CAUCASKI
Svaneti
- Georgia - Marzo 2023
Conosco
cosi' poco delle montagne del Caucaso, eppure le trovo cosi'
affascinanti!
L'intera catena si snoda da nord-ovest a sud-est tra Mar Nero e Mar
Caspio, attravero Russia, Georgia, Armenia, Nagorno-Karabakh, fino alle
ultime promagini in Azerbaijan, la cresta principale rappresenta una
separazione naturale tra quello che è considerato l'est europeo e
l'Asia occidentale. La morfologia cambia radicalmente da una regione
all'altra, picchi aguzzi, creste impossibili e pareti impressionanti,
quindi bei dossi apparentemente collinari, e antichi vulcani.
Sfortunatamente i rapporti tra i paesi confinanti sono tutt'ora molto
conflittuali, per non parlare dell'attuale guerra tra Russia e Ucraina,
e l'eterna contesa tra Armenia e Azerbaijan per il territorio del
Nagorno-Karabakh.
Nel 2009 la nostra prima
fortunata e folgorante esperienza in Georgia, quando sciammo il Monte
Kazbek 5047m, e altre belle e sconosciute
montagne nella
regione del Gudauri. Quando salimmo la prima cima in Gudauri, sulla
cresta di confine uno splendido pendio sul versante opposto ci invitava
ad una discesa e ripellata, ma il nostro "accompagnatore locale" ci
intimò di stare bassi, non esporsi, c'erano i Russi dall'altra parte, e
potevano "sparare"!
In effetti la Russia aveva invaso i territori dell'Ossezia del Sud, che
con l'Abcasia ora forma una sorta di repubblica indipendente, che
potrebbe riunificarsi con l'Ossezia del Nord, in territorio Russo.
Almeno questo è quanto mi è dato di capire da questi complessi giochi
di potere ancora in atto.
L'anno successivo, per
"par condicio" ... visitammo la regione
Cabardino-Balcaria,
sul versante Russo.
Sciammo in vallate stupende alle pendici della montagna piu' alta di
tutta la catena, il Monte Elbrus 5642 m, e poi sul versante opposto,
nelle valli di Adyrsu e Adylsu, proprio sul confine con la Georgia
nella zona del Monte Ushba 4710 m.
A
differenza della Georgia, dove ci muovevamo liberi e sereni, qui ogni
spostamento era controllato dai militari, dai quali dovevamo con grandi
difficoltà ottenere prima il visto! Anche la gente ci sembrava piu'
sospettosa, un po' meno spontanea e disposta ad accogliere i
forestieri, sicuramente una consequenza del controllo militare, ma di
fatto, montagne bellissime, ma dal punto di vista umano e dei rapporti
sicuramente piu' deludente e molto meno piacevole.
Saltammo il 2011, o meglio, quell'inverno andammo in barca a sciare nei
fiordi
norvegesi di Tromso e delle Alpi di Lyngen .... e l'inverno 2012
fu la volta dell'Armenia,
un paese che trovammo tanto povero
economicamente quanto ricco culturalmente e umanamente, forse quello
che ci ha piu' toccato il cuore!
Appenna arrivati
a Yerevan piombammo subito in un'atmosfera
post-russa: lungo tutto il percorso strade mal
tenute, molte case diroccate, quelle intere mai imbiancate ma
rigorosamente lasciate coi mattoni grigi a vista, gli uomini vestono
rigorosamente in nero dalle scarpe lucide al berretto, pur girando per viuzze infangate e piene di escrementi di vacche e capre che. Un anziana
signora dietro il bancone del bazar ci fece il conto con il
pallottoliere!
Il tempo nuvoloso con qualche scroscio di neve e pioggia rinforza la
sensazione: ci sembrava di essere arrivati in un paese in bianco e nero!
Le
montagne di questo "Caucaso minore" hanno un profilo molto piu'
dolce di quelle del Caucaso centrale, la gita al Mt.Kisirdag per
un'evidente infinita serie di bei panettoni ci porta nei pressi di una
postazione militare a guardia del non lontano confine con l'Azerbaijan,
paese con cui l’Armenia ha appena smesso di combattere una guerra, ma
senza stipulare un trattato di pace!
