MONTE
QUALIDO - parete Est
La prima
via sulla parete est del Monte Qualido risale al 1978, ad opera di Masa
e Merizzi, la nostra prima via risale al 1989, nello stesso anno
operarono
sulla parete anche le cordate Fazzini/Riva e Covelli/Fieschi/Spatola.
Negli
anni successivi Sonja ed io, con anche Gianni Rusconi, Adriano Carnati
ed
Eraldo Meraldi, ne aprimmo altre nove, oltre alle tre all'Escudo e le
tre
sulle placche all'imbocco della valle. Poi comparirono i ragazzi della
TRIBU', che con le loro vie arrichirono il reticolo della Parete;
alcuni
di loro, con in testa Simone Pedeferri e Marco Vago stanno ancora oggi
liberando le vie di artificiale e concatenando i tiri più belli
e duri della parete.
Oggi
sul Qualido potrete sbizzarrirvi a ripetere vie brevi o lunghe in
libera
cosi' come in artificiale, molti tiri e vie aspettano ancora la prima
libera
integrale, e sicuramente vi e' ancora spazio per nuove realizzazioni e
combinazioni.
Insomma
vi è spazio per ogni gusto, buon Qualido Paolo V.
ATTENZIONE: Nel Settembre 2004 una
frana ha sconvolto base e secondo
tiro di QUALIPLAISIR, a tutt'oggi irripetibile!
Le
vie:
1a) KING OF THE BONGO 597 KB - Paolo
Marazzi, Matteo de Zaiacomo e Luca Schiera - autunno del 2014
1) PAOLO
FABBRI 43 95 KB - Paolo Masa, Jacopo Merizzi 1978
2) QUALIPLAISIR 95 KB - Sonja Brambati, Adriano
Carnati, Paolo Vitali 1995
3) COGLI
L'ATTIMO 355 KB - Sonja Brambati, Eraldo
Meraldi, Paolo Vitali 1998
4) NON
DI SOLO GRANITO
377 KB - Sonja Brambati, Adriano Carnati, Paolo Vitali 1990
5) TRANSQUALIDIANA 195 KB -
Sonja Brambati, Giovanni Rusconi, Paolo Vitali 1989
6) TOWANDA 251 KB -
Sonja Brambati, Paolo Vitali 1996
6b) YELLOW
BUTTERFLY
103 KB - Adriano Selva, Simone Pedeferri 2002
7) SINFONIA 74 KB - Ermanno Salvaterra,
Gianni Berta 1996
8) LA
SPADA NELLA ROCCIA 86 KB - Ottavio e Tarcisio
Fazzini, Norberto Riva 1989
9) HO
KAHEY 118 KB -Stefano Pizzagalli, Domenico Soldarini, Marco
Vago 1996
10) GALACTICA 667 KB -
Sonja Brambati, Adriano carnati, Paolo Vitali 1992
11) FORSE
SI FORSE NO
62KB - Igor Koller, Peter Machai, Miro Piala
1996
12) MELLODRAMMA
62KB - Gianni e Paolo Covelli, Silvio Fieschi, Fabio
Spatola
1989
13) VERTICAL
HOLIDAYS 73KB - Stefano Pizzagalli,
Domenico Soldarini 1992
13b) CON UN PIEDE IN PARADISO 611 KB - Domenico Soldarini, Stefano Pizzagalli e Lorenzo
Martinelli, 2005-2008
14) IL
PARADISO PUO' ATTENDERE
95 KB - Antonio Boscacci, Paolo Masa, Jacopo Merizzi 1982
15) QUALIFALAISE 102 KB -
Sonja Brambati, Adriano Carnati, Paolo Vitali 1997
16) MEDITERRANEO
189 KB - Sonja Brambati, Adriano Carnati, Paolo Vitali 1997
17) MELAT 383 KB - Sonja Brambati, Adriano Carnati, Paolo
Vitali 1993
18) ORFANELLA 383 KB - primi salitori sconosciuti
19) ARTEMISIA383 5KB - Sonja Brambati, Adriano Carnati, Paolo Vitali (e
Rudy Bianchi
fino
a L6), 1993
20) MAGIC
LINE
278 KB - Barbara Guattini, Simone Pedeferri, Stefano
Pizzagalli,
Domenico
Soldarini, Marco Vago 1995
21) STARGATE 93 KB - Giovanni Calori,
Stefano Pizzagalli, Domenico
Soldarini 1996
22) QUOTE
ROSA - Giovanni Ongaro con Davide Spini,
Laura Pastorelli, e Stéphanie Frigère 2012
Combinazioni:
BLACK
SNAKE 118 KB - Alberto Marazzi, Simone Pedeferri 1999
TIME TO
LEAVE -
Vojtech Dvorak, Radek Leinerth 2000 JOY
DIVISION 73 KB - Simone Pedeferri e compagni vari 2004
Chiunque avesse
ulteriori informazioni, rilevasse omissioni, o per aggiornamenti alle
relazioni
in linea nonchè per aggiungere nuove relazioni, per favore scrivete
via email. La vostra collaborazione è indispensabile per
mantenere
aggiornata questa pubblicazione! Grazie.
