ARRAMPICARE
IN ALTA VALTELLINA
Corne del Palone
Versione
stampabile
118KB
La sindrome verticale
Nonno
Modesto non avrebbe mai pensato che un giorno la sua nipotina sarebbe andata
ad arrampicare su quei "crap"!! Mi parlava sempre,
durante i tanti mesi estivi trascorsi insieme, di tutti i matti che "rampavano"
sulle montagne invece di stare a casa ad aiutare a governare le bestie
e far fieno. - Tu devi diventare bella grassina e non fare fatica inutile
come loro! - mi diceva sempre. Con la mia passione ed i miei quarantacinque
chili non ho certo soddisfatto le sue aspettative! Se mi vedesse adesso,
appesa nel vuoto per un filo di dieci millimetri, a piombo sul torrente
Braulio! Tante volte e' meglio che i nostri parenti non immaginino nepppure
quello che andiamo a fare, sarebbe troppo difficile spiegare loro il come
e soprattutto il perche', e non capirebbero mai! Fino a qualche tempo fa,
quando non conoscevamo Eraldo, e Paolo non aveva ancora addocchiato cosa
c'era da arrampicare a Bormio, venivamo alla baita dei nonni per rilassarci
tra una puntata in Svizzera ed una in Val Masino, e godevamo dello stare
insieme a zii, cugini e tutti i parenti "valtolini". Ora che i nonni non
ci sono piu' siamo noi a tenere viva la baita per qualche mese all'anno,
ma nella stalla la "gerla" e la "trienza" sono state sostituite da scarpette
e jumar ... come cambiano i tempi ....
Ora penso che non verremo piu' qui solo per riposare
o sciare! Tutta colpa, per modo di dire naturalmente, del nostro nuovo
amico Eraldo, che soffre della stessa sindrome contratta da Paolo molti
anni fa, e che ha aperto le danze in quel di Bormio; a noi non resta che
ballare! Sonja Brambati
Realtà locali
L'arrampicata
e l'alpinismo sono attivita' che si possono praticare in innumerevoli modi,
ognuno con mille risvolti. Specializzarsi in una sola delle sue espressioni,
pur se a livelli ragguardevoli, e' sicuramente limitativo ed alienante.
Nella mia esperienza personale ho potuto vivere l'alpinismo delle ripetizioni
alle grandi classiche, le trasferte extraeuropee, l'arrampicata sportiva,
lo sci-alpinismo, le cascate ghiacciate, le vie moderne di alta difficolta',
l'apertura di vie lunghe in ambiente alpino e l'attrezzatura di monotiri
in falesia. Tutte queste discipline sono conciliabili nell'arco dell'anno,
ed ognuna riserva particolari emozioni e soddisfazioni; inoltre, il confronto
con realta' ed ambienti diversi e' stato per me essenziale per recepire
novita' e limiti diversi dai miei. Dopo aver aperto gli orizzonti a 360°,
il passo successivo piu' naturale e' stato quello di "zoommare" sulla realta'
piu' vicina, per cercare di applicare agli ambienti piu' familiari le novita'
apprese. E' cosi' che sono nate le nostre vie nuove sul granito della Val
di Mello e Val Masino, seguite da quelle sul calcare lecchese. L'ultimo
capitolo di vita verticale e' nato a Bprmio, inaspettatamente per noi che
per anni abbiamo vissuto questa zona esclusivamente nell'ottica dello sci-alpinismo,
oppure per qualche giornata di relax estivo nella baita dei nonni di Sonja.
Un'estate, di ritorno dal fantastico calcare del Wenden, spendendo qualche
giornata di pausa in Valfurva, cominciai ad osservare piu' attentamente
l'enorme quantita' di strutture che ci circondavano, fantasticando sulle
potenzialita' arrampicatorie del luogo, chiedendomi se la qualita' della
roccia fosse stata all'altezza di quella appena lasciata in terra elvetica.Quell'estate
passai a tappeto l'enorme bastionata del Reit e del Cristallo, nella speranza
di scovarvi qualche settore di bel calcare dove divertirci ; ma, ahime',
la roccia era quasi sempre friabile, e le poche sezioni compatte non giustificavano
l'approccio su terrificanti zoccoli franosi. L'estate successiva
decisi di dedicare qualche giornata ad esplorare le bastionate rocciose
ben visibili dalla strada del passo del Stelvio nella Valle del Braulio.
