Paolo Vitali & Sonja Brambati
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MONGOLIA
Gli Uomini Renna della Taiga
The Tuvian Reindeer Herders
(Tsaatan o Dukha)
Mountain-bike Settembre 2016
Foto Mappa
Foto di Franco Scotti, Ruggero Vaia, Paolo Vitali
Il giro della Mongolia in 4 puntate
 
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Ma come, ancora in Mongolia?!
 
Quando diciamo a qualche amico che anche quest'anno per le nostre ferie torneremo in Mongolia, la reazione più comune è lo stupore. "Ma come, ancora in Mongolia?! Ma non esistono altri posti belli?". In effetti può sembrare strano, o ripetitivo. Nell'immaginario collettivo credo che la Mongolia sia vista come un territorio arido, desertico e monotono, ma non c'è nulla di più sbagliato!
Il paesaggio mongolo varia dalle vette di oltre 4000 m, ai  laghi alpini, alla taiga siberiana, alle sconfinate praterie, ai deserti sabbiosi o rocciosi... A volte per qualche giorno il panorama sembra ripetitivo, ma fortunatamente. viaggiando in bicicletta si ha l'opportunità di cogliere differenze e sfaccettature altrimenti invisibili.
La nostra due ruote è, a nostro avviso, il mezzo ideale per gustare ed  apprezzare l'accoglienza, la forza e allo stesso tempo la gentilezza di questa gente, capace di vivere isolata dal mondo in semplici tende anche quando d'inverno la temperatura scende sotto i -40 C!
E poi lo spazio, tanto spazio! Spazio geografico all'infinito, senza strade, senza case... solo spazio e natura! Ma anche spazio alla vita semplice, senza obblighi, spazio alla fantasia di potersi muovere ovunque, spazio all'inventiva che occorre spesso per arrangiarsi da soli dove non esistono strutture ed aiuti! Spazi che in Europa non riusciamo più a trovare.
E quindi, sì, ancora Mongolia, e ancora speriamo sarà in un futuro prossimo...
La zona all'estremo nord, tra il lago Hovsgol e la depressione di Darhad era quella che più ci aveva affascinato nei viaggi precedenti, e che ci eravmo promessi di rivisitare. In particolar modo ci affascinava l'idea di riuscire a raggiungere l'accampamento dei Tuvani, i famosi Uomini Renna. Questa etnia si è ormai ridotta a poco più di 300 persone, divise in due gruppi principali di una quarantina di famiglie ognuno. Vivono tutto l'anno nella taiga al confine con la siberia russa, spostando il loro accampamento alla ricerca del pascolo per le loro renne circa sei volte l'anno. La loro dimora è una rudimentale yurta, una tenda simile ai tepee degli indiani d'America, con un singolo telo ed una rudimentale stufa a legna nel centro, brande in legno e null'altro. Non esistono strade d'accesso, nessun collegamento telefonico, nessun dottore (ma solo uno sciamano), niente televisione e tantomeno internet... sarebbe già estremo solo così, ma se si aggiunge che la temperatura d'inverno raggiunge i -55 C, allora ha veramente dell'impossibile! Eppure loro esistono, o meglio resistono, ma non so per quanto ancora, perché ora i giovani durante l'inverno frequentano le scuole nel paesi più vicini, e immaginiamo sarà decisamente duro  per loro continuare questo genere di vita.
I bellissimi laghetti della zona di Tsagaannuur e le praterie per raggiungere infine Tsagaan Uul completano il dipinto di questo fantastico, per ora ultimo, nostro pedalare in Mongolia.
 
