Ma come, ancora in Mongolia?!
Quando diciamo a qualche amico che anche quest'anno per le nostre ferie
torneremo in Mongolia, la reazione più comune è lo stupore. "Ma come,
ancora in Mongolia?! Ma non esistono altri posti belli?". In effetti
può sembrare strano, o ripetitivo. Nell'immaginario collettivo credo
che la Mongolia sia vista come un territorio arido, desertico e
monotono, ma non c'è nulla di più sbagliato!
Il paesaggio mongolo varia dalle vette di oltre 4000 m, ai laghi
alpini, alla taiga siberiana, alle sconfinate praterie, ai deserti
sabbiosi o rocciosi... A volte per qualche giorno il panorama sembra
ripetitivo, ma fortunatamente. viaggiando in bicicletta si ha
l'opportunità di cogliere differenze e sfaccettature altrimenti
invisibili.
La nostra due ruote è, a nostro avviso, il mezzo ideale per gustare ed
apprezzare l'accoglienza, la forza e allo stesso tempo la
gentilezza di questa gente, capace di vivere isolata dal mondo in
semplici tende anche quando d'inverno la temperatura scende sotto i -40
C!
E poi lo spazio, tanto spazio! Spazio geografico all'infinito, senza
strade, senza case... solo spazio e natura! Ma anche spazio alla vita
semplice, senza obblighi, spazio alla fantasia di potersi muovere
ovunque, spazio all'inventiva che occorre spesso per arrangiarsi da
soli dove non esistono strutture ed aiuti! Spazi che in Europa non
riusciamo più a trovare.
E quindi, sì, ancora Mongolia, e ancora speriamo sarà in un futuro
prossimo...
La zona all'estremo nord, tra il lago Hovsgol e la depressione di
Darhad era quella che più ci aveva affascinato nei viaggi precedenti, e
che ci eravmo promessi di rivisitare. In particolar modo ci
affascinava l'idea di riuscire a raggiungere l'accampamento dei Tuvani,
i famosi Uomini Renna. Questa etnia si è ormai ridotta a poco più di
300 persone, divise in due gruppi principali di una quarantina di
famiglie ognuno. Vivono tutto l'anno nella taiga al confine con la
siberia russa, spostando il loro accampamento alla ricerca del pascolo
per le loro renne circa sei volte l'anno. La loro dimora è una
rudimentale yurta, una tenda simile ai tepee degli indiani d'America,
con un singolo telo ed una rudimentale stufa a legna nel centro, brande
in legno e null'altro. Non esistono strade d'accesso, nessun
collegamento telefonico, nessun dottore (ma solo uno sciamano),
niente televisione e tantomeno internet... sarebbe già
estremo solo così, ma se si aggiunge che la temperatura d'inverno
raggiunge i -55 C, allora ha veramente dell'impossibile! Eppure loro
esistono, o meglio resistono, ma non so per quanto ancora, perché ora i
giovani durante l'inverno frequentano le scuole nel paesi più vicini, e
immaginiamo sarà decisamente duro per loro continuare questo
genere
di vita.
I bellissimi laghetti della zona di Tsagaannuur e le praterie per
raggiungere infine Tsagaan Uul completano il dipinto di questo
fantastico, per ora ultimo, nostro pedalare in Mongolia.
Alla prossima puntata .... Paolo & Sonja
Il nostro anello della Mongolia in 4
tappe
Inizio
estate 2006, stiamo arrampicando all'ombra della strapiombante falesia
lecchese del Nibbio, e intanto fantastichiamo con altri climber/viaggiatori di prossime
mete lontane. Cerchiamo di immaginare il luogo ideale per un viaggio in
mountain bike,
insolito e fascinoso, lontano da mete turistiche, grandi spazi e
nessuna strada... ad un certo punto si nomina la Mongolia! Chi avrebbe
mai immaginato che quello era l'inizio di una bellissima avventura che
avrebbe portato a pedalare quattro volte per tre settimane sugli
altipiani Mongoli?
