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5-26 Novembre 2024
Sonia
Brambati, Fabienne
Chabert, Pascal Tillard, Paolo Vitali.
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Diario di bordo
I
nostri primi viaggi in sud-est asiatico risalgono ormai a molti anni
fa, in Vietnam eravamo stati nel lontano 1997, pochi anni dopo in Laos.
A quei tempi viaggiavamo "back-packing", a piedi e con mezzi pubblici,
bagaglio ridotto all'essenziale sulle nostre spalle. Ventisette anni
dopo Hanoi è cambiata radicalmente. Le migliaia di biciclette che
popolavano le strade sono state sostituite da una moltitudine di
scooter e moto, nonché macchine, che all'epoca erano veramente poche,
strade autostrade e infiniti alberghi ed alloggi. Trovare un buon pasto
accompagnato da birra non è piu' un problema, la miriade di pentoloni
con noodles in brodo odoranti di coriandolo che popolavano le strade
sono ora sostituiti da ristoranti e bar, che offrono menu locali o
adattati ai turisti. Anche il nostro modo di viaggiare è cambiato,
ora il mezzo è diventato la bicicletta, che ci siamo portati da casa,
attrezzata per ospitare nelle due sacche posteriori tutto quello che ci
servirà in queste tre settimane. La bici è sicuramente un mezzo per
visitare piu' lentamente i paesi, permettendoci inoltre di fare
attività sportiva all'aria aperta in indipendenza. Il progetto è
abbastanza ambizioso, raggiungere Luang Prabang in Laos, dove abbiamo
prenotato il volo di rientro per l'Italia. Prima e ultima notte
prenotate via internet ad Hanoi e Luang Prabang, per il resto tutto da
arrangiare strada facendo, unica preparazione un attento studio
cartografico del
percorso, con sviluppi e dislivelli.
Abbiamo
portato vecchie bici, che rimontiamo nella ristretta hall dell'hotel,
buttiamo i cartoni che non possiamo certo trasportare; l'idea è poi di
svendere o regalare le bici una volta giunti a Luang Prabang. Evitiamo
di pedalare nel traffico caotico della capitale approfittando di un
passaggio in minibus verso Ninh Binh, dove inizierà il nostro vero
viaggio.
Prima di cominciare a pedalare con le borse pero', una
doverosa visita alle bellezze nei dintorni di Tam Coc e Trang An, con
un'escursione sulle guglie calcaree e l'immancabile uscita in barca a
remi sulle paludi ricche di grotte, teatro del famoso film di King
Kong. Troppi turisti purtroppo, piu' del previsto, ma sicuramente i
luoghi meritano! Pedalare appesantiti dalle borse è faticoso, ma
basta prendere il ritmo giusto, senza premura, partendo presto il
mattino per evitare le ore piu' calde, facendo qualche sosta negli
improvvisati e frequenti locali dove è sempre possibile trovare bevande
fresche.
Dopo Tam Co un tratto un po' noioso dove siamo obbligati
sulla strada principale, poi stradine poco frequentate ci portano fino
al piccolo villaggio all'ingresso del Cuc Phuong National Park.
Lasciamo le borse in una Guest-House, e proseguiamo piu' leggeri
all'interno del parco, che è praticamente un'immensa foresta tropicale,
una delle poche se non l'unica preservata al suo stato primordiale. Qui
piove in media 200 giorni l'anno, con un cumulo di 2,1 metri di
pioggia, siamo appena all'inizio della stagione "secca", e siamo molto
fortunati con belle giornate di sole!
Visitiamo alcune grotte
interessanti, ma la cosa piu' entusiasmante ed insolita è quando
seguiamo un'improbabile traccia nella foresta, seguendo le poche tracce
sul terreno, ma soprattutto il GPS. La vegetazione è incredibile, con
enormi piante millenarie, e numerose specie di uccelli, insetti,
rettili e mammiferi, dal quasi estinto langurs al leopardo ...
fortunatamente non incontriamo nulla di tutto ciò, se non qualche
innocua sanguisuga! La Guest-House, che i Vietnamiti piu'
comunemente chiamano Home-Stay, ci ospita in rudimentali ma carine e
pulite piccole baracche in bambù, per mangiare invece l'unico
"ristorante" sulla strada è come un garage munito di tavolini, dove
pero' mangiamo i noodles piu' buoni che assaggeremo in tutto il viaggio.
La
tappa del giorno dopo era programmata per circa 45 Km, con l'opzione di
allungarla un po' se possibile, in modo di ridurre la successiva, che
termina con una lunga salita. Le nostre "ragazze" sembrano in bella
forma, anche grazie al terreno per lo piu' pianeggiante arriviamo con
circa 80 Km fino a Man Duc, cittadina abbastanza grossa, dove fra i tre
Hotel disponibili ne troviamo uno veramente al di sopra della media,
per la modica cifra di 500.000 Dong, l'equivalente di circa 18 euro per
una "lussuosa" camera doppia.