Alla prossima puntata .... Paolo & Sonja


Il nostro anello della Mongolia in 4 tappe
Inizio estate 2006, stiamo arrampicando all'ombra della strapiombante falesia lecchese del Nibbio, e intanto fantastichiamo con altri climber/viaggiatori di prossime mete lontane. Cerchiamo di immaginare il luogo ideale per un viaggio in mountain bike, insolito e fascinoso, lontano da mete turistiche, grandi spazi e nessuna strada... ad un certo punto si nomina la Mongolia! Chi avrebbe mai immaginato che quello era l'inizio di una bellissima avventura che avrebbe portato a pedalare quattro volte per tre settimane sugli altipiani Mongoli?
"Il cugino della moglie di un mio amico conosce un Mongolo che ti può aiutare"... comincia così la ricerca di informazioni per riuscire ad organizzare un viaggio non proprio immediato. Inizialmente provo ad immaginare di viaggiare in autonomia, tendine, sacche sulla bici, acqua e viveri... poi trovo un paio di report di due viaggiatori solitari che in quei territori hanno speso diversi mesi per coprire con grande fatica un tratto relativamente breve! In quelle condizioni nelle tre settimane di ferie riusciremmo a vedere troppo poco della Mongolia; e allora passo alla soluzione più godereccia, cioè quella di pedalare sì, ma con un mezzo di appoggio che trasporti tutto il materiale, e possa organizzare le tende quando non si raggiunga un campo gher per la notte.  Trovata un'agenzia di Ulaanbaatar per la logistica, inventiamo anche grazie a loro il primo percorso:
 dal Lago Hovsgol alla capitale.
Complice anche lo stupendo affiatamento del piccolo gruppetto formatosi al volo (Sonja ed io, Amos, Sergio Barbalama ed Elide), quel Golden Autumn in sella a dei catenacci affittati in loco rimarrà indelebile nelle nostre menti folgorate dalla bellezza dei panorami.
Tornati in Italia le foto rinvigoriscono le sensazioni, e anche sforzandomi non riesco ad immaginare un altro luogo così perfetto per questo tipo di viaggio. A settembre del 2007 ci ritroviamo così di nuovo a Ulaanbaatar, da cui questa volta partiamo direttamente in sella alle bici (di nuovo affittate e di nuovo orrende!)  per pedalare, sempre supportati dai mezzi, prima
 verso est e poi fino a Dalanzadgad nel cuore del Gobi. Stesso gruppetto con l'aggiunta di Raffaele, collega di lavoro e amico, che per la prima volta affronta un viaggio del genere; per lui una piacevole sorpresa globale, per noi una riconferma della bellezza di questi luoghi selvaggi e della straordinaria gente che riesce a vivere in condizioni estreme per buona parte dell'anno.
Abbiamo così percorso metà del perimetro Mongolo, e mi balena l'idea di un ideale anello su tutto il perimetro. Però, a causa di un grave incidente a Sonja, il viaggio
 dall'Hovsgol all'ovest previsto già per il 2008 salta!
Dovremo attendere fino al 2011 perché si ricomponga il giusto gruppo per questa avventura, mancano Amos e Raffaele, ma si aggiungono Mario, Franz, Silvana, e gli Svizzeri Carlo e Lorenza. Questa volta con un lavoro preventivo riesco a procurare delle biciclette decenti, ci ritroviamo il 14 settembre di nuovo al lago Hovsgol, ma con la sorpresa di una tormenta di neve e del termometro che scende a -18° C nelle prime due notti! Per fortuna il campo gher è ben organizzato, e la legna non manca.  Poi la meteo si rimette al "blue sky" tipico di settembre; dal lago Hovsgol ci spostiamo nella zona dei laghi di Tsagaannuur, l'area più mozzafiato fra tutte quelle visitate, e poi verso ovest fino ad Ölgii, attraversando altipiani passi e montagne; fra tutti i viaggi questo sicuramente il più bello e vario dal punto di vista paesaggistico! Candelina sulla torta: arriviamo ad Ölgii il giorno dell'inizio del festival delle Aquile (non a caso), e lo spettacolo ci ripaga del gelo delle prime giornate.
Ora manca "solo" il tratto
 da Ölgiy a Dalanzadgad per chiudere il nostro cerchio ideale, ma il gruppo stenta a formarsi. Casualmente quattro ciclisti Toscani mi contattano per informazioni, con loro parte la nuova avventura, ma poi i "vecchi leoni" della Mongolia non resistono alla tentazione e si aggregano, così che alla fine ci troviamo ben in quattordici per questa ultima tappa.
Dei quattro viaggi questo tratto, tolti i primi giorni nelle montagne degli Altai, è quello con i panorami forse un po' più ripetitivi, poiché si svolge prevalentemente verso la regione del Gobi. Ma anche qui ogni giorno è una sorpresa, dalle colline alla steppa alle dune, e ogni campo con le tende è di un fascino strepitoso, sotto un cielo illuminato dalle stelle cadenti come in Europa ormai non vi è più memoria!
Ogni giorno adattiamo il programma di massima che avevo fatto alle condizioni meteo e delle strade, cambiando campi e tragitto; mai nessuno si lamenta di nulla, la compagnia poi si rivela veramente azzeccata, ottima armonia fra tutti, cosa assolutamente non scontata in un gruppo così numeroso, con anche persone che non si conoscevano affatto!
Ora l'anello è chiuso, ma non ho ancora trovato un altro luogo così magico per un'avventura in mountain bike! Credo che alternerò qualche altra meta come gli anni scorsi, magari ancora in Africa, ma la voglia di ritornare in Mongolia c'è già!