"Il cugino della moglie di un mio amico conosce un Mongolo che ti può
aiutare"... comincia così la ricerca di informazioni per riuscire ad
organizzare un viaggio non proprio immediato. Inizialmente provo ad
immaginare di viaggiare in autonomia, tendine, sacche sulla bici, acqua
e viveri... poi trovo un paio di report di due viaggiatori solitari che
in quei territori hanno speso diversi mesi per coprire con grande
fatica un tratto relativamente breve! In quelle condizioni nelle tre
settimane di ferie riusciremmo a vedere troppo poco della Mongolia; e
allora passo alla soluzione più godereccia, cioè quella di pedalare sì,
ma con un mezzo di appoggio che trasporti tutto il materiale, e possa
organizzare le tende quando non si raggiunga un campo gher per la
notte. Trovata un'agenzia di Ulaanbaatar per la logistica,
inventiamo anche grazie a loro il primo percorso: dal Lago Hovsgol alla capitale.
Complice
anche lo stupendo affiatamento del piccolo gruppetto formatosi al volo
(Sonja ed io, Amos, Sergio Barbalama ed Elide), quel Golden Autumn in sella a dei
catenacci affittati in loco rimarrà indelebile nelle nostre menti
folgorate dalla bellezza dei panorami.
Tornati in Italia le foto rinvigoriscono le sensazioni, e anche
sforzandomi non riesco ad immaginare un altro luogo così perfetto per
questo tipo di viaggio. A settembre del 2007 ci ritroviamo così di
nuovo a Ulaanbaatar, da cui questa volta partiamo direttamente in sella
alle bici (di nuovo affittate e di nuovo orrende!) per pedalare,
sempre supportati dai mezzi, prima verso
est e poi fino a Dalanzadgad nel cuore del Gobi.
Stesso gruppetto con l'aggiunta di Raffaele, collega di lavoro e amico,
che per la prima volta affronta un viaggio del genere; per lui una
piacevole sorpresa globale, per noi una riconferma della bellezza di
questi luoghi selvaggi e della straordinaria gente che riesce a vivere
in condizioni estreme per buona parte dell'anno.
Abbiamo così percorso metà del perimetro Mongolo, e mi balena l'idea di
un ideale anello su tutto il perimetro. Però, a causa di un grave
incidente a Sonja, il viaggio dall'Hovsgol all'ovest previsto
già per il 2008 salta!
Dovremo attendere fino al 2011 perché si ricomponga il giusto gruppo
per questa avventura, mancano Amos e Raffaele, ma si aggiungono Mario,
Franz, Silvana, e gli Svizzeri Carlo e Lorenza. Questa volta con un
lavoro preventivo riesco a procurare delle biciclette decenti, ci
ritroviamo il 14 settembre di nuovo al lago Hovsgol, ma con la sorpresa
di una tormenta di neve e del termometro che scende a -18° C nelle
prime due notti! Per fortuna il campo gher è ben organizzato, e la
legna non manca. Poi la meteo si rimette al "blue sky" tipico di
settembre; dal lago Hovsgol ci spostiamo nella zona dei laghi di
Tsagaannuur, l'area più mozzafiato fra tutte quelle visitate, e poi
verso ovest fino ad Ölgii, attraversando altipiani passi e montagne;
fra tutti i viaggi questo sicuramente il più bello e vario dal punto di
vista paesaggistico! Candelina sulla torta: arriviamo ad Ölgii il
giorno dell'inizio del festival delle Aquile (non a caso), e lo
spettacolo ci ripaga del gelo delle prime giornate.
Ora manca "solo" il tratto da Ölgiy a
Dalanzadgad
per chiudere il nostro cerchio ideale, ma il gruppo stenta a formarsi.
Casualmente quattro ciclisti Toscani mi contattano per informazioni,
con loro parte la nuova avventura, ma poi i "vecchi leoni" della
Mongolia non resistono alla tentazione e si aggregano, così che alla
fine ci troviamo ben in quattordici per questa ultima tappa.
Dei quattro viaggi questo tratto, tolti i primi giorni nelle montagne
degli Altai, è quello con i panorami forse un po' più ripetitivi,
poiché si svolge prevalentemente verso la regione del Gobi. Ma anche
qui ogni giorno è una sorpresa, dalle colline alla steppa alle dune, e
ogni campo con le tende è di un fascino strepitoso, sotto un cielo
illuminato dalle stelle cadenti come in Europa ormai non vi è più
memoria!
Ogni giorno adattiamo il programma di massima che avevo fatto alle
condizioni meteo e delle strade, cambiando campi e tragitto; mai
nessuno si lamenta di nulla, la compagnia poi si rivela veramente
azzeccata, ottima armonia fra tutti, cosa assolutamente non scontata in
un gruppo così numeroso, con anche persone che non si conoscevano
affatto!
