabato 3 Agosto
Hovd - Manhan - Tsenherin agui
La strada secondaria che avevo pensato di percorrere nel mio piano originale ci viene fortemente sconsigliata dai locali per via dei guadi molto complessi, purtroppo la strada principale è in via di asfaltatura e quindi un po' monotona. Ci rifacciamo nell'ultimo tratto verso la grotta di Tsenherin agui, dove però non troviamo le pitture rupestri che ci aspettavamo ... misteri della Mongolia, ogni giorno è una sorpresa!

Domenica 4 Agosto
Tsenherin agui - Manhan - Moron, Zereg sum
Ripercorriamo la bella pista fino a Manhan, poi riprendiamo la strada in via di asfaltatura, dove ci sfoghiamo un po' a "trenino", infine risaliamo una valle secondaria dal sapore far-west, delimitata da pareti di conglomerato e solcata da un fresco torrente. Il campo con le tende di fianco al torrente, il fuoco sotto una via lattea accesa come un neon, persino una torta di buon compleanno preparata dal nostro "cuochino" con mezzi improvvisati e accompagnata da una bottiglia di vodka ... cosa vuoi di più dalla vita!....

Lunedi’ 5 Agosto

Moron - Jargalant, Darvi sum
Visitiamo una famiglia di pastori nella propria ghèr e poi ci rimettiamo in sella. Ritorniamo alla strada principale che seguiamo ancora per un po', ma in questo tratto diventa veramente monotona, e finalmente la abbandoniamo definitivamente per salire su un altopiano verde, dove però ci attende un acquazzone incredibile ... per fortuna abbiamo i mezzi di appoggio! Scendiamo di quota con gli UAZ in un canyon roccioso apparentemente impraticabile da dei mezzi, e piazziamo finalmente le nostre tende presse le rovine di un villaggio: forse Jargalant, o Htsaucyun bulay? Neppure i nostri autisti sanno dirci con esattezza dove siamo! Si viaggia a spanne su una cartina scala due milioni ... un centimetro più o meno siamo qui, anche questo fa parte del gioco!
Martedi’ 6 Agosto
Jargalant - Altai city
Lasciamo le mura diroccate di questo paese fantasma per una lunga pedata alle pendici di un gruppo di montagne dal colore rossastro e nero, il fondo è spesso irregolare, ma nessuno del gruppo si lamenta, tutti sembrano divertirsi su questa traccia lunare! Sulla bella discesa verso il deserto di Sharga ci facciamo forse prendere un po' dall'entusiasmo e molliamo i freni, fin quando Annalisa si impianta! Incredibilmente si rialza intera, solo un paio di lividi ... tiriamo un sospiro di sollievo e riprendiamo la discesa! Pedaliamo fin quasi al paese di Sharga, poi il caldo si fa eccessivo, il nostro cuochino ci attende ai furgoni e ci rinfresca il capo con un mestolo di acqua fresca, goduria! Il pomeriggio raggiungiamo Altay City a bordo dei mezzi.
Mercoledi’ 7 Agosto
Altai city - Myargan, Biger sum
Ci aspetta ancora una lunga tappa, quindi scegliamo di approfittare dei mezzi fino al passo di Jargalantyn davaa a oltre 2800m, per godere poi della discesa e dei successivi passi minori in direzione di Biger. Sull'altopiano prima di Biger perdiamo completamente il senso dello spazio, quelli che sembrano cinque-sei chilometri diventeranno trenta, ma immersi in mille cromaticità e branchi di cammelli semi selvatici pedaliamo sensa pensare e la giornata ci scorre senza accorgerci! Passata Biger saliamo ad una piccola oasi verde di nome Myargan a mettere il campo in mezzo ad improbabili coltivazioni strappate al deserto. 
Giovedi’ 8 Agosto
Myargan - Tse Tsen, Bayanundur sum
Da Myargan riguadagnamo l'altopiano di Shaaharyn hondiy e vi pedaliamo lungamente su bella pista ad una quota media di 2100-2200m. Passiamo i villaggi di Chandmanie Bayantsagaan e ci fermiamo nel bel mezzo del nulla per un campo. Siamo in pieno deserto, un pozzo d'acqua ci permette di rinfrescarci insieme a dei cammelli, la sensazione di spazio è qualcosa di indescrivibile!! Il luogo dovrebbe chiamarsi Tse Tsen, ma i nostri accompagnatori locali non sembrano curarsi di questi dettagli, la direzione è giusta e prima o poi arriveremo ... stiamo entrando in sintonia, e sdraiati fuori dalle tendine ci gustiamo un cielo stellato che da noi ormai è inimmaginabile.