Paolo Vitali

Fino agli uomini renna, giorno per giorno
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Lunedì 29 Agosto 2016  
Mosca-Ulaanbaatar-Bulgan-Uran Togoo
La crisi economica ha ridotto le compagnie aeree che operano sulla tratta Ulaanbaataar-Mörön, e per noi non c'è volo; ma non tutti i mali vengono per nuocere!
Il viaggio in UAZ si rivela interessante, soprattutto per gli amici del gruppo per cui questo è il primo viaggio in Mongolia. Oltrepassiamo Bulgan, e arriviamo per la nostra prima notte nel campo gher di Uran Togoo. Dormire nelle gher è sempre fascinoso, non mi stuferà mai. 
Martedi' 30 Agosto
Uran Togoo-Mörön-Uushigiin Uver-Hargant 
Alle porte di Mörön inizia la nostra pedalata, passiamo la città, il suo piccolo aeroporto e finalmente comincia la bella sterrata che ci porterà nel cuore della nostra avventura. Il campo gher Hargant che ci aveva ospitato nel 2006 è in ristrutturazione, quindi mettiamo il nostro primo fascinoso campo poco distante, in riva a un ansa del fiume Delgermörön, poco oltre il sito archeologico di Uushigiin Uver, cosparso di numerose pietre renna, megaliti recanti incisioni dell'Età del bronzo. Prima di ritirarci nelle nostre tendine godiamo lo spettacolo del cielo stellato come da noi non è più possibile. La Via Lattea sembra uno striscione di lampadine natalizie!


Mercoledì 31 Agosto
Hargant-Hatgal-Lago Hovsgol 
Avevo già percorso questo tratto nel 2006 ma rimango di nuovo affascinato dai paesaggi di queste colline, e comincio ad immergermi negli spazi mongoli che mi mancavano. Una famiglia ci invita con la solita ospitalità nella propria casa/tenda, e rivedo negli occhi dei miei amici la meraviglia che avevo vissuto 10 anni fa durante il mio primo viaggio. Il panorama dello spettacolare lago Hovsgol completa in bellezza la giornata. 
Giovedì 1 Settembre
Lago Hovsgol

Non a torto una delle località più turistiche della Mongolia, ma a settembre siamo praticamente gli unici turisti, e possiamo goderne appieno la bellezza. Con un escursione a cavallo raggiungiamo una cima da cui godiamo una splendida vista, ci accompagna Baatar (che in mongolo significa eroe), caratteristico personaggio sciamano figlio di sciamani.


Venerdì 2 Settembre

Lago Hovsgol-Har Us-Ulhonii Davaa (2298 m)-Fiume Arisa
Piove, proprio oggi che dobbiamo inoltrarci nella catena delle montagne Horidol Saridag! Ma non indugiamo, il nostro amico sciamano Baatar dice che se la pioggia continuasse poi non riusciremmo più a passare per via dei guadi!
Raggiungiamo il Passo Ulhonii sempre in sella alle bici, con qualche guado, ma nulla in confronto a quello che ci aspetta...
Sul passo uno dei furgoni si impantana, e ci vorranno quattro ore di scavi e fatiche per riuscire a smuoverlo. Meno male altrimenti avremmo dovuto organizzare una notte su quel terreno paludoso! Quando ripartiamo pensiamo di essere ormai a destinazione, invece prima di mettere le tende in riva al fiume Arisa abbiamo ancora  una lunga pedalata su terreno sconnesso, e soprattutto innumerevoli guadi non da ridere... Volevamo l'avventura? Eccola servita!  

Sabato 3 Settembre
Fiume Arisa-Horidoliin Davaa (2238 m)-Renchinlhumbe
La pioggia che ci ha lasciato un po' di tregua ieri giusto per pedalare, oggi riprende decisa. Inoltre il terreno da qui in poi è molto sassoso, quindi per oggi decidiamo di approfittare dei nostri UAZ! Mai decisione fu più azzeccata: i guadi seguenti per scendere fino alla depressione di Darhad si rivelano tanto terribili quanto numerosi. E meno male abbiamo ascoltato Baatar, un giorno ancora e non saremmo più passati. Un solo rimpianto, non poter aver visto ed apprezzato appieno la catena montuosa che stavamo attraversando. A Renchinlhumbe una gentile famiglia ci ospita per la notte in un ampio locale, dove mettiamo i nostri sacchi a pelo all'asciutto e caldo! 