Ora l'anello è chiuso, ma non ho ancora trovato un altro luogo così
magico per un'avventura in mountain
bike!
Credo che alternerò qualche altra meta come gli anni scorsi, magari
ancora in Africa, ma la voglia di ritornare in Mongolia c'è già!
Paolo Vitali
Fino agli uomini renna, giorno per
giorno
Clicca sulle date per le gallerie
fotografiche della giornata
Lunedì 29 Agosto 2016
Mosca-Ulaanbaatar-Bulgan-Uran Togoo
La
crisi economica ha ridotto le compagnie aeree che operano sulla tratta
Ulaanbaataar-Mörön, e per noi non c'è volo; ma non tutti i mali vengono
per nuocere!
Il viaggio in UAZ si rivela interessante, soprattutto per gli amici del
gruppo per cui questo è il primo viaggio in Mongolia. Oltrepassiamo
Bulgan, e arriviamo per la nostra prima notte nel campo gher di Uran Togoo. Dormire nelle gher è
sempre fascinoso, non mi stuferà mai.
Martedi' 30 Agosto
Uran Togoo-Mörön-Uushigiin Uver-Hargant
Alle porte di Mörön inizia la nostra
pedalata, passiamo la città, il suo piccolo aeroporto e finalmente
comincia la bella sterrata che ci porterà nel cuore della nostra
avventura. Il campo gher Hargant
che ci aveva ospitato nel 2006 è in ristrutturazione, quindi mettiamo
il nostro primo fascinoso campo poco distante, in riva a un ansa del
fiume Delgermörön, poco oltre il sito archeologico di Uushigiin Uver,
cosparso di numerose pietre renna, megaliti recanti incisioni dell'Età
del bronzo. Prima di ritirarci nelle nostre tendine godiamo lo
spettacolo del cielo stellato come da noi non è più possibile. La Via
Lattea sembra uno striscione di lampadine natalizie!

Mercoledì 31
Agosto
Hargant-Hatgal-Lago Hovsgol
Avevo
già percorso questo tratto nel 2006 ma rimango di nuovo affascinato dai
paesaggi di queste colline, e comincio ad immergermi negli spazi
mongoli che mi mancavano. Una famiglia ci invita con la solita
ospitalità nella propria casa/tenda, e rivedo negli occhi dei miei
amici la meraviglia che avevo vissuto 10 anni fa durante il mio primo
viaggio. Il panorama dello spettacolare lago Hovsgol completa in bellezza la
giornata.
Giovedì 1 Settembre
Lago Hovsgol
Non a torto una delle località più turistiche della Mongolia, ma a
settembre siamo praticamente gli unici turisti, e possiamo goderne
appieno la bellezza. Con un escursione a cavallo raggiungiamo una cima
da cui godiamo una splendida vista, ci accompagna Baatar (che in mongolo significa
eroe), caratteristico personaggio sciamano figlio di sciamani.

Venerdì 2 Settembre
Lago Hovsgol-Har Us-Ulhonii Davaa (2298 m)-Fiume Arisa
Piove, proprio oggi che dobbiamo inoltrarci nella catena
delle montagne Horidol Saridag!
Ma non indugiamo, il nostro amico sciamano Baatar dice che se la pioggia
continuasse poi non riusciremmo più a passare per via dei guadi!
Raggiungiamo il Passo Ulhonii
sempre in sella alle bici, con qualche guado, ma nulla in confronto a
quello che ci aspetta...
Sul passo uno dei furgoni si impantana, e ci vorranno quattro ore di
scavi e fatiche per riuscire a smuoverlo. Meno male altrimenti avremmo
dovuto organizzare una notte su quel terreno paludoso! Quando
ripartiamo pensiamo di essere ormai a destinazione, invece prima di
mettere le tende in riva al fiume Arisa
abbiamo ancora una lunga pedalata su terreno sconnesso, e
soprattutto innumerevoli guadi non da ridere... Volevamo l'avventura?
Eccola servita!
Sabato 3 Settembre
Fiume Arisa-Horidoliin Davaa (2238 m)-Renchinlhumbe
La
pioggia che ci ha lasciato un po' di tregua ieri giusto per pedalare,
oggi riprende decisa. Inoltre il terreno da qui in poi è molto sassoso,
quindi per oggi decidiamo di approfittare dei nostri UAZ! Mai decisione
fu più azzeccata: i guadi seguenti per scendere fino alla depressione
di Darhad si rivelano tanto terribili quanto numerosi. E meno male
abbiamo ascoltato Baatar, un giorno ancora e non saremmo più passati.