Grandi
pareti all'italiana
Versione
stampabile
254 KB
Paolo:
Ognuno di noi credo possa identificare nella propria vita dei periodi,
più o meno lunghi, caratterizzati da comportamenti, abitudini,
esperienze
ed amicizie ben particolari e diverse negli anni; naturalmente questo
anche
per quanto riguarda la propria attività in montagna.
Nel
mio caso, passati i primi
anni in cui mi facevo le ossa collezionando salite "classiche" nei
"templi"
del Monte Bianco e Dolomiti venne la stagione della fidanzata (che
condivideva
la mia stessa passione!)e della Val di Mello: qui scoprimmo un paradiso
di granito dove solo le vie più ovvie erano già state
salite, tantissimo rimaneva da fare. Spingendo un poco oltre il livello
della libera in aderenza ed introducendo lo spit piazzato dal basso in
posizioni di precario equilibrio nacquero un gran numero di vie
"moderne"
di difficoltà tra il 6a ed il 7a, dove però è quasi
sempre "molto pericoloso" volare!
Per
chi non e' mai stato in
Val di Mello è doveroso precisare che non è solamente un
paradiso per gli amanti dell'arrampicata in aderenza, ma offre anche un
ambiente stupendo e rilassante: pareti di granito, grandi distese di
prati,
acqua limpida ed una panoramica sulle più alte pareti della Val
Masino.
Noi
all'epoca dividevamo con
un gruppo di amici una piccola baita molto rustica, dove trascorrevamo
praticamente tutti i fine settimana. Questa fase di inebriante scoperta
durò circa una decina d'anni, e si accavallò alla riscoperta
nella stessa ottica delle pareti del Masino-Bregaglia.
Poi,
accresciute le capacità tecniche, ci si è accorti della parete
del Qualido! ed è cominciato il periodo "Qualido"......
Quando
nel 1989 mettemmo lo
sguardo sulla sua parete est non potevamo capacitarci di come l'intera
parete fosse percorsa incredibilmente soltanto da due vie: "Paolo
Fabbri
'43" e "Il Paradiso può attendere".
Il
nostro battesimo fu su
"Transqualiana", che ancora oggi rimane una delle più difficili
vie di placca di tutta la zona (con solo due o tre ripetizioni complete
e molte rinunce sulle prime lunghezze), e contemporaneamente la banda
del
Tarci* si metteva su "La spada nella roccia". Da
allora per molti anni in primavera, non appena il clima si faceva più
mite, abbandonavamo sci e pelli di foca per imboccare il sentiero del
Qualido.
Prenotavamo i nostri week-end all'Hotel Qualido, una baita dismessa dai
pastori trovata per puro caso; il programma era sempre lo stesso:
arrampicare
il sabato, cercando di sfruttare al meglio la giornata, cena con carne
alla brace in compagnia di un buon vinello (come consiglia la dieta del
vero climber!) e poi domenica di nuovo in parete. Lo stile che
adottavamo
era sempre quello di salire in libera il più possibile fin dove
la roccia consentiva di fermarsi in equilibrio (difficilmente il
granito
compatto permette l'uso di cliff) a piazzare uno spit con il punteruolo
a mano, scendere la sera lasciando le fisse per il giorno o le
settimane
successive. L'apertura si protraeva per diversi fine settimana
soprattutto
perché con il punteruolo a mano non si riuscivano a salire più
di due o tre tiri "duri" al giorno, e quindi si imponeva per forza
questo
stile per così dire "himalayano". Vuoi
per i nostri retaggi di alpinisti classici, vuoi perché l'operazione
di spittatura è particolarmente faticosa, le vie che ne risultarono
furono sempre abbastanza parche di protezioni, ed esigevano quindi
un'ottima
padronanza dell'arrampicata in aderenza per essere ripetute. Con
l'avvento
negli ultimissimi anni del trapano a batteria, la situazione è un
po' migliorata, sia per gli apritori che per i ripetitori, anche se
abbiamo
sempre cercato di non eccedere nel numero di protezioni fisse.