Venerdi’ 9 Agosto

Tse Tsen - Bayangovi
Grazie al fiuto dei nostri autisti, con l'aiuro del GPS, molliamo completamente la "strada ufficiale" per seguire una pista scorciatoia tra piccoli rilievi e deserto. Complice anche un po' di vento a favore riusciamo a percorrere tutti in sella un centinaio di km fino al successivo campo ghèr di Bayangovi. 

Sabato 10 Agosto
Bayangovi
Non era prevista, ma oggi ci siamo proprio meritati una bella giornata di riposo! Il campo ghèr è accogliente, la doccia funziona ... un po' di manutenzione alle biciclette, visitiamo delle rocce con dei graffiti dall'origine un po' dubbia ... i locali li addebitano ad alieni in epoca non ben precisata, e la giornata passa spensierata, con una grigliata mongola per cena a conclusione (chissà che fine avrà fatto il capretto che abbiamo salvato oggi?!).
Domenica 11 Agosto
Bayangovi - Gurvan Sayhan, Bayan uul
Tappa desertica, ormai siamo in pieno Gobi! Pedaliamo tutta la mattina su fondo buono, un po' di vento a favore ci da pure una mano. Il panorama alterna ancora dei rilievi all'inizio, per poi lasciare spazio alla prima sabbia, e in lontananza cominciamo a vedere le dune delle Hongoryn els. Mettiamo le tende nelle vicinanze di un pozzo in pieno deserto, ormai ci sembra una condizione normale.
Pescare l'acqua da pochi metri di profondità in pieno deserto sembra veramente strano, eppure di questi pozzi se ne incontrano diversi sulla pista; certo che non  riusciamo ad immaginare come si possa vivere tutto l'anno, o meglio tutta la vita, in questi luoghi e in queste condizioni!  

Lunedi’ 12 Agosto
Gurvan Sayhan - Julkin Gobi 2
Pedaliamo ancora il mattino fino ad avvicinarci alle Hongoryn els, l'ambiente è veramente lunare: una pista appena accennata, arbusti, in lontananza qualche ghèr isolata, e sullo sfondo le grandi dune che al sole prendono un colore dorato. Quando poi ci avviciniamo e dobbiamo attraversare le dune verso i campi ghèr comincia la sabbia e diventa impossibile pedalare, a tratti anche i mezzi faticano a procedere con le quattro ruote motrici inserite!

Martedi' 13 Agosto
Julkin Gobi 2 - Bayan Zag
Il mattino andiamo a dorso di cammello fino alle dune di Hongoryn, ma i pastori non si fidano a lasciarci andare liberi, ci mantengono legati in carrovana, qiundi il divertimento è limitato ... Prima delle dune un improbabile torrente compare dal nulla, rendendo l'ambiente fresco e verde, un contrasto impressionante, poi salire sulle dune si rivela decisamente all'altezza delle aspettative.
Lasciamo Hongoryn con i mezzi nel pomeriggio alla volta di Bayan Zag, oltre il quale mettiamo le nostre tende per l'ultima notte; passiamo la sera ancora una volta con il naso all'insù a rimirare via lattea e stelle cadenti, e ci spiace pensare che le nostre notti mongole stanno per terminare.

Mercoledi’ 14 Agosto
Bayan Zag - Julkin Gobi 1
Dal nostro campo raggiungiamo facilmente la famosa zona dei ritrovamenti dei resti di dinosauri, ci eravamo già stati nel 2007, ma è sicuramente un posto che vale la pena rivedere e ripedalare! Girandogli intorno in bicicletta troviamo un enorme pietra che ha tutta l'aria di un fossile di ginocchio di disonauro!
Pedaliamo ancora un po' in direzione del campo di Julkin Gobi 1, ma il pomeriggio si fa molto caldo, sicuramente il più afoso di tutto il viaggio, così terminiamo la tappa grazie ai poderosi UAZ.