Grande fu il mio stupore quando, raggiunto faticosamente il culmine di
un complesso zoccolo boschivo sovrastante Boscopiano, e finalmente sistematomi
a sbinocolare le possibili linee di salita , cominciai ad individuare luccicanti
piastrine di spit e cordini di sosta. All'inizio fu quasi una sensazione
di delusione per aver perso il tempo, ma subito dopo accettai che qualcuno
si fosse prodigato anche per il nostro divertimento, creando belle vie
a due passi da "casa". Incontrai presto Eraldo, e subito riconobbi in lui
quella stessa passione ed entusiasmo folgorante che animava Sonja e me.
Ci trovammo subito in sintonia, arrampicammo insieme su alcune delle sue
vie, apprezzando l'enorme lavoro (svolto tra l'altro sempre da solo!) che
era stato necessario per individuare ed attrezzare quelle linee, su una
roccia con settori fantastici alternati ad altri "da panico", che
hanno richiesto un grande sforzo di pulizia e disgaggio. In effetti il
primo impatto della parete, vedendola da vicino, lascia un po' dubbiosi.
Si tratta di una muraglia giallo oro particolarissima, le zone di placche
e strapiombi compatti sono intervallati da ampie zone scagliose; superata
la prima impressione, invece, il divertimento e' garantito. L'idea di aprire
una via insieme e' nata in modo talmente spontaneo e naturale che non era
possibile sottrarsi a questa nuova fantastica esperienza. "Spiriti liberi"
si svolge in un settore particolarmente strapiombante, e ci ha riservato
superbe giornate in parete con massima esposizione, alcune faticosissime
salendo prevalentemente in arrampicata artificiale e ripulendo meticolosamente
dai sassi, ed altre divertendoci a riprovare in libera i tiri appena preparati.
Questa ottica di apertura e' senz'altro diversa dal risolvere una via nuova
in stile classico, lasciando ai futuri ripetitori il compito graduale di
ripulire col passaggio o di integrare man mano le protezioni. In questo
modo invece l'itinerario e' gia' bello pronto per divertenti ripetizioni.
Col tempo, frequentando le magnifiche salite moderne della Svizzera, ci
siamo convinti del valore delle vie ben attrezzate e ripulite, e abbiamo
da tempo sposato questa concezione che, qui sul Palone, per il gran lavoro
richiesto, si e' rivelato un'esperienza veramente completa. Una filosofia
che Eraldo sembra aver capito da tempo.
Grazie Eraldo, continua cosi', e speriamo che altri ti
imiteranno. Paolo Vitali
La condizione essenziale.
Non e' possibile fuggire
dalle azioni dell'inconscio
se non si ha la certezza di esistere.
E' quasi buio quando mi accingo a montare la tenda alla
base di questa grande parete. Adesso sono qui,, dopo anni di osservazioni
per cercare di cogliere i suoi punti piu' vulnerabili per poterla salire.
Ancora tanti dubbi e misteri prevalgono sulle ipotesi. Alle prime luci,
libero da ogni pensiero inizio a salire su questo muro inesplorato. La
verticalita', e' il vuoto assente che attende il termine di questa salita.
Ma qui non esiste una cima, una meta materiale, esiste solo un qualcosa
di interiore, di indecifrabile che spinge all'ignoto in un coinvolgimento
infinito delle sensazioni che vengono accumulate attimo dopo attimo, fino
ad esplodere nel silenzio raccolto di quest'angolo di montagna ancora sconosciuto.
Sono qui solo con il mio respiro che controllo, con il tempo che passa
e con il buio che arriva con le sue ombre e le sue inattese fantasie.