Un solo rimpianto, non poter aver visto ed apprezzato appieno la catena
montuosa che stavamo attraversando. A Renchinlhumbe una gentile
famiglia ci ospita per la notte in un ampio locale, dove mettiamo i
nostri sacchi a pelo all'asciutto e caldo!

Domenica 4 Settembre
Renchinlhumbe-Depressione del Darhad-Targan-Hogorgin Gol
Una
delle giornate ciclisticamente più belle! La depressione di Darhad è
un'immensa prateria costellata di infiniti laghetti blu smeraldo. Si
pedala su buone tracce lasciate dai mezzi, senza stancarsi mai di
guardarsi intorno. Alla fine i chilometri sono tanti, ma volati
via senza accorgersi. Il campo è nei pressi di alcune fattorie in un
luogo incantato, con i pastori e cavallanti che vengono a farci visita
e si intrattengono al fuoco serale.

Lunedì 5 Settembre
Hogorgin Gol-Campo degli Uomini-Renna
Questa
invece la giornata più faticosa!
Ci avviamo in bicicletta in direzione dell'accampamento autunnale degli
uomini renna. Le prime due ore sono faticose, prima con forte pendenza,
e poi a tratti spingendo in una terribile boschina, ma poi dobbiamo
arrenderci. Questa estate ha piovuto molto, e la taiga è
particolarmente paludosa, impossibile proseguire in bici. Continuiamo a
piedi, ed immagino siamo stati i primi a raggiungere l'accampamento
senza far uso di cavalli o renne!
Il luogo è già stupendo di per sé, le ultime luci del tramonto
e
la serata al fuoco sotto la Via Lattea completano il quadretto.
Martedì 6 Settembre
Intorno al campo degli Uomini-Renna
Un
sogno si realizza.
Sul pianeta sono ormai poche le etnie come questa che ancora
sopravvivono, e potere conoscere questa gente veramente speciale è
sicuramente un privilegio. A noi sembra un impresa essere arrivati
a conoscerli, e passare in questi luoghi qualche giornata, difficile
anche solo immaginare come si possa vivere tutto l'anno, tutta la vita
meglio, in queste condizioni. Chapeau!
Nel pomeriggio gli uomini renna si preparano per spostarsi nell'
accampamento invernale, senza affanno, con una calma e un ordine
quasi militaresco. Ognuno sa cosa deve fare e lo esegue alla
perfezione, in silenzio. In poche ore tutto è smontato e le carovane
di renne si incamminano per il tarsporto. Siamo affascinati dalla loro
efficienza.
Mercoledì 7 Settembre
Campo degli Uomini-Renna -Tsagaannuur
Al
risveglio non rimangono che poche tende degli uomini renna, il
villaggio è ormai quasi completamente spostato nel campo invernale, ci
sembra incredibile.
Tiriamo un respiro di sollievo quando vediamo arrivare i cavalli
arrangiati da Erke, ripetere il percorso con i piedi a mollo sarebbe
stato pesantino... le bici sono ancora dove le avevamo abbandonate
all'andata, un paio d'ore di difficile pedalata nella taiga, e poi si
torna finalmente su sterrato, che ora ci sembra un'autostrada!... fino
a raggiungere il paese di Tsagaannuur. Il campo gher dove avremmo
dovuto dormire è chiuso, pare per un incidente al gestore, e l'ospedale
più vicino è quello di Mörön!
Troviamo ospitalità presso la caserma dei militari di
confine, niente bagni e niente docce, ma almeno uno stanzone caldo
dove cenare e brande con materasso per dormire. Per un paio del
gruppo che avevano un sacco a pelo non proprio idoneo alla taiga questo
è un paradiso!
Davanti ad una buona bottiglia di vodka Chinggis il
generale del campo ci racconta un episodio truce con il popolo Tsaatan
occorso una ventina d'anni fa, che stentiamo veramente a credere; e
come con i suoi 24 uomini a cavallo pattugli circa 300 km di linea di
confine con la Russia! Siamo al sicuro...
Giovedì 8 Settembre
Tsagaannuur
Il
luogo è idilliaco, passiamo la giornata girovagando in bici per
laghetti. La luce pulita rende i colori blu del cielo e dei laghi con
il verde dei prati un quadro esemplare, non riusciamo a smettere di
scattare foto!