Pochi giorni dopo saliamo l’Ishkhanasar per una elegante cresta e
scendiamo diretti nel canalone frontale, la gita perfetta!
La strada che conduce alle pendici del’Ishkhanasar passa nelle remote
regioni del sud di Vayots Dzor e Syunik, incastonate fra il
Nagorno-Karabakh a est e l'enclave azera di Naxcivan a ovest; poco
oltre la strada oltrepassa l'unico confine dell'Armenia con l'Iran.
Realizziamo
appieno la situazione critica dell’Armenia, un paese uscito
da recentissime guerre, con un’economia arretrata e isolata
geograficamente da una situazione politica molto complicata!
L’Armenia conta oggi circa tre milioni di abitanti, sarebbero stati più
del doppio se non ci fosse stata la diaspora a seguito del genocidio
del 1915 da parte dell'esercito turco, quando furono uccisi circa un
milione e mezzo di persone!
Geograficamente l’Armenia risulta bloccata a ovest dai confini (chiusi
nel 1993) con il suo nemico endemico, la Turchia; a sud ovest
l’Azerbaijan, altro nemico per via della questione del Karabakh,
territorio popolato da Armeni ma completamente circondato da territori
Azeri; a est ancora l’Azerbaijan; a nord la Georgia, sul filo del
rasoio con la Russia, paese con cui invece l’Armenia cerca di mantenere
buoni rapporti per difendere i suoi territori! Infine a sud un piccolo
lembo di terra confina con l’Iran, che nonostante sia un paese
radicalmente islamico, è l’unico in buoni rapporti con l’Armenia, di
cultura cristiana.
In
questa situazione di isolamento geografico, è già difficile capire
come possa sopravvivere un’economia ancora basata sull’esportazione di
frutta, vegetali e un po’ di vino e cognac. Non possiamo che augurare
che questo miracolo "armeno" sopravviva, soprattutto con una
risoluzione dei conflitti con i suoi vicini!
Per tornare sugli sci, chiudiamo l'esperienza armena con due giornate
di pieno sole e completa calma di vento, che ci permettono la salita
alla Cosmic Ray Station e quindi al Monte Aragats, con i suoi 4090 m la
massima elevazione del paese.
Dal 2012 per sette inverni ci dirigemmo altrove, Islanda, Siberia,
Pirenei,
Turchia,
Kyrgyzstan,
Mongolia,
nel 2020 pianificammo di
tornare nel Caucauso Centrale della Georgia, ma fu il COVID a bloccare
tutto, praticamente per tre stagioni!
E
siamo a Marzo 2023, quando finalmente riusciamo a riprendere il
viaggio progettato in Svaneti.
Saltiamo Tblisi atterando a Kutaisi, e dormiamo la prima notte in una
splendida casa di Zugdidi, riassaporiamo la super cordiale accoglienza
georgiana.
Sulla strada per Mestia godiamo di una giornata di bel tempo, con vista
spettacolare su tutta la catena montuosa. In un punto che non
sembrava neppure tanto impervio, rispetto ad altre zone dove la strada
è sovrastata da pendii ripidi di sfaciumi che rotolano a valle con la
neve o la pioggia, subito dopo il nostro passaggio una grossa frana
blocca la strada, impiegheranno diverse ore a liberarla. Noi siamo
passati indenni e proseguiamo per Mestia, ma la cosa ci fa pensare per
il viaggio di ritorno, con data del volo non modificabile, e due soli
voli alla settimana!
Ci fermiamo per uno stratosferico Khachapuri, il migliore che io
ricordi, in un improbabile "ristorante": una casa sospesa sui resti
rimasti di un ponte crollato, con sala da pranzo a sbalzo direttamente
sull'impetuoso fiume!
Nella valle di Mestia fanno bella mostra di se l'ardito Ushba (4710 m)
e l'imponente Tetnuldi (4858 m), la voglia di sciare comincia a farsi
sentire.