Il
buio fa pensare, fa meditare, fa riconoscere; il buio t'addormenta... Continuo
la mia salita per quattro giorni indefiniti fino al vertice di questa pietra
mestosa che non ha mai lasciato spazio all'immaginazione. La fresca realta'
dell'animo, fra desiderio e sensazioni inesprimibili arriva improvvisa,
mentre libero la parete da questo lungo assedio. Sono sceso dalla montagna
carico di queste cose uniche ed irripetibili, avvinte ad una condizione
essenziale che restera' per sempre, bellezza emanatrice di sogni. Eraldo
Esistono luoghi
dove è ancora possibile ascoltare il profumo del silenzio, dove
ancora c'è un senso nel non raccogliere i fiori, dove è possibile
guardare lontano e sentirsi sereni, dove il volo degli uccelli ti lascia
ancora a bocca aperta e se chiudi gli occhi ti senti trasportato nell'aria
e puoi provare quella meravigliosa sensazione di essere in perfetta armonia
con te stesso ed il mondo che ti circonda.
Ebbene sì, penso proprio che esistano dei luoghi
simili in ogni parte del mondo e che spetta solo a noi il saperli riscoprire
vivendoli intensamente attimo dopo attimo con entusiasmo. Potremo in questo
modo arricchire la nostra vita, che a volte arida e spoglia, diventa in
certi momenti bramosa o addirittura avida di istanti unici
e preziosi. Sono ormai anni che salgo al Paretone
e per questo i ricordi raccolti lassù sono saldamente
legati, quasi intessuti alla mia imbragatura come se fossero parte della
mia attrezzatura. In Alta Valtellina il Paretone è visto come un
monumento, un'oasi rocciosa, un "unicum" dal momento che la zona non è
stata di certo favorita dal buon Dio quando si trattò di distribuire
le pareti rocciose che in altre parti del mondo fanno la gioia degli alpinisti
rappresentandone il loro paradiso. Qui la roccia rispetto a quelle zone
circostanti non è male e a tratti mi ricorda il calcare del
Tellistock. Quando sono salito lassù per la prima volta non pensavo
di certo che un giorno mi sarei ritrovato a scrivere un articolo
per far conoscere e apprezzare meglio questo piccolo "angolo del
mio paradiso". Infatti il Paretone è un po' come se fosse mio, un
mio bene, che da un paio d'anni condivido esclusivamente con un nuovo arrivato:
il gipeto. Ogni tanto arriva, controlla e se ne va al suo nido, posto al
di sopra delle grandi balze rocciose. Ho trascorso tanti giorni ad aprire
le vie, che poi ho ripetuto in compagnia di Luca, Luigi, Chicco, Maurizio,
Raffaele, Bruno, Andrea e Fabio. Con mio fratello Fabio e con Ugo le ho
poi ripetute anche in inverno. Ho avuto il grande piacere di conoscere
Sonja e Paolo; arrampicando
insieme abbiamo aperto anche una via. Sono stati momenti per me molto
belli ed intensi. Il vedere poi all'opera un grande arrampicatore è
stata un' ulteriore conferma di quanto Paolo e Sonja stiano dando
e facendo per l'arrampicata moderna. Spesso salgo al Paretone per cercare
qualcosa che è difficile rendere con delle parole. Ritrovarsi alla
base del Paretone in un angolo così vicino a Bormio, ma nello stesso
tempo così lontano, è come passare in un'altra dimensione.
Un'energia che si sente appena si arriva alle cengie basali. Da li il vuoto
inizia ad essere una presenza dominante, poi appena ci si alza sulla parete,
l'esposizione si apre sempre di più, fino al limite che uno vuole
o che uno sente. Provo un certo rammarico se penso che forse da ora in
poi non sarà un posto così tranquillo. Non che io consideri
una mia proprietà esclusiva questo dono della natura che come tale
appartiene a tutti. Il mio rammarico forse è dovuto al fatto
che oggigiorno l'arrampicata moderna in un certo senso è un po'
un "usa e getta". Da parte di molti arrampicatori viene vissuta come una
corsa sfrenata all'ultimo spit. Penso che arrampicare debba significare
qualcosa di più, e diventi anche una ricerca di se stessi per approfondire
le conoscenze dell'anima. Allargo comunque a tutti gli arrampicatori, ed
anche in modo caloroso, l'invito a venire ad arrampicare al Paretone.