In
particolare i "piccoli"
(tra loro anche il mitico Igor Koller) mi rinfacciano di mettere sempre
gli spit un po' "alti", nel senso che quando buco in equilibrio per
esempio
su di una vena di quarzo, distendo completamente il braccio, con la
conseguente
difficoltà per chi è più basso di me a moschettonare
se tra la vena e lo spit non vi sono altre sporgenze rilevanti........
mea culpa, mea culpa ..... è vero: forse sempre per via del retaggio
alpinistico si è sempre cercato di mettere meno spit possibili,
e quindi uno spit alto poteva evitarne magari uno successivo! Per
la cronaca sono alto 181 cm, e quindi, considerando l'operazione di
moschettonaggio
molto più semplice che la spittatura, posso pensare che chi é
più alto di 170 cm non dovrebbe avere problemi, per gli altri .....
sceglietevi un compagno più alto per i tiri chiave, oppure munitevi
del "furbo"!
La
maggior parte delle vie
sulla parete sono state aperte con il nostro stesso stile anche dalle
altre
cordate (fra queste ricordiamo soprattutto "La tribu'" di Simone
Pedeferri,
Stefano Pizzagalli, Barbara Guattini, Domenico Soldarini, Marco Vago
etc....),
cercando soprattutto la libera su roccia buona (che spesso pulivamo
anche
dall'erba per i ripetitori), cercando di limitare al massimo
l'arrampicata
artificiale, e quando bisognava farne ricorso attrezzarla nell'ottica
di
un futuro tentativo in libera. Personalmente
non riesco a comprendere la logica dell'artificiale new-wave
esasperata,
che pretende quando si "buca" la roccia, di infilarci poi
protezioni
precarie per rendere pericoloso il tiro ed incrementarne quindi la
difficoltà
artificiale complessiva! Ok all'artificiale, ma se proprio si deve
bucare,
allora tanto vale poi metterci qualcosa di buono che ci permetta di
arrampicare
in libera più sicuri!
Comunque
non mancano sulla
parete due o tre vie con arrampicata prevalentemente artificiale:
"Vertical
holidays" e "Mellodramma"; mentre "La spada nella roccia" e
"Il Paradiso
può attendere" lo erano fino a pochi anni fa, quando Simone Pedeferri
e Koller & C. hanno realizzato le prime libere. Probabilmente
questa
sarà anche la tendenza futura delle ripetizioni in Qualido:
ottenere grandi soddisfazioni liberando i tiri ad oggi ancora
artificiali.
Sonja
ed io credo siamo stati
i più assidui ad arrampicare su questa parete (e devo rendere a
lei un enorme grazie per la grande pazienza che ha dovuto avere nelle
lunghe
attese in sosta), talvolta insieme ai compagni di cordata Gianni
Rusconi,
Adriano Franz Carnati ed Eraldo Meraldi, e sono convinto che abbiamo
avuto
un 'opportunità unica: arrampicare su una bellissima big-wall
fuori casa, ancora tutta da scoprire, con la soddisfazione, speriamo,
di
essere riusciti a valorizzare qualcosa che fa parte del nostro
patrimonio
ambientale. Crediamo inoltre che a volte non sia necessario andare
lontano,
magari oltre oceano, per soddisfare il proprio desiderio di scoperta ed
avventura: l'erba del vicino non è sempre la più verde!
Comunque
se si osserva attentamente
l'elenco degli apritori sulla parete noterete che i nomi si ripetono
abbastanza,
il lavoro dell'apritore non è poi cosi semplice .....
Sonja:
secondo Paolo
non ci sono più tante grandi linee logiche da salire, il più
sembrerebbe fatto (ma il condizionale è d'obbligo), ma io non gli
credo. Ogni anno, terminata l'ultima via, mi promette che la primavera
successiva cambieremo zona, ma intanto è lì, con binocolo
e macchina fotografica a portata di mano a scrutare la parete;
probabilmente
ha gia individuato una nuova linea, mai vista prima, e bisognerà
assolutamente tentarla prima che arrivi qualcuno a portarcela via! Ma
forse
è meglio così, perché conoscendo mio marito non so
mai cosa potrà riservarmi un nuovo periodo della nostra vita
.....