Domenica 4 Settembre
Renchinlhumbe-Depressione del Darhad-Targan-Hogorgin Gol
Una delle giornate ciclisticamente più belle! La depressione di Darhad è un'immensa prateria costellata di infiniti laghetti blu smeraldo. Si pedala su buone tracce lasciate dai mezzi, senza stancarsi mai di guardarsi intorno. Alla fine i chilometri sono tanti, ma volati via senza accorgersi. Il campo è nei pressi di alcune fattorie in un luogo incantato, con i pastori e cavallanti che vengono a farci visita e si intrattengono al fuoco serale. 

Lunedì 5 Settembre

Hogorgin Gol-Campo degli Uomini-Renna 
Questa invece la giornata più faticosa!
Ci avviamo in bicicletta in direzione dell'accampamento autunnale degli uomini renna. Le prime due ore sono faticose, prima con forte pendenza, e poi a tratti spingendo in una terribile boschina, ma poi dobbiamo arrenderci. Questa estate ha piovuto molto, e la taiga è particolarmente paludosa, impossibile proseguire in bici. Continuiamo a piedi, ed immagino siamo stati i primi a raggiungere l'accampamento senza far uso di cavalli o renne!
Il luogo è già stupendo di per s
é, le ultime luci del tramonto e la serata al fuoco sotto la Via Lattea completano il quadretto. 
Martedì 6 Settembre
Intorno al campo degli Uomini-Renna
Un sogno si realizza.
Sul pianeta sono ormai poche le etnie come questa che ancora sopravvivono, e potere conoscere questa gente veramente speciale è sicuramente un privilegio. A noi sembra un impresa essere arrivati a conoscerli, e passare in questi luoghi qualche giornata, difficile anche solo immaginare come si possa vivere tutto l'anno, tutta la vita meglio, in queste condizioni. Chapeau!
Nel pomeriggio gli uomini renna si preparano per spostarsi nell' accampamento invernale, senza affanno, con una calma e un ordine quasi militaresco. Ognuno sa cosa deve fare e lo esegue alla perfezione, in silenzio. In poche ore tutto è smontato e le carovane di renne si incamminano per il tarsporto. Siamo affascinati dalla loro efficienza.
Mercoledì 7 Settembre
Campo degli Uomini-Renna -Tsagaannuur
Al risveglio non rimangono che poche tende degli uomini renna, il villaggio è ormai quasi completamente spostato nel campo invernale, ci sembra incredibile.
Tiriamo un respiro di sollievo quando vediamo arrivare i cavalli arrangiati da Erke, ripetere il percorso con i piedi a mollo sarebbe stato pesantino... le bici sono ancora dove le avevamo abbandonate all'andata, un paio d'ore di difficile pedalata nella taiga, e poi si torna finalmente su sterrato, che ora ci sembra un'autostrada!... fino a raggiungere il paese di Tsagaannuur. Il campo gher dove avremmo dovuto dormire è chiuso, pare per un incidente al gestore, e l'ospedale più vicino è quello di Mörön!
Troviamo ospitalità presso la caserma dei militari di confine, niente bagni e niente docce, ma almeno uno stanzone caldo dove cenare e brande con materasso per dormire. Per un paio del gruppo che avevano un sacco a pelo non proprio idoneo alla taiga questo è un paradiso!
Davanti ad una buona bottiglia di vodka Chinggis il generale del campo ci racconta un episodio truce con il popolo Tsaatan occorso una ventina d'anni fa, che stentiamo veramente a credere; e come con i suoi 24 uomini a cavallo pattugli circa 300 km di linea di confine con la Russia! Siamo al sicuro... 

Giovedì 8 Settembre
Tsagaannuur
Il luogo è idilliaco, passiamo la giornata girovagando in bici per laghetti. La luce pulita rende i colori blu del cielo e dei laghi con il verde dei prati un quadro esemplare, non riusciamo a smettere di scattare foto!
Le prossime notti saremo ancora in tenda, quindi vorremmo approfittare del paese per lavarci, ma una delle due docce pubbliche è chiusa, l'altra è veramente "basica"... ma ci sembra quasi un lusso! La signora scalda l'acqua in un bidone al piano terra, poi trasporta l'acqua in un catino al piano superiore per una stretta scala, e di qui ci arriva per tubi malamente saldati. Ha un bel da fare per soddisfare 11 "turistelli"!