Il posto è insolito, incontaminato, velato da un fragile equilibrio,
bello, molto particolare. Sono certo che vi resterà per un po' nella
mente. Se vi dovesse capitare di sentirvi osservati mentre arrampicate
è molto probabile che il gipeto sia lì nei dintorni, oppure
sarò io che da qualche angolo nascosto mi sarò affacciato
per controllare ogni vostro movimento. Eraldo
Meraldi
Corne del Palone (m2452)

Si
tratta della montagna che precipita a sud del Piano di Pedenolo su
Boscopiano, nella valle del Braulio, presentando, alle confluenze
delle gole dell'Adda e del Braulio, un' ampia parete ben visibile dalla
strada dello Stelvio.La parete e' esposta a sud-est ed e' caratterizzata
nella parte medio-alta da una compatta muraglia vertico-strapiombante di
roccie calcaree gialle con striature nere, supportata da un boscoso zoccolo
roccioso. Periodo consigliato: da giugno ad ottobre. Esposizione:
est-sud/est. Accesso: da Bormio prendere la strada per lo Stelvio,
superata la galleria dei Bagni Vecchi proseguire per poco piu' di 1
km, imboccando poi una strada sterrata poco visibile che si dirama a sinistra
in direzione di Boscopiano e Cancano; dopo 250m si lascia l'auto in un
parcheggio. Da qui per la strada o il sentiero si scende al fondovalle
oltrepassando il ponte sul fiume Braulio. Continuare quindi per la strada
sterrata fino al sesto tornante, dove si abbandona per seguire il bel sentiero
con resti di muri a secco della prima guerra mondiale (ed altri faticosamente
eretti dal solo Eraldo) che, dapprima su di un crinale e poi per balze
rocciose, boschi e cengie porta fino alla base della grande parete. Il
sentiero e' segnato da bolli rossi ed e' attrezzato con alcuni brevi tratti
di corda nei punti piu' esposti. Dal parcheggio circa un ora e trenta minuti.
Disegno di Pietro Corti. |
-
1) Fuochi Chiodata dall'alto da Eraldo Meraldi
nel 1996, 2 tiri con difficolta massime di 6c (obbligato); belle placche,
chiodatura buona.
-
2) L'urlo silenzioso Aperta dal basso da Eraldo
Meraldi nel 1995, 7 tiri con difficolta' massime di 7b (un solo passo)
e 6c (obbligato); arrampicata prevalentemente per placche e muri verticali,
qualche strapiombino, protezioni abbastanza distanziate.
-
3) Ad occhi chiusi Aperta dal basso da
Eraldo Meraldi nel 1993/94, 7 tiri con difficolta' massime di 6c (6b obbligato);
placche e diedri per concludere con un tiro in leggero strapiombo, chiodatura
buona. Doppie da 60 m sulla via, oppure 15 m a destra dell'ultima sosta
partono le doppie della n° 4. Prima lunghezza un po' friabile.
-
4) Il volo dell'anima Chiodata dall'alto da
Eraldo Meraldi nel 1996, 6 tiri con difficolta' massime di 6c (6b obbligato);
placche tecniche di precisione si alternano a strapiombi atletici su belle
prese (alcuni buchi scavati sul primo tiro), protezioni abbastanza distanziate
impongono abitudine all'arrampicata "sportiva d'ambiente". E' la via con
la roccia di qualita' migliore.