Le prossime notti saremo ancora in tenda, quindi vorremmo approfittare
del paese per lavarci, ma una delle due docce pubbliche è chiusa,
l'altra è veramente "basica"... ma ci sembra quasi un lusso! La signora
scalda l'acqua in un bidone al piano terra, poi trasporta l'acqua in un
catino al piano superiore per una stretta scala, e di qui ci arriva per
tubi malamente saldati. Ha un bel da fare per soddisfare 11
"turistelli"!

Venerdì 9 Settembre
Tsagaannuur-Ulaan Uul
Un'altra
indimenticabile lunga giornata tutta in sella, dapprima ancora sul lago
e poi per praterie e fiumi, difficile esprimerne la bellezza a parole!
A Ulaan Uul siamo di nuovo ospiti in una casa locale.
Sabato 10 Settembre
Ulaan Uul-Bayanzurkh-Boshloi/Hadat
Facciamo
il passo successivo in bici, ma poi inizia a piovere e ci dobbiamo
arrendere al terreno fangoso, saliamo a bordo degi UAZ, che però a loro
volta rimangono impantanati un paio di volte! Ogni volta è un gran
lavoro di pala e cric per venirne fuori; qui non si chiama il carro
attrezzi, al massimo puoi sperare nell'aiuto di qualche successivo
passante, ma molto raro! Alla fine ne usciamo, e riusciamo ancora a
pedalare l'ultima parte prima del campo, che è in un ansa bellissima
del fiume contornata da rocce di tutti i colori.
Domenica 11 Settembre
Boshloi/Hadat-Tsagaan Uul
Anche
questo tratto lo avevamo già percorso nel 2011, ma non finiamo mai di
incantarci. Una ripida salita conduce all'altopiano che guarda
verso i boschi siberiani, poi una discesa ci riconduce a praterie
infinite, punteggiate qua e la da gher e pastori che sembrano sbucare
dal nulla. Fermi per uno spuntino in riva ad un torrente i membri della
famiglia di una gher vicina si alternano in visita, la giovane figlia
indossa degli stivali con i tacchi che sicuramente riserva solo per le
grandi occasioni!

Lunedì 12 Settembre
Tsagaan Uul-Burentogtokh
Il
terreno si fa ora più piatto e un po' ripetitivo, ma basta raggiungere
il fiume che il paesaggio cambia ancora. E sarà proprio il bordo del
fiume ad allietare la nostra ultima serata intorno al fuoco, alla luce
della
Via Lattea!

Martedì 13 Settembre
Burentogtokh-Mörön
Ultima
giornata in sella per quest'anno, i chilometri non sono molti, ma
avvicinandosi alla città, i mezzi pesanti creano sullo sterrato quel
terribile effetto bumping,
che non abbiamo mai avuto nei 15 giorni precedenti!

Mercoledì 14 Settembre
Mörön-Ulaanbaatar
È
finita anche quest'anno! Oggi si vola a UB sul Fokker bielica.,
mezza giornata di "turismo classico", e domani il rientro in Italia,
con già qualche pensiero per un prossimo ritorno. PV
|
Informazioni
generali
Il
gruppo di questo viaggio era composto da Sonja Brambati, Giulio Ceppi, Eric Chabert, Camillo Gerosa, Cesare Mauri, Franco Scotti, Alessandro Pozzi, Pascal Tillard, Ruggero Vaia, Paolo
Vitali, Steven Wall.
Accompagnati dai nostri amici
mongoli: Erke, Damia, Baatar, Andra,
Bogii, Bihaa e Gandaa.
Supporto: pedalare senza un supporto, con borse, acqua, e
senza conoscere quali piste imboccare è molto difficile e sicuramente
bisogna prevedere almeno il doppio del tempo, facendo affidamento anche
sulle famiglie di nomadi per ospitalità e qualche rifornimento.
Periodo
consigliato: Settembre potrebbe essere il
periodo migliore per via del tempo più stabile. Da non sottovalutare il
guado dei torrenti in caso di piogge!
Quota: si viaggia mediamente sempre tra i 1500 e 2100 m slm, con
alcuni passi un poco più alti, max 2315m.
Temperatura: di notte e la mattina presto nella taiga dove
vivono gli uomini renna a Settembre si scende già sotto zero, durante
il giorno il sole scalda piacevolmente e si possono raggiungere anche i
20 gradi nelle zone più calde.