La meteo dopo la splendida giornata di trasferimento metteva
cambiamento al brutto, lo sapevamo ma speravamo in cuor nostro che si
sbagliassero, come spesso accade ... e invece no, questa volta ci hanno
proprio beccato.
Nevischia
e tira vento, e purtroppo le temperature si sono alzate, ma
riusciamo comunque a sciare un bel Guli Pass (2925 m). Siamo soli, ma
troviamo vecchie tracce, segno che la meta è già diventata popolare.
Durante il viaggio nel gruppo del Gudauri e al Kazbek nel 2009 non
incontrammo nessun occidentale ne tantomeno scialp.
Mestia ora invece sembra sia diventata una meta popolare fra gli
scialpinisti di tutta Europa, da villaggio di pastori si sta
trasformando in cittadina turistica, complice sicuramente il moderno
ski-restort del Tetnulti, che scarica gli sciatori direttamente a quota
3160 m, in un'aerea che si presta particolarmente a fuori pista, e
grandi discese su ghiacciaio con una relativamente breve pellata in
salita.
Tutto bello, e molto bene per l'economia locale, ma potendo scegliere
andrei ancora dove non trovo turisti...
Infatti,
dopo una giornata nella zona degli impianti del Tetnuldi, ci
spostiamo ad un minuscolo villaggio, Adishi, dove poche famiglie vivono
tutto l'anno. I bambini tutte le mattine si fanno 7 km di una stradina
impensabile, quella per Mestia un'autostrada al confronto, con muri di
neve e frane continue, per raggiungere la scuola al primo paese sulla
"strada principale". Ci sembra incredibile e incrociamo le dita quando
dobbiamo percorrerla al ritorno.
Siamo sul lato opposto dello ski-resort, soli, percorriamo buon parte
del fondovalle e poi ci inventiamo una gita ad una quota (circa 3230
m), ambiente fantastico. La maggior parte delle cime non hanno nome, ma
con la cartografia digitale oggigiorno è facile orientarsi ed
inventarsi le proprie mete.
Tempo
di spostarsi al villaggio di Ushguli, decisamente piu' grande di
Adishi, ma ancora con un carattere molto rurale. La strada termina
all'inizio del paese, dove si entra solo a piedi, condividendo le
viuzze con gli animali ed i loro resti ... Le guest-house stanno
crescendo come i funghi, ancora molto basiche, ma c'è tutto quel che
serve per stare bene con le famiglie locali, un tuffo nel passato di un
centinaio di anni, ma con internet!
Partendo con gli sci piu' in alto rispetto a Mestia si riescono ancora
a fare belle gite nonostante le temperature alte per la stagione, le
possibilità sono notevoli, dal bel panettone che sovrasta il paese
(2980 m), alle numerose cime sui due lati della strada per lo Zagaro
Pass (2623 m), le quote sulla dorsale del Gvibari Pass (2972 m), e le
piu' belle, forse, quelle nella vallata che conduce al Monte Shkhara
(5193m), la montagna piu' alta della Georgia, dove saliamo la
bellissima Q3242.
Proprio qui facciamo una delle ultime sciate, prima di prendere la
nostra strada per Kutaisi, che per fortuna questa volta non frana!
Il
turismo sta portando un po’ di sviluppo a queste fantastiche
regioni, ma l'influenza russa sembra preoccupare i locali, specialmente
ora con la guerra in Ucraina molto vicina.
Il giorno che atterrammo erano in pieno svolgimento manifestazioni nella
capitale contro una legge appena approvata dal governo che ammetteva
personale non georiano (leggi russo) nel loro esercito, a seguito delle
proteste la legge fu presto ritirata, ma l'impressione di molti è che
se la Russia deciderà di invaderli, prenderà possesso in poche ore il
loro paese.
Speriamo non accada mai, ed auguriamo un sereno futuro a questa
fantastica gente!
Paolo
Vitali

Mappa
ricavata da openmtbmap.org
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