-
5) La condizione essenziale Aperta dal
basso da Eraldo Meraldi nel 1992, 8 tiri con difficolta' massime di 6c
(6a obbligato);arrampicata tecnica su placca e muri verticali a tacche
nette, protezioni ottime e abbastanza ravvicinate. Il primo ed il penultimo
tiro presentano roccia discreta, con scagliette che impongono attenzione
ed una arrampicata delicata.
-
6) Spiriti liberi Aperta dal basso da
Eraldo Meraldi, Paolo Vitali e Sonja Brambati nell'agosto 1997, 8 tiri
con difficolta' massime di 7b+ (6b/c obbligato); arrampicata in grande
esposizione su strapiombi e placche, chiodatura abbastanza ravvicinata
ma da non sottovalutare, soprattutto per le difficolta' di ritorno dalla
terza sosta in poi. La prima lunghezza supera un enorme tetto, che e' stato
ampiamente bonificato dalla roccia instabile, e dove sono stati scavati
alcuni buchi. Si consiglia la discesa in doppia sulla n°5: proseguire
facilmente ad un altra sosta (15m 2), da cui si va a sinistra ad un primo
ometto, quindi ad un secondo nei pressi del quale si scende una quindicina
di metri per una corda fissa, al cui termine partono le oppie; oppure salire
zigzagando verso sinistra sulle cengie superiori fino ad entrare nel canale
di discesa.
-
7) La donna nuova Aperta dal basso da Eraldo
Meraldi nel 1998, 5 tiri con difficoltà massime di 7a (6c obbligato),
arrampicata tecnica di precisione e resistenza su muri verticali, veramente
bella su roccia ottima.
-
8) Luna di miele Chiodata dall'alto da Eraldo
Meraldi nella primavera 2000, 6 tiri con difficoltà massime di 7a
(6c+ obbligato), è per ora l'ultima della serie e quella che forse
presenta la chiodatura più selettiva, è necessario auto controllo
e padronanza delle difficoltà obbligate a qualche metro dall'ultimo
spit. Alterna belle placche a strapiombi atletici, veramente super la seconda
metà! Tiro chiave il quarto. Partenza in comune con "Il volo dell'anima",
al secondo spit deviare a sinistra; alla seconda sosta si incrocia "Ad
occhi chiusi", che si lascia al primo spit per andare a sinistra.
Materiale:
tutte le vie hanno una targhetta alla base indicante il nome, e sono attrezzate
con spit-fix da 10 o 8 mm; per ripeterle sono sufficienti una dozzina di
rinvii (15 per la n°6), inutili friend e nut. Discesa a piedi:
da tutte le vie e' possibile scendere a piedi entrando per la grande cengia
sommitale (ometti) nel canalone di sinistra, scendere fin dove si restringe
per poi tornare tramite una comoda cengia agli attacchi delle rispettive
vie. Se non dovete ripassare dalla base a recuperare zaini o altro, molto
bella e panoramica, ma molto piu' lunga, e' la soluzione di salire fino
al Piano di Pedenolo anziche' scendere dal canale, quindi per bel sentiero
e strada sterrata verso la diga di Cancano, poi per la strada di
Boscopiano di nuovo all'auto. Discesa in doppia: tutte le soste
hanno due o tre fix, di cui due con maillon o catena, permettendo quindi
sempre la discesa in doppia dalle vie. Ma attenzione: due corde da 60m
sono necessarie per la n°3; la n°6 e' molto strapiombante ed obliqua,
dalla terza sosta in poi la discesa in doppia e' problematica! Si consigliano
quindi le doppie dalla n°5 o la discesa a piedi. Avvertenza:
L'arrampicata sulle Corne del Palone ha caratteristiche alpine, e richiede
una buona esperienza. Nonostante l'ottima attrezzatura, infatti, e' necessaria
dimestichezza per l'ultima parte dell'avvicinamento, le doppie (piuttosto
aeree) e per sapersi muovere sui tratti di roccia delicata.
Buon divertimento, Eraldo Paolo e Sonja.
Testi, disegni
e immagini: Copyright © Eraldo Meraldi/Paolo Vitali –
www.paolo-sonja.net
|