Giovedi’ 15 Agosto
Julkin Gobi 1 - Valle delle Aquile
L'ultima giornata la spendiamo alla Valle delle Aquile, un canyon roccioso che taglia a metà la catena montuosa che divide il deseeto del Gobi. Nel 2007 ci avevamo trovato ancora del ghiaccio a inizio Ottobre, quest'anno non ve n'è più traccia a fine Agosto. Durante la passeggiata troviamo alcune vipere, numerosi roditori, ed avvistiamo anche uno stambecco sulle pareti del canyon.

Venerdi' 16 Agosto
Julkin Gobi 1 - Dalanzadgad - Ulaanbaatar
È tempo di riporre le bici, da Julkin Gobi 1 andiamo all'aeroporto della vicina Dalanzadgad, e qui il Fokker ci riporta a Ulaanbaatar. Questa volta salgo meno contento a bordo del bielica ....  

Sabato 17 Agosto
Ulaanbaatar
Chi ha la propria bici deve imballarla per il volo di rientro, per il resto qualche acquisto e ancora un poco di turismo. Anche l'ultima giornata nella capitale vola!

Domenica 18-Lunedi' 19 Agosto
Ulaanbaatar - Pechino - Milano
Anche questo viaggio è terminato in un baleno! Chissà se faremo mai ritorno in Mongolia ora che abbiamo chiuso il "nostro anello" immaginario? Io spero proprio di sì, mi sforzo di immaginare altri luoghi così perfetti per una vacanza in bicicletta, ma al momento non ne ho ancora trovati!

Paolo Vitali

Informazioni generali
 


Il gruppo
 di questo viaggio era composto da Paolo Vitali, Sonja Brambati, Sergio Brambilla, Elide Scaccabarozzi, Carlo e Lorenza Spinelli, Ruggero Vaia, Franco Scotti, Nadia Dell'Oca, Fedorino Salvadori, Daniela Pasquini, Annalisa Monaco, Lorenzo Manfredini, Silvia Folco. 


Supporto:
pedalare senza un supporto, con borse, acqua, e senza conoscere quali piste imboccare è molto difficile e sicuramente bisogna prevedere almeno il doppio del tempo, facendo affidamento anche sulle famiglie di nomadi per ospitalità e qualche rifornimento. Su web potrete trovare numerose agenzie che organizzano viaggi in bici a prezzi più o meno simili, fatevi fare alcuni preventivi prima di scegliere.



Periodo consigliato:
Delle nostre quattro tappe in Mongolia questa è sicuramente la "più calda", svolgendosi prevalentemente nella zona del Gobi; di conseguenza settembre potrebbe essere di nuovo il periodo migliore. Ad ogni modo, per questioni di ferie lavorative, ci siamo andati in piena estate, Luglio/Agosto! Tolto qualche pomeriggio un po' caldino, e qualche zanzara in più rispetto agli altri viaggi, anche l'estate è fattibile. In questo caso è consigliabile pedalare dalla mattina presto fino all'ora di pranzo.

Quota:
il punto più alto raggiunto a piedi è di 3067m nel gruppo montagnoso del Tsambagarav; in bici un paio di passi a 2600/2700m, per il resto si pedala tra i 2000 ed i 1000 metri.

Temperatura: 
di notte e la mattina presto nella zona montagnosa dell'ovest temperature frizzanti, serve un buon sacco a pelo; scendendo verso il Gobi decisamente più mite, fino a molto caldo nel pomeriggio. In settembre rispetto a Luglio/Agosto la temperatura cala decisamente e occore avere indumenti più caldi.


Visto:
è necessario il visto turistico valido 30 giorni, ma l'ingresso deve avvenire entro tre mesi dal rilascio. Si può richiedere il modulo che va rispedito compilato con una foto al consolato di Mongolia di Milano.


Viaggio aereo:
I voli AEROFLOT via Mosca sono in genere i più comodi, altrimenti con la Air China via Pechino, a volte meno cari ma un po' più lunghi.