Visto: è necessario il visto turistico valido 30
giorni, e
l'ingresso deve avvenire entro tre mesi dal rilascio. Dal sito
dell'Ambasciata di Mongolia si può scaricare il modulo da compilare e
spedire con una foto e la ricevuta del pagamento di una tariffa.
Viaggio
aereo: I voli Aeroflot
via Mosca sono in genere i più comodi, altrimenti con la Air China via Pechino, a volte meno
cari ma un po' più lunghi.
Cambio: A Settembre 2016 ad un Euro corrispondevano 2500
Tughrik mongoli. Il costo della vita è molto più basso che in Italia,
ma per i turisti ormai le agenzie chiedono cifre elevate in Euro o
Dollari.
Bike: I passi percorsi tra il lago Hovsgol e Renchinlhumbe
sono molto faticosi, con numerosi guadi ed un ultimo tratto molto
sassoso. Per il resto si pedala quasi sempre su belle piste sterrate o
tracce di pneumatico. Per raggiungere gli accampamenti degli uomini
renna meglio invece andare a cavallo; noi abbiamo provato in bici, ma
dopo due ore abbiamo dovuto abbandonarle nella taiga e proseguire a
piedi per altre 4 ore abbondanti su terreno paludoso.
Portarle
o noleggiarle: Sul volo internazionale per portare
le proprie bici si paga un'aggiunta a forfait che dipende dalla
compagnia aera. Nei voli interni il limite di peso è di 15 kg, bagaglio
a mano compreso, ma la tassa per il sovrappeso è abbastanza bassa.
Alcune agenzie hanno bici da noleggiare, verificate bene la qualità!
Materiale: Anche se
appoggiati da una agenzia portate qualche strumento per riparazioni di
base alle biciclette.
Forature:
molto rare, il peggior pericolo sono i vetri delle bottiglie rotte di
vodka, ma meglio munirsi di copertoni robusti, camere d'aria
autoriparanti e bande antiforatura tra camera d'aria e copertone.
Cartografia: esiste una cartografia russa al 500.000, forse
reperibile su qualche sito web; sul luogo (grandi magazzini di stato)
si possono trovare alcune carte turistiche al 2.000.000 molto vaghe, e
la ROAD ATLAS al 1.000.000, che è sicuramente la cosa migliore.
Dormire: La sistemazione migliore è nelle gher fisse dei campi,
che servono a turisti e viaggiatori. Si tratta di campi simili ai
nostri campeggi, con bagni e docce comuni, e solitamente una gher più
grossa che funge da ristorante. Le gher dove si dorme hanno un diametro
di circa cinque metri, ed ospitano due o tre letti, una rudimentale
stufetta a legna e un mobiletto, sono molto accoglienti e piacevoli.
Purtroppo su questo tragitto esistono solo due campi gher, uno al lago
Hovsgol ed uno a Tsagaannuur (che noi abbiamo trovato chiuso!). Per il
resto si dorme nelle proprie tendine; ad esclusione di due notti
passate in famiglia nei villaggi di Renchinlhumbe e Ulaan Uul. A
Tsagaan Uul vi è un "Hotel" (rudimentali stanze senza bagno).
Elettricità:
220V come da noi, e le prese sono come le nostre vecchie a due poli
senza terra. Solo i campi gher più grossi e vicini alle città sono
collegati alla rete 220V; per lo più si usano pannelli solari o
generatori. Per ricaricare le proprie batterie può tornare utile la
presa da accendisigari da usare sui furgoni.
Telefono:
al di fuori della capitale si trova ricezione nel raggio di qualche
decina di km dalle cittadine principali, ma negli ultimi anni la rete
si sta estendendo. Nessuna copertura nella taiga.
Indumenti:
normali indumenti da bici, con l'aggiunta di una felpa e pile pesante
per le giornate nuvolose, una giacca leggera impermeabile, indumenti
caldi per mattina e sera, sacco a pelo caldo per la notte. Tende e
materiale da cucina sono generalmente forniti dall'agenzia, se ne fate
uso, altrimenti attrezzatevi!
Cibo:
a meno che siate vegetariani, non vi è nessun problema per
l'alimentazione, che è varia ma a base di carne (manzo, pecora,
montone, cavallo, yak). Qualche verdura, un po' di pasta, cioccolato,
latte, yogurt, pane...
GPS:
su web è possibile trovare mappe gratuite con una definizione
sufficiente per viaggiare. Una di queste è la OSM (Open Street Map),
anche in versione per bicicletta.
Buon Viaggio! PV
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