Venerdì 9 Settembre

Tsagaannuur-Ulaan Uul
Un'altra indimenticabile lunga giornata tutta in sella, dapprima ancora sul lago e poi per praterie e fiumi, difficile esprimerne la bellezza a parole! A Ulaan Uul siamo di nuovo ospiti in una casa locale.

Sabato 10 Settembre 
Ulaan Uul-Bayanzurkh-Boshloi/Hadat
Facciamo il passo successivo in bici, ma poi inizia a piovere e ci dobbiamo arrendere al terreno fangoso, saliamo a bordo degi UAZ, che però a loro volta rimangono impantanati un paio di volte! Ogni volta è un gran lavoro di pala e cric per venirne fuori; qui non si chiama il carro attrezzi, al massimo puoi sperare nell'aiuto di qualche successivo passante, ma molto raro! Alla fine ne usciamo, e riusciamo ancora a pedalare l'ultima parte prima del campo, che è in un ansa bellissima del fiume contornata da rocce di tutti i colori.
Domenica 11 Settembre
Boshloi/Hadat-Tsagaan Uul
Anche questo tratto lo avevamo già percorso nel 2011, ma non finiamo mai di incantarci. Una ripida salita conduce all'altopiano che guarda verso i boschi siberiani, poi una discesa ci riconduce a praterie infinite, punteggiate qua e la da gher e pastori che sembrano sbucare dal nulla. Fermi per uno spuntino in riva ad un torrente i membri della famiglia di una gher vicina si alternano in visita, la giovane figlia indossa degli stivali con i tacchi che sicuramente riserva solo per le grandi occasioni!  

Lunedì 12 Settembre

Tsagaan Uul-Burentogtokh
Il terreno si fa ora più piatto e un po' ripetitivo, ma basta raggiungere il fiume che il paesaggio cambia ancora. E sarà proprio il bordo del fiume ad allietare la nostra ultima serata intorno al fuoco, alla luce della Via Lattea! 

Martedì 13 Settembre

Burentogtokh-Mörön
Ultima giornata in sella per quest'anno, i chilometri non sono molti, ma avvicinandosi alla città, i mezzi pesanti creano sullo sterrato quel terribile effetto bumping, che non abbiamo mai avuto nei 15 giorni precedenti! 

Mercoledì 14 Settembre

Mörön-Ulaanbaatar 
È finita anche quest'anno! Oggi si vola a UB sul Fokker bielica., mezza giornata di "turismo classico", e domani il rientro in Italia, con già qualche pensiero per un prossimo ritorno.  PV

Informazioni generali 
 
Il gruppo
 di questo viaggio era composto da
Sonja Brambati, Giulio Ceppi, Eric Chabert, Camillo Gerosa, Cesare Mauri, Franco Scotti, Alessandro Pozzi, Pascal Tillard, Ruggero Vaia, Paolo Vitali, Steven Wall
Accompagnati dai nostri amici mongoli: Erke, Damia, Baatar, Andra, Bogii, Bihaa e Gandaa.

 
I nostri amici mongoli: Erke, Damia, Andrea, Bugi, Baatar, Behee and Ganbaa
 
Supporto:
pedalare senza un supporto, con borse, acqua, e senza conoscere quali piste imboccare è molto difficile e sicuramente bisogna prevedere almeno il doppio del tempo, facendo affidamento anche sulle famiglie di nomadi per ospitalità e qualche rifornimento.
 
 
Periodo consigliato:
Settembre potrebbe essere il periodo migliore per via del tempo più stabile. Da non sottovalutare il guado dei torrenti in caso di piogge!
 
 
Quota:
si viaggia mediamente sempre tra i 1500 e 2100 m slm, con alcuni passi un poco più alti, max 2315m.
 
 
Temperatura:
di notte e la mattina presto nella taiga dove vivono gli uomini renna a Settembre si scende già sotto zero, durante il giorno il sole scalda piacevolmente e si possono raggiungere anche i 20 gradi nelle zone più calde.
 

Visto:
è necessario il visto turistico valido 30 giorni, e l'ingresso deve avvenire entro tre mesi dal rilascio. Dal sito dell'Ambasciata di Mongolia si può scaricare il modulo da compilare e spedire con una foto e la ricevuta del pagamento di una tariffa.
 