Cambio:
 Ad Agosto 2013 ad un Euro corrispondevano T2200, Tugrik mongoli. Il costo della vita è molto più basso che in Italia.


Bike:
Il terreno si presta particolarmente per la mountain bike: al di fuori di Ulaanbaatar e le due direttive principali nord-sud ed est-ovest, fino a pochi anni fa non esistevano strade asfaltate; ora alcune strade principali che collegano le più grosse città cominciano ad essere asfaltate. Per il resto si pedala su sterrate simili alle nostre mulattiere e  spesso su semplici tratturi: due tracce di pneumatico nella steppa, percorribili solo da robusti 4x4, cavalli o bici.


Portarle o noleggiarle:
Sul volo internazionale per portare le proprie bici si paga un'aggiunta forfait che dipende dalla compagnia aera. Nei voli interni il limite di peso è di 15 kg, bagaglio a mano compreso, ma la tassa per il sovrappeso è bassa, circa T3000 per kg. Alcune agenzie hanno bici da noleggiare, verificate bene la qualità!

Materiale:
Anche se appoggiati da una agenzia portate qualche strumento per riparazioni di base alle biciclette.


Forature:
molto rare, il peggior pericolo sono i vetri delle bottiglie rotte di vodka, ma meglio munirsi di copertoni robusti, camere d'aria autoriparanti e bande antiforatura tra camera d'aria e copertone.


Cartografia:
esiste una cartografia russa al 500.000, forse reperibile su qualche sito web; sul luogo (grandi magazzini di stato) si possono trovare alcune carte turistiche al 2.000.000 molto vaghe, e la ROAD ATLAS al 1.000.000, che è sicuramente la cosa migliore.

Dormire: La sistemazione migliore è nelle ghèr fisse dei campi, che servono a turisti e viaggiatori. Si tratta di campi simili ai nostri campeggi, con bagni e docce comuni, e solitamente una ghèr più grossa che funge da ristorante. Le ghèr dove si dorme hanno un diametro di circa cinque metri, ed ospitano due o tre letti, una rudimentale stufetta a legna e un mobiletto, sono molto accoglienti e piacevoli. Le ghèr kazake sono più alte e spaziose. Può capitare di essere ospitati in ghèr o case locali.

Tende proprie: Nelle tappe più lunghe non sempre si raggiungono questi campi, quindi bisogna avere con se tendine, sacchi a pelo, e materiale per cucinare.

Elettricità: 220V come da noi, e le prese sono come le nostre vecchie a due poli senza terra. Solo i campi ghèr più grossi e vicini alle città sono collegati alla rete 220V; per lo più usano pannelli solari o generatori. Raramente ci sono prese nelle ghèr a cui attaccarsi, per ricaricare le proprie batterie può tornare utile il "ladro" da applicare alla presa della lampadina, oppure la presa da accendisigari da usare sui furgoni, o anche un pannellino solare.

Telefono: al di fuori della capitale si trova ricezione nel raggio di qualche decina di km dalle cittadine principali, ma negli ultimi anni la rete si sta estendendo. Per emergenze può convenire avere un satellitare nel gruppo.

Indumenti: normali indumenti da bici, con l'aggiunta di una felpa e pile pesante per le giornate nuvolose, una giacca leggera impermeabile, indumenti caldi per mattina e sera, sacco a pelo caldo per la notte. Tende e materiale da cucina sono generalmente forniti dall'agenzia, se ne fate uso, altrimenti attrezzatevi!

Cibo: a meno che siate vegetariani, non vi è nessun problema per l'alimentazione, che è varia ma a base di carne (manzo, pecora, montone, cavallo, yak). Qualche verdura, un po' di pasta, cioccolato, latte, yogurt, pane ... non vi mancherà nulla!

GPS: su web è possibile trovare mappe gratuite con una definizione sufficiente per viaggiare. Una di queste è la OSM (Open Street Map), anche in versione per bicicletta.



Mappa generale d’inquadramento
Il percorso Ölgiy/Dalanzadgad è quello in blu dei 4 che compongono l'anello dei nostri viaggi
Descrizione

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