Anche il ristorante è superiore alla
media, anche se nel suo menu, grazie all'incredibile “translator” di
Google, scopriamo un'intera pagina di piatti a base di carne di cane! Siamo
alla tappa che sulla carta temevo un po' per via di una lunga salita
del 10% proprio alla fine, con le bici vecchie, le borse pesanti, e il
caldo del pomeriggio, avrebbe potuto "stroncarci"... Invece, avendo
allungato la tappa precedente, ci "beviamo" la salita a fine mattinata.
Quando sentiamo un po' la fatica, guardiamo gli operai ai bordi della
strada che tagliano e trasportano lunghissime e grandi canne di bambù,
alcune donne portano in spalla dei pesi che fanno sentire ridicole le
nostre fatiche! Qualche foto dal passo sulle foreste circostanti, e ci
godiamo alla grande la bella discesa fino a Mai Chau.
Mai Chau è una
vera sorpresa! Pur non avendo nulla di veramente "speciale", la bella
posizione in mezzo alle montagne, le immense risaie, le foreste di
bambù, l'artigianato del legno e tessile, tutto contribuisce ad averne
fatto una nota meta turistica sia per i Vietnamiti che per gli
occidentali. Girare in bici con le ultime luci del giorno nelle
stradine fra le risaie è una vera chicca. Peccato che sia già passata
la stagione della raccolta del riso, essere qui prima del taglio deve
essere fantastico, un’esplosione di verde! Considerata la bellezza
del posto ci piacerebbe fermarci almeno ancora un giorno, ma la nostra
agenda è intensa se vogliamo arrivare in tempo a Luang Prabang per il
volo di ritorno ...
Il giorno successivo una lunga tappa fino a Quan
Son, risolviamo l'incognita di una lunga strada in costruzione con una
bella scorciatoia su di una stradina sterrata che fiancheggia un fiume,
che si rivelerà la parte piu' bella della giornata, immersi in foreste
di bambù, il fiume, piccoli villaggi, traffico zero! Troviamo
alloggio nell'unico evidente hotel della città, poi girando per le
stradine e mangiando nei soliti locali affacciati sulla strada
scopriamo che volendo alcuni di questi offrono alloggi molto economici,
standard basico ma puliti. I dubbi prima della partenza riguardo la
possibilità di trovare vitto e alloggio adeguati strada facendo
svaniscono, e ci sentiamo ogni giorno meglio ambientati.
Un'altra
bella tappa con salita finale ci porta al confine con il Laos, Na Meo.
Sistemati i bagagli in una Home-stay andiamo subito al posto di confine
per assicurarci del passaggio in Laos il mattino seguente ... e qui
un'inaspettata brutta sorpresa! L'ufficiale vietnamita esamina i
nostri passaporti, e poi afferma che senza il visto d' ingresso per il
Laos non ci può far passare! Dopo una lunga e difficile discussione
via translator sul telefonino, lo convinco a lasciarmi andare a parlare
con il suo omologo lato Laotiano. La dogana Laotiana dista circa un
chilometro di terreno neutro e sterrato, che Pascal ed io percorriamo a
piedi. L'ufficiale Laotiano ci dà ragione, possiamo fare il visto
sul posto, e torniamo felici sul lato vietnamita. L'ufficiale
vietnamita pero' è irremovibile, non ci vuol lasciar passare, si
rifiuta di telefonare alla dogana laotiana, ma ci concede un motorino
con cui faccio la spola fra le due dogane, una situazione un po'
paradossale!
Alla fine, pero' l'ufficiale laotiano capitola, dopo
aver verificato alcune scartoffie conferma che la legge è cambiata
recentemente, e che solo i turisti di pochi paesi europei, fra cui non
compaiono Francia e Italia, possono avere il visto sul posto! Perso
il nostro paladino laotiano dobbiamo accettare il rifiuto di visto
d'ingresso e ce ne torniamo un po' abbattuti alla Home-Stay ... E ora che si fa'?! Tornare
fino ad Hanoi per richiedere un visto all'ambasciata è improponibile in
termine di tempi, analizziamo le cartine topografiche sul GPS del
cellulare e nell'arco di un paio di ore escogitiamo altri itinerari in
Vietnam che possono soddisfare appieno le nostre aspettative. Occorre
pero’ tornare prima sui nostri passi, e ripercorrere in bici lo stesso
percorso al contrario non sembra interessante.