 
Viaggio aereo:
I voli Aeroflot via Mosca sono in genere i più comodi, altrimenti con la Air China via Pechino, a volte meno cari ma un po' più lunghi.
 

Cambio:
A Settembre 2016 ad un Euro corrispondevano 2500 Tughrik mongoli. Il costo della vita è molto più basso che in Italia, ma per i turisti ormai le agenzie chiedono cifre elevate in Euro o Dollari.
 
 
Bike:
I passi percorsi tra il lago Hovsgol e Renchinlhumbe sono molto faticosi, con numerosi guadi ed un ultimo tratto molto sassoso. Per il resto si pedala quasi sempre su belle piste sterrate o tracce di pneumatico. Per raggiungere gli accampamenti degli uomini renna meglio invece andare a cavallo; noi abbiamo provato in bici, ma dopo due ore abbiamo dovuto abbandonarle nella taiga e proseguire a piedi per altre 4 ore abbondanti su terreno paludoso.
   

 
Portarle o noleggiarle:
Sul volo internazionale per portare le proprie bici si paga un'aggiunta a forfait che dipende dalla compagnia aera. Nei voli interni il limite di peso è di 15 kg, bagaglio a mano compreso, ma la tassa per il sovrappeso è abbastanza bassa. Alcune agenzie hanno bici da noleggiare, verificate bene la qualità!
 
 
Materiale:
Anche se appoggiati da una agenzia portate qualche strumento per riparazioni di base alle biciclette.
 

Forature: molto rare, il peggior pericolo sono i vetri delle bottiglie rotte di vodka, ma meglio munirsi di copertoni robusti, camere d'aria autoriparanti e bande antiforatura tra camera d'aria e copertone.
 
  
Cartografia:
esiste una cartografia russa al 500.000, forse reperibile su qualche sito web; sul luogo (grandi magazzini di stato) si possono trovare alcune carte turistiche al 2.000.000 molto vaghe, e la ROAD ATLAS al 1.000.000, che è sicuramente la cosa migliore.
   

Dormire:
La sistemazione migliore è nelle gher fisse dei campi, che servono a turisti e viaggiatori. Si tratta di campi simili ai nostri campeggi, con bagni e docce comuni, e solitamente una gher più grossa che funge da ristorante. Le gher dove si dorme hanno un diametro di circa cinque metri, ed ospitano due o tre letti, una rudimentale stufetta a legna e un mobiletto, sono molto accoglienti e piacevoli. Purtroppo su questo tragitto esistono solo due campi gher, uno al lago Hovsgol ed uno a Tsagaannuur (che noi abbiamo trovato chiuso!). Per il resto si dorme nelle proprie tendine; ad esclusione di due notti passate in famiglia nei villaggi di Renchinlhumbe e Ulaan Uul. A Tsagaan Uul vi è un "Hotel" (rudimentali stanze senza bagno).
 

Elettricità: 220V come da noi, e le prese sono come le nostre vecchie a due poli senza terra. Solo i campi gher più grossi e vicini alle città sono collegati alla rete 220V; per lo più si usano pannelli solari o generatori. Per ricaricare le proprie batterie può tornare utile la presa da accendisigari da usare sui furgoni. 

Telefono: al di fuori della capitale si trova ricezione nel raggio di qualche decina di km dalle cittadine principali, ma negli ultimi anni la rete si sta estendendo. Nessuna copertura nella taiga.

Indumenti: normali indumenti da bici, con l'aggiunta di una felpa e pile pesante per le giornate nuvolose, una giacca leggera impermeabile, indumenti caldi per mattina e sera, sacco a pelo caldo per la notte. Tende e materiale da cucina sono generalmente forniti dall'agenzia, se ne fate uso, altrimenti attrezzatevi!

Cibo: a meno che siate vegetariani, non vi è nessun problema per l'alimentazione, che è varia ma a base di carne (manzo, pecora, montone, cavallo, yak). Qualche verdura, un po' di pasta, cioccolato, latte, yogurt, pane...  

 
GPS: su web è possibile trovare mappe gratuite con una definizione sufficiente per viaggiare. Una di queste è la OSM (Open Street Map), anche in versione per bicicletta.
 
 
Buon Viaggio! PV
 

Mappa del percorso 2016

   
Mappa dell'anello della Mongolia in 4 tappe
Descrizione

 Testi, disegni e immagini  Copyright  ©  2016 Paolo Vitali – www.paolo-sonja.net