Prima di sera riusciamo
a trovare un pick-up che ci può trasportare fino a Moc Chau, la nostra
prossima base di partenza. Intanto prenotiamo via web un volo
Hanoi-Luang Prabang, perchè il nostro volo internazionale di rientro
partirà da lì! Il tutto fatto nell’arco di un paio d'ore! Sono
quelle situazioni di "difficoltà" dove vien fuori il carattere delle
persone oltre all'affiatamento con i componenti del gruppo. A
posteriori devo dire che è stata un'esperienza bella e importante, dove
siamo riusciti a trasformare una difficoltà in opportunità, in perfetto
feeling; non potevamo avere compagni migliori di Pascal e Fabienne per
questo viaggio. Con il nuovo biglietto Hanoi-Luang Prabang
"in tasca", alcuni ipotetici tracciati gpx per i prossimi giorni,
possiamo finalmente rilassarci nell'unico locale della piccola
cittadina. Ci sediamo ad un tavolo, automaticamente ci servono il
pasto, il menu è unico, al solito a base di riso pollo e verdure, ci
sbizzarriamo almeno con le birre! Ci trasferiamo così a Moc Chau,
cittadina piu' grossa di Mau Chau, ma stranamente rinomata solo per il
turismo vietnamita, non incontriamo alcun turista occidentale!
Lasciamo
le borse all' Home-Stay, e potendo pedalare piu' leggeri ci
sbizzarriamo in alcuni percorsi ad anello che ci permettono di pedalare
su stradine sterrate ed anche qualche single track, raggiungendo dei
piccoli insediamenti dove la vita è rimasta ancora veramente a livello
rurale. Infinite piantagioni di te, cascate, grotte, non ci capacitiamo
del motivo per cui tutti gli occidentali si fermano a Mai Chau e non
arrivano qui!
Seguendo il piu’ possibile stradine secondarie
torniamo con le nostre borse a Mai Chau, dove ci era rimasta la voglia
di una pedalata fra le risaie e le fantastiche foreste di bambù.
Scoviamo un giro ad anello su una stradina che scopriremo essere
collassata col recente tifone Yagi, si passa appena con bici e moto, e
il risultato è esattamente quello che cercavamo.
Ci rimangono un
paio di giorni prima del volo per Hanoi, la strada sulla pianura dopo
Ninh Binh non sembra interessante, piatta in una zona anche abbastanza
industrializzata, così optiamo per un nuovo passaggio fino al traghetto
dell'isola di Cat Ba, rinomato parco nazionale davanti alla Halong Bay,
di cui Sonia ed io conservavamo un bellissimo ricordo. Purtroppo,
per noi sarà una grossa delusione vedere come dopo 27 anni questo
paradiso con poche case e pochissimi turisti, tra l’altro un luogo
designato riserva della biosfera dal World Heritage Site, sia ora super
affollata da rumorosi turisti di ogni genere. La baia sabbiosa che la
sera ospitava le piccole barchette dei pescatori, loro abitazione e
mezzo di lavoro allo stesso tempo, ora è cementificata con una strada a
doppia corsia, e una doppia fila di alberghi in costruzione ... che
peccato, diventerà, anzi già lo è, nient'altro che una nuova località
turistica come tante altre! Rimane l'innegabile bellezza del mare
costellato di migliaia di isolotti ricoperti di lussureggiante
vegetazione, con villaggi galleggianti di pescatori, da non perdere per
chiunque passi di qui. È ora di mollare le nostre bici come da
previsione, non abbiamo le borse per il trasporto di rientro, e non
possiamo caricarle sul volo per Luang Prabang. Le usiamo per un bel
giro all'altro capo dell'isola e una visita alle grotte su questa
strada, poi ne regaliamo una al ragazzino che lavora presso l'Hotel
dove stiamo, che ci aiuta a svendere le altre tre. Ci apre il cuore
vedere il sorriso di questo ragazzo per questa inaspettata sorpresa!
Ultima
tappa a Luang Prabang, anche se avremmo voluto arrivarci direttamente
con le nostre due ruote, ma sarà per un'altra volta, intanto abbiamo sviscerato meglio del previsto il nord del Vietnam. Anche Luang
Prabang è cambiato in questi anni, non completamente rovinato come Cat
Ba, solo le cascate di Kuang Si sono ormai una grande giostra per
turisti, ma con un battello si può navigare sul Mekong fermandosi a
visitare piccoli villaggi. Anche qui la gente è super cordiale,
l’atmosfera è rimasta accogliente e rilassata, lo spirito con cui la
gente vive non sembra avere nulla a che fare con quello prevalente
nelle nostre città. Ci torneremo, ancora in bici, speriamo prima di 27 anni!
Paolo
